Da Ticino7 del 24 gennaio 2020
Nel giorno in cui un “digital
humanist” vi apparisse come collegamento LinkedIn potreste imbattervi, come è
accaduto a qualcuno di mia conoscenza, in una foto della cantante Adele,
notevole in quanto enormemente dimagrita. Divorziata da poco e mamma di un
bimbo di sette anni, la talentuosa cantante avrebbe perso circa una trentina di
kg grazie ad una dieta che prevede sport, no alcol, no zuccheri e soprattutto
una combinazione di cibi particolare in grado di “attivare il gene della
magrezza”. Prima di cerca su Google Maps il gene della magrezza e cliccare su
“calcola percorso” vorrei che i miei quattro lettori si fermassero un momento
per seguire alcuni ragionamenti che solo inizialmente parranno divagazioni, ma
a un determinato punto del percorso appariranno nella loro indiscutibile e
convincente chiarezza.
Cercando le foto di “Adele dimagrita”
vedrete la circonferenza della vita, quella delle braccia, la possibilità
(impensabile per un grasso) di incrociare le gambe con i polpacci sotto le
cosce. Vedrete anche un seno non più prosperoso, delle guance smunte, un’espressione
smarrita di chi non sa come dirigere un corpo improvvisamente ridotto a un
terzo di quello precedente. Ascolterete qualcuno notare quanto fosse sorridente
prima e quanto paia preoccupata adesso. Come a dire che prima pensava di
addentarsi una mortazza e ora è schiacciata dalla mestizia della vellutata di
finocchio.
A quel punto qualcuno vi farà
notare che si può anche perdere il sorriso (perché i grassi sorridono sempre,
probabilmente cantano svuotando la dispensa accompagnati da un nero con il
senso del ritmo), se in ballo c’è la salute. La salute, sia ben chiaro, non la
magrezza. Del resto i tabloid ci informano che la stessa Adele avrebbe deciso
di rimettersi in forma per suo figlio, Angelo, che evidentemente merita una
madre sana. Il fatto che questo coincida con una madre magra, signora mia, è
solo un caso fortuito.
Eccola la contraddizione
inaccettabile: se un’agenda per i risparmi di casa (ricorderete il Kakebo della
settimana scorsa) può e deve prometterci la felicità, da una dieta non possiamo
aspettarci nulla se non la salute. A questo punto la rubrichista, che
casualmente è reduce dalla perdita di svariati kg e impegnata nel folle volo
della prosecuzione per gli ultimi cinque maledetti che la separano dalla
felicità eterna, sbotta e dà in escandescenze. Nessuna donna grassa o anche
solo pingue ha il coraggio di dire che si è messa a dieta per muoversi con più
disinvoltura sugli uomini che le interessano e per allacciare la zip dell’abito
nuovo senza rischiare l’asfissia. Nessuna racconta della soddisfazione inenarrabile
di portare al braccio la borsa che ci si è regalate al traguardo dei primi 10 kg
persi.
La salute è una roba da maschi
oppure per chi non ha il coraggio di rivelare quante materialissime e
frivolissime soddisfazioni ci si possa prendere con dieci e dico dieci kg in
meno. No, la dieta non si fa per stare bene con sé stesse. La dieta si fa per
indossare cose sbracciate e strette in vita anche in inverno, tornando a casa
con la polmonite pur di sentirsi chiedere: “Ma come hai fatto? Stai benissimo!”.