venerdì 19 dicembre 2008

C'è diario e diario

Dal Giornale del Popolo del 19 dicembre
Il diario ce l'avevamo tutte da piccole. Era molto importante scriverci su delle cose segrete e poi chiudere bene il lucchetto per metterlo al riparo da cugine e sorelle pestifere. Metti caso che scoprivano i cuoricini sparsi a profusione intorno a qualche nome maschile, il rituale "ce l'hai il fidanzato" (si cominciava dai tre anni, poi uno dice che la ragazzine di oggi sono precoci) scivolava subito in pubblico ludibrio davanti al parentado. Poi gli anni passano e l'esibizionismo aumenta. Il diario segreto lascia il posto al diario scolastico, antenato della bacheca di Facebook e dei blog. Nella Smemoranda (a quel tempo avevo dei princìpi) custodita sotto il banco le pagine erano imbrattate non di segreti, ma di manifesti di pensiero. "Darei la vita per non morire" era una delle frasi più gettonate, spesso e volentieri accompagnata anche da qualche foto di Jim Morrison a petto nudo, quasi che ammirandone i pettorali si potesse rendere omaggio anche al cervello che aveva partorito una frase così popolare tra adolescenti. Io oggi il diario non ce l'ho più e però da quando qualche scioperato mi ha convinto ad avere un blog (non ce li ho più dei princìpi) rileggerlo è come risfogliare le pagine di una nuova versione di diario, pochi segreti, molti manifesti di pensiero, una buona dose di esibizionismo. Questa era l'ultima e più aggiornata forma di diario che conoscessi, fino al diario alimentare. Dicono che devi segnare lì tutto quello che mangi e il corrispettivo apporto calorico. La sera fai due conti e ti penti. Come l'esame di coscienza del catechismo. E la sera che ti accorgi di aver dilapidato il budget di calorie giornaliere strafogandoti alla panettonata dell'ufficio puoi sempre ributtarti sulla Smemoranda.
(la foto è puro esibizionismo: il telefono di peluche primo regalo di questo Natale. Yuppi!)

mercoledì 17 dicembre 2008

Borriello's version_notabene

A gennaio, intanto, arriva David Beckham a rubarle il titolo di sex symbol rossonero.
«È un privilegio trovarmi in squadra con tre star come Ronaldinho, Kaká e Beckham. Però, su David, una curiosità di spogliatoio ce l’ho».

Sarebbe?
«Scoprire se è veramente così dotato come appare sui tabelloni pubblicitari della campagna underwear Armani».

Quest'uomo è un idolo.

Borriello's version_corollario

Un post scriptum di immagini al post precedente.

martedì 16 dicembre 2008

Borriello's version

E ci toccherà persino leggere Vanity Fair perché l'intervista a Marco Borriello è imperdibile. Dice lui a Belen crede, che se lei dice che con Rossano non c'è stato niente lui ci crede eccome. Ma che vuole una madre diversa per i suoi figli. C'è un detto popolare che dice che gli uomini vanno con le squinzie e sposano le sante. Non ho mai capito se fosse un modo per tranquillizzare le sante o le squinzie... Boh.

venerdì 12 dicembre 2008

Dalla Barbie al bricolage

Dal Giornale del Popolo del 12 dicembre
Quando vedi che le veline sono nate nell'anno in cui tu avevi già imparato a far baciare appassionatamente Barbie e Ken allora capisci che l'età avanza. E che certe cose è il caso di cominciare a farle, ché l'alibi della giovinezza scapestrata è triste e inutile quanto l'ombretto azzurro. Allora ti metti a pulire i vetri, attacchi le tende, compri il divano, compri piante invece di fiori recisi (ché costano troppo e muoiono, dice la sorella eco friendly). Solo che i ciclamini, dopo una manciata di giorni di colorito florido hanno ricominciato ad ingiallirsi. Così tanto per non sbagliare ho comprato impunemente un mazzo di ranuncoli. I propositi servono a questo, mi son detta, a durare il tempo di vita sana di un ciclamino sul mio davanzale e a scaldarti il cuore come una nuova playlist mentre fuori nevica. La playlist "zompettando sulla neve" fornitami dalla mia consulente musicale (il futuro è delegare e circondarsi di consulenti competenti, diteglielo al vostro capo accentratore) mi ha effettivamente accompagnato in questi giorni di clima rigido e di impraticabilità delle strade a qualunque mezzo condotto da una donna che non fossero gli stivali di gomma. Me la sono girata tutta a piedi la città e ogni tanto ho persino fatto ciò che da sempre aborro: ascoltare l'iPod mentre cammino. Col rischio, prevedibile e devastante, di imbattermi nella classica canzone "apri vaso di pandora dei ricordi di primavere lontane" che rischia di infilarti sotto una macchina al primo attraversamento pedonale. L'ho superata indenne con le spalle dritte e il passo svelto. Fino a quel volantino nel bar. Iscrizione a un corso di teatro. Ora, considero un bel passo avanti aver scartato subito il corso "autostima e concezione di sè" ma mi resta una domanda: il corso di teatro alla mia età è un ritorno all'adolescenza o lo zompetto definitivo verso il mondo delle desperate housewife? Il bricolage è dietro l'angolo?

