Dal Giornale del Popolo del 17 gennaio 2014
C'era un tempo in cui un semplice raffreddore non ti espelleva dalla vita sociale. Poi sono arrivati i bambini e in questo periodo dell'anno l'argomento più in voga tra ogni madre che ci tiene a mostrarsi tale è l'elenco delle malattie del pargolo e il dilemma straziante sull'asilo nido: perché ci siamo convinti che farli socializzare è importante, non vogliamo certo che crescano asociali come noi, diciamo smanettando sul nostro smartphone per vedere cosa si dice su Twitter mentre il maschio seduto di fianco fa lo stesso; ma se il prezzo del gettare basi per una buona vita mondana è il contagio ininterrotto con microbi sconosciuti e devastanti, siamo sicuri che il gioco valga la candela? Mentre i fortunati con figli momentaneamente indenni si sforzano di credere che sia merito dei medicinali omeopatici e non solo di una dose enorme e precaria di fortuna, chi non ha figli ma ha amici che ne hanno deve sottoporsi a un esame di coscienza impeccabile prima di suonare al campanello. Una volta entrato in casa basterà uno starnuto, un colpo di tosse o un fazzoletto tirato fuori una volta più del dovuto a scatenare la riprovazione morale di quelle che un tempo erano persone normali e adesso sono genitori terrorizzati. Non va meglio a chi si sforza di andare in ufficio nonostante i malanni di stagione e invece del patentino di eroe si vede consegnato quello di untore onorario, coi colleghi dotati di prole pronti a rinfacciargli ogni starnuto del piccolo una volta rientrati a casa. Non è più tempo neanche per stare male, signora mia.
Nessun commento:
Posta un commento