martedì 29 giugno 2010

venerdì 25 giugno 2010

Scelte sportive

Dal Giornale del Popolo del 25 giugno
Confesso e lo faccio con vergogna, timore, tremore e tutta un'altra serie di sentimenti tanto sinceri quanto paurosi, che possiedo una laurea (se così vogliamo chiamarla) in Scienze della Comunicazione. Trattasi certamente di un riconoscimento immeritato, di un caso del destino, del frutto di cinque anni della mia vita in cui non avevo di meglio da fare che ciondolare per lezioni e aule studio. Insomma io mi prendo tutte le colpe e le responsabilità che mi spettano per aver fatto una cosa tanto inutile e sopravvalutata come studiare, o comunque per aver provato a farlo. Mi prendo anche la colpa di aver avuto la testardaggine di farlo fino alla fine e in fondo ringrazio Iddio di aver rivestito la tesi di una splendida seta color carta da zucchero. Ringrazio Iddio perché è l'unica cosa che mi ricordo della tesi su cui ho sudato per mesi. So di non aver mai sfruttato al meglio le occasioni che avevo, so che con il medesimo titolo di studio c'è gente che è diventata famosa, intelligente, persino ricca in certi casi. Confesso che appartengo alla categoria di coloro che hanno dimostrato l'inutilità dei titoli di studio. Confesso che gli studi ancora precedenti, che vanno dal greco al latino, mi hanno dato lustro e prestigio, ma non certo quell'apertura mentale che promettevano. Confesso insomma di essere il peggio prodotto che una università e un sistema di istruzione mondiale possano aver prodotto. Ma nemmeno io merito di avere lo stesso titolo di studio che hanno regalato (honoris causa) ad Alberto Tomba l'altro ieri.

lunedì 21 giugno 2010

In braghe di tela


Trattasi del trasloco del marchio Italia Independent di Lapo Elkann in una ex fabbrica sui Navigli a Milano. Santo iddio ma non basta questa foto a decretare la fine della "high society" italiana? I calzoni corti, il mocasso, i sandali, il cappello, il finto povero. Oddio. (La foto viene ovviamente da qui).

venerdì 18 giugno 2010

Shakira - Waka Waka (This Time for Africa) (The Official 2010 FIFA ...

Waka Waka


Dicono che cantata da lei qualunque scemenza acquisti un senso. Cantata e soprattutto ballata da lei, ogni canzoncina estiva diventa un elisir ormonale per i maschi e la colonna sonora delle invidie delle femmine. Parliamo di Shakira, la cantante colombiana scelta per cantare (e soprattutto ballare) l'inno dei mondiali di calcio in corso in Sudafrica. Si chiama Waka Waka l'inno che ascoltiamo ossessivamente da giorni nel tentativo di ripetere brani casuali di quel balletto e soprattutto quel movimento di bacino che fatto da Shakira appare sexy e imitato da noi pare il colpo di coda di un animale morto di morte violenta. Poco importa che ci proviamo col sorriso sulle labbra e con il massimo della convinzione possibile. La convinzione e l'impegno non sono virtù sufficienti ad acquisire la bravura. Ora la Ficcanaso sta per affrontare l'ennesimo weekend di matrimoni. Sarà caldo, questo weekend. Ma il tacco altissimo sarà necessario, il coprispalle per la chiesa pure, ché non si dica che quella lì aveva un vestito bellissimo ma decisamente troppo scollato. La ficcanaso si prepara all'ennesimo matrimonio dell'anno, punto intermedio di una lista di cerimonie ancora lunga da spuntare. Quelli estivi saranno attraversati da questo strano circo che risponde al nome di Mondiali di Calcio, con gli uomini incravattati e sudati che s'informano sui risultati dell'ultima partita e distrattamente ti danno il braccio mentre tu cerchi di svalicare il sentiero di sassi e pietre che conduce al castello. Mentre il tuo tacco affonderà nella ghiaia la nazionale di qualche paese sconosciuto persino ai compilatori di atlanti segnerà e tu rovinerai a terra. Sempre pensando: ma quando Waka Waka finiscono questi mondiali?

giovedì 17 giugno 2010

Per un pelo


Non so, non riesco a commentare, rimango senza parole. Guardo quel pelo sotto l'ascella di Melissa P. in copertina e penso che non devo scandalizzarmi, che non devo notarlo, che faccio il loro gioco, che reagisco esattamente come i copertinisti (si chiamano così?) di Sette si aspettano che una persona media faccia: inorridendo e dunque regalando pubblicità al giornale. Insomma non lo so, sto andando in confusione. Un tempo, ero giovane, io e un personaggio discutevamo se depilarsi è di destra o di sinistra.

mercoledì 16 giugno 2010

A proposito di pensionate

Gisele era andata in pensione, come commentammo tempo fa. Allora abbiamo dimenticato di specificare quel che oggi tutti possono vedere: la pensione è il tempo della beneficenze e degli alti ideali.