giovedì 11 dicembre 2008

Nome - Le cose succedono

Allora, lo dedichiamo questo video?

venerdì 5 dicembre 2008

Aritmetica da guardaroba

La domanda del lunedì di questo venerdì è spudoratamente ispirata da un'inchiesta del Daily. «Why do women only wear a THIRD of the clothes in their wardrobe?»

Fashion consultant

Dal GdP del 5 dicembre
Io di amiche che hanno fatto carriera ne ho un sacco. Gente che per non andare in palestra ha dei motivi veri. Non ha tempo perché lavora in società che obbligano al tailleur nero e al tacco permanente, oppure perché deve scarrozzare i figli dal pediatra appena un attimo prima di portarli in piscina e di infilarsi col neonato al corso di baby massaggio. Ho anche parenti e zie che lavorano dal martedì al sabato e sono libere solo nei giorni di chiusura dei negozi. Tutte costoro non farebbero un regalo senza di me. In generale comincia mia zia di questi tempi, pochi minuti per affibbiarmi il compito tradizionale del regalo ai minori della famiglia che hanno una stanza dei giochi fornita come il mio armadio delle scarpe e ogni anno si apre la caccia al dono educativo e, soprattutto, diverso dagli altri duecento. Ma siccome sono un punto di riferimento non solo per i parenti, vanto anche le amiche che mi consultano per il regalo alla futura cognata e prendono la scusa per infilarsi in qualche boutique del centro (da me consigliata) da cui escono con il regalo per la parente e un vestito non incartato per sé. Negli anni posso dire di aver messo lo zampino in svariati regali per sconosciuti colleghi di amici, doni di compleanno, laurea, natale, onomastico. C'è persino una persona che da anni mi chiama ogni vigilia di Natale per chiedermi lumi sul libro da regalare alla sorella. È l'unico che mi chiede consigli sui libri dopo mia cugina la quale al momento ce l'ha con me perché l'ultima volta le ho consigliato una storia d'amore che finisce male. Possibile che non ci sia un giro un'altra consulente al mio livello che mi eviti di trovare sotto l'albero i classici calzettoni a righe?

p.s. mi correggo on line: a me i calzettoni a righe mi piacciono da matti. Ma ieri sera quando dovevo trovare un finale ero annebbiata dalla fame... E vorrei scrivere qui il finale diverso che m'è venuto in mente stanotte, ma ormai non sarebbe giusto

venerdì 28 novembre 2008

Dal GdP del 28 novembre 2008
Mia zia Marisella lo dice sempre che con la messa in piega, una bella borsa e delle belle scarpe tutto il resto vien di conseguenza. E non c'entra nulla che mia zia faccia la parrucchiera, perché anche l'esimia protagonista di Sex and the city in una delle prime e più autentiche puntate narrava di aver girato il Village per trovare un vestito da venti dollari da abbinare alle sue scarpe da 400 dollari. Quindi l'altra mattina alle 8:30, con una Fendi al braccio e delle ottime scarpe ai piedi sono andata da Luciana. Quando il buon umore non puoi chiederlo ai Pan di stelle niente può dare un indirizzo positivo alla tua giornata più di una parrucchiera anni Settanta nel bel mezzo di un quartiere fighetto. Da Luciana ho sfogliato Chi del mese scorso e in mezz'ora sono uscita con la testa più anni Novanta della mia vita. Ma soddisfatta. Ci sono soddisfazioni che è giusto prendersi ogni tanto. Alcune fanno bene, altre non troppo (come googlare il nome di certa gente), altre sono sacrosante, come duellare col collega intellettuale di turno che pontifica sulla vittoria di Luxuria. Poco importa che il suo delirio sia infarcito di citazioni di Freud da autogrill e che verrebbe giù il diluvio universale quando tu ti provassi un giorno a pontificare su temi a lui cari (di solito roba di due, tre lettere tipo On. e Pil). Sugli argomenti che il mondo definisce frivoli, tutti si sentono in diritto di dire la loro, come se alla frivolezza non occorresse applicarsi. Come se chi si è preso un master in vita dei naufraghi a forza di serate buttate via davanti alla tv non fosse l'unico e il solo legittimato a dire che peggio della vittoria del naufrago Luxuria c'è solo un calendario di Costantino.

martedì 25 novembre 2008

morality show

Le lunghe notti elettorali ci facevano un baffo stamattina. Le occhiaie del post isola disegnavano sui nostri volti una fisionomia nuova. Finalmente anche noi abbiamo un cambiamento vero e pure il nostro è abbronzato, anzi: letteralmente cotto dal sole. Simona Ventura l'è andato ripetendo dall'inizio alla fine: «Vladimir tu sei una lama che entra nel burro del pregiudizio italiano». E alla fine la lama ha trionfato su Belen Rodriguez, colei che al momento dell'appello finale per convincere i telespettatori disse: «Perché devo vincere l'Isola? Ma io non devo vincere l'Isola». Certo che non doveva, lo sapevamo tutti. Lo sapevano anche gli illusi che alle 23 e qualcosa hanno iniziato a tempestare di sms il televoto in una disperata e inutile difesa dell'eterosessualità. Quelli che avvertivano un prurito reazionario quando Simona esaltava «questa finale tutta al femminile». L'occhio cadeva in basso nel bikini transgender di Luxuria, nell'indicibile presentimento che per rimettere i puntini sulle “i” (o quanto meno le concordanze al posto giusto), bastasse guardare lì, ma non è educato ce l'ha insegnato la mamma da piccoli. Ce l'ha insegnato contestualmente al “le femmine hanno la patatina e i maschi il pisellino”, ma tant'è. Luxuria ha vinto e il sol dell'avvenire oscura pure Valeria Marini, le cui chiappe hanno tracciato la parentesi più autenticamente pop dell'Isola. Siamo andati a letto nel passato e ci siamo risvegliati nel futuro. Un futuro esattamente moralista come il passato, dove piuttosto che far vincere una gnocca sfasciafamiglie si sarebbe preferito un comunista di genere ibrido.

lunedì 24 novembre 2008

Il complotto

Bellissima a pertinente vignetta di pénélope bagieu
Grazie a B. per la segnalazione

Bello freddo

Anche senza arrivare a questi eccessi, la domanda a cui applicarsi è: perché solo noi giriamo per la città infagottate come omini Michelin mentre loro, quelle belle e sopra il metro e settanta, se ne vanno in giro con miseri maglioni a collo alto? Le fighe non hanno freddo?

venerdì 21 novembre 2008

Il calendario

Dal Giornale del popolo del 21 novembre
Novembre, tempo di calendari. Qualche squinzia appositamente denudata, penserete voi. O il calendario Pirelli, con modelle (sempre denudate ma lo scatto artistico ci impedisce di catalogarle come "squinzie") in compagnia degli elefanti. Anche i 2008's sexiest men alive di People potrebbero dare luogo a un calendario, ci ho pensato analizzando per bene tutte le foto oggi. Io in realtà nella mia nuova versione casalinga temo di dovermi piegare a un calendario utile. Mi dicono le amiche massaie che il calendario deve avere lo spazio necessario a segnare scadenze e cose de ricordare. E ormai le cose da ricordare sono tante. Per questo ne cerco uno in cui ci sia abbastanza spazio per scrivere "ricordati di annaffiare le piante", ché da quando ho ammesso degli esseri viventi in casa mia sento l'inevitabile dovere di occuparmene. Anche "paga le bollette" e "ritira i vestiti in lavanderia" saranno voci ricorrenti. Senza contare "nascondi i vestiti nuovi quando tuo padre viene a trovarti". Poi occorrerebbe lo spazio anche per qualche raccomandazione, del tipo evita i carboidrati a cena e ricordati che i gelati che hai in frigo li hai presi per gli ospiti non per ingrassare mentre vegeti sul divano in attesa che chissachì bussi alla porta. Poi dovrei segnarci tutti gli appuntamenti dall'osteopata, ché ieri mattina mi ha detto che ormai sembro quasi una giovincella della mia età e qualche altra seduta e sarò in grado di toccarmi la punta delle dita con la punta delle mani. Insomma stavo pensando al calendario giusto per me quando ho realizzato che mi serve una colf. O una badante.