Numeri

La domanda del lunedì di oggi è: quanti diavolo di Pitti ci sono in un anno?

venerdì 11 giugno 2010

Meno vintage (e tarocco) per tutti

Dal Giornale del Popolo dell'11 giugno
Una turista austriaca è stata multata sulla spiaggia di Jesolo per aver comprato un borsellino falso di Louis Vuitton. Posto che avrebbero dovuto multarla anche se fosse stato vero, la signora non incasserà certo la nostra solidarietà. In effetti peggio di comprare un borsellino di Vuitton c'è solo comprarne uno falso. In un mondo sanamente relativista l'odio per tutto ciò che è tarocco deve essere una delle poche cose fondamentaliste e talebane. Questo non significa che non ne abbiamo nell'armadio. La ficcanaso ha una simil Hermès gialla. Un'ottima pelle, per carità, ma ancora si confessa per averla indossata due volte. Due golfini di cachemire comprati a prezzo stracciato di taglio simile e colore diverso. Uno si è rotto giusto qualche mese fa e in fondo il destino ha rimediato signorilmente allo sbaglio. Il destino lo fa spesso. Per la signora sono arrivati i vigili, il nostro golfino si è rotto, lui se ne è andato sbattendovi il cuore in faccia tanto tempo fa e solo oggi capite quanto l'avete scampata bella. Eppure lì per lì sembrava tutto giusto: la borsa tarocca, il golfino in serie, le chiacchiere del tizio. Rivedersi è come tirare fuori certi capi dall'armadio. L'odore di naftalina è acre e terribile ma incredibilmente attraente per chi ha tanta paura del futuro da essere tenacemente prigioniero del passato. Bastano quegli effluvi acri per detonare il sentimento più difficile da gestire: la nostalgia. In pratica quel veleno incolore alla base del successo del vintage. Che sia vintage sentimentale o vestiario importa poco. Ricordatevi sempre che il vintage (quasi come il tarocco) è ingannevole come lo specchio dimagrante dei camerini dell'H&M. Lì per lì il vestito ti sta benissimo. Poi arrivi a casa e vorresti ributtarlo in soffitta.

lunedì 7 giugno 2010

Un calcio alla miseria


Il ministro leghista Calderoli ha detto che i calciatori sono pagati troppo, che anche loro dovrebbero fare sacrifici in questo periodo di crisi. Non so se mi sconvolge di più essere d'accordo con un leghista o essere d'accordo con uno vestito così.

venerdì 4 giugno 2010

A volte fioriscono

Flower ha trovato i papaveri a Milano.

Cercando un lodo libri


Dal Giornale del Popolo del 4 giugno
D'accordo che siamo sempre tutti a parlare della fine, ma anche l'inizio di un amore prevede una divisione degli spazi precisa. Loro hanno raggiunto un accordo sulla cabina armadio, perché si vede a occhio nudo che è sufficiente a malapena per i vestiti di lei. Hanno raggiunto anche un accordo sul bagno, perché a lei resta tutta la parte destra e a lui un sportello sulla sinistra. In fondo (checché se ne dica) un uomo non ha bisogno della piastra, né dello smalto, né delle strisce pronto uso per cerette d'urgenza e dunque uno sportello basta e avanza. Dio li veste e poi li accoppia, pensava lei teneramente mentre disponeva in bellavista le sue 30 scarpe e inscatolava le sue sei (comprensive di modelli estativi e invernali). C'è una provvidenza, pensava, e anche chi decidesse di sfidarla sposandosi deve star certo che il signore distribuisce i panni a seconda del freddo, come dicevano le nonne. Lui non accampa pretese sulla cabina armadio, lei si astiene da pareri su computer e televisore, purché siano di colore intonato al resto dei mobili. Era tutto perfetto fino ai libri. Il terrore negli occhi. Proprio ora che si sta chiudendo la logorante guerra sul viaggio di nozze si apre una frattura impossibile da sanare. Lui cataloga i libri in ordine alfabetico. Sostiene che così si trovino più facilmente. Lui ha un piccolo scaffale per i “da leggere”. Lei ha pile di non letti, ripiani in ordine di forma e colore, sezioni speciali per i migliori di sempre, sezioni limbo per i libri che deve aver finto di capire ma di cui non ricorda una parola, raccoglitori appositi per le riviste. La guerra dello scaffale è appena cominciata.

giovedì 3 giugno 2010

Size counts

Betta semper online mi segnala il Twitter della direttrice di Vogue Francia. W la sincerità. Altro che sezioni curvy...