lunedì 17 novembre 2008

C'è crisi/2

La settimana scorsa C. è franata su un paio di scarpe di Sergio Rossi. Col tacco se n'è andato anche un quarto di stipendio. Ora lei ha ottenuto dal negoziante il risarcimento del caso (c'è crisi e persino i negozi fighetti adesso trattano bene le pezzenti come noi che continuano a vivere al di sopra delle proprie possibilità). Nel frattempo però, in attesa del risarcimento, C. si è dovuta comprare un altro paio di scarpe. È andata da Benetton, perché bisognava lavare al coscienza e dar sollievo al portafoglio. Da stamattina corre avanti e indietro dalla farmacia a comprare i cerotti per le vesciche.
Un grazie di cuore a C, allora, perché in questi tempi grigi mai avremmo pensato di poter tornare alla morale con cui siamo solite giustificare gli estratti conto della carta di credito: «Chi più spende meno spende». Anche in tempi di crisi.

C'è crisi

Lui ha appena comprato una borsa alla moglie e dice: «È meglio avere tante borse, così ogni giorno se ne mette una diversa e non si rovinano». Ma esistono mariti che dicono frasi del genere?

venerdì 14 novembre 2008

Sentimenti scontati

Dal Giornale del Popolo del 14 novembre
Dove sono nata io il pollo si compra dall'Ivana, il latte dalla Franca, le scarpe da Tony, il giornale dall'Ornella. Macelleria, supermercato, negozio di scarpe e edicola sono termini che lasciamo volentieri a chi vive in luoghi più grigi dei nostri. Quando per un motivo o per l'altro in quei luoghi più grigi ti ci trasferisci, lo sforzo è trovare nuovi nomi che assicurino il calore domestico che langue dimenticato tra gli scaffali. Avere il proprio macellaio di fiducia, insomma, è estremamente importante ed è senza dubbio il passo che dimostra l'integrazione in ambienti nuovi. Lui mostrerà con gioia di riconoscerti ogni volta che varchi la soglia e tu sarai convinta che davvero quel pezzo di arrosto è il migliore in circolazione e che lui non l'avrebbe venduto a nessun altro se non fossi entrata tu. È il migliore e lo teneva da parte proprio per te. Forse si chiama fidelizzazione del cliente, forse solo circonvenzione di essere incapace di distinguere tra vitello e vitellone. Ma ragazze come noi ci sono abituate. Perché ogni donna, anche se s'accompagna al peggio don Giovanni del quartiere, sarà sempre fermamente convinta che lei è la più amata tra le sedotte e abbandonate. Che lui, alla fin fine, il vero debole lo prova per lei. La convinzione non può essere scalfita da ore di attesa al freddo, né da decine di appuntamenti saltati, né da telefonate sporadiche, neppure da cene rimasta sullo stomaco o da bugie raccontate con credibilità massima. Almeno fino a che non compaia un pezzo di arrosto migliore.

giovedì 13 novembre 2008

Assonanze

Cosa c'entra Dostoevskij col cachemire?

mercoledì 12 novembre 2008

Il cruccio dell'aspetto

Lui (Berlusconi, ndf) passa per sex symbol. E anche lei...
«Se è vero, lo è mio malgrado e mi imbarazza. Basta guardarmi: peso 62 chili quando ho i capelli bagnati».

Non solletica un po' il suo ego?
Preferisco si parli di quel che dico».

Preferisce che a essere oggetto delle attenzioni altrui, sia quel che dice, anziché il suo aspetto fisico. Chi è? Mara Carfagna? No, Marco Travaglio. Intervistato da Novella2000.


Tiriamoli su bene

Certo, il pupattolo ha la spilla di Obama. Ma la notizia è che SJP indossa una specie di Woolrich, mentre qua sono anni che ci alleniamo al freddo polare, perché tutto ciò che è imbottito è così poco chic. (Come tutte le immagini d'attualità, anche questa viene dal mitologico People)

martedì 11 novembre 2008

Nicole

A Nicole invece ci sono voluti anni, scarpe con tacco vertiginoso, una spruzzatina di botox, un marito nuovo e country e una bambina. Anche se la frase migliore l'aveva già detta tempo fa: «Adesso posso ricominciare a mettere i tacchi».

Jennifer

Ci sono voluti anni, qualche spupazzamento di attori vari, uscite con amiche famose e infine l'immancabile servizio fotografico seminuda. Poi Jennifer Aniston deve aver preso un bel respiro, alzato le spalle (petto in fuori e cuore sottovuoto, si dice da queste parti) per dirlo così, con contegno e ostentata freddezza: «What Angelina did was very uncool».

venerdì 7 novembre 2008

Pensavo fosse amore e invece era propaganda

Mettiamo che tu sei una donna di centrodestra (quanto meno per tradizione) e lui un giovanotto di sinistra (per tradizione, più svariate letture e immersioni culturali). Lui come prova d'amore ti chiede di votare Veltroni. Tu lo fai. Tuo padre se lo sapesse ti toglierebbe l'eredità e per fortuna che non l'ha mai saputo, perché adesso, dopo mesi d'amore e non solo politica, lui ti ha mollata. È una storia vera (che non mi riguarda lo dico per mia sorella che teme io sia la protagonista occulta di ogni post!) e la protagonista mi ha dato il permesso di raccontarla. Allora, la domanda del lunedì si articola più che altro in una serie di provocazioni: cosa pensare? Colpa di colei che ha ceduto non ricordandosi che in cabina elettorale Dio ti vede e il tuo moroso no? Ma soprattutto: che razza di postmoderna prova d'amore è questa?!

Save the lipstick

Dal Giornale del Popolo del 7 novembre
Il problema di avere molte amiche massaie è che poi danno il tuo numero per la dimostrazione degli elettrodomestici. E tu ti trovi al telefono a dover spiegare a una perfetta sconosciuta che ti promette l'apparecchio in grado di pulire a secco il divano che tu il divano non ce l'hai. Le tende? Nemmeno. E quella già pensa che sei una pervertita che ama farsi spiare dai vicini e quindi figurati se puoi farle capire di non chiamarti più perché stai seriamente pensando di usare i soldi destinati al divano, al tavolo e alle tende per il Fondo borsa di Hermés. Alcune persone (ci piace pensare che siano le più intelligenti, perché il club include sempre noi stesse) sono destinate a non essere capite dal prossimo. Prendete Sarah Palin, per esempio. Noi ci credevamo. Una vicepresidente che agita un rossetto come una bandiera è un'innovazione culturale pari almeno a quella di un presidente nero. Nel mondo delle nostre fantasie in cui gli uomini cattivi diventeranno buoni c'era spazio anche per un dream-ticket Obama-Palin. Il sogno si è avverato solo al cinquanta per cento e potremmo ritenerci comunque in parte soddisfatte se non fosse che la nostra eroina adesso è caduta in disgrazia. In queste ore infatti gli avvocati del partito repubblicano stanno correndo in Alaska a contare i vestiti di Sarah. La candidata repubblicana era finita nell'occhio del ciclone poche settimane fa per aver speso 150 mila dollari per rifarsi il guardaroba. Una vergogna per una paese in piena crisi finanziaria, si diceva. Allora i repubblicani hanno fatto finta di niente perché non si contano i vestiti in pubblico, ma con la sconfitta è arrivata implacabile anche la vendetta, terribile come in ogni famiglia che si rispetti. Terribile come i regali restituiti alla fine di una storia. Resta solo una speranza, che intervenga quello là. L'onnipotente del Yes we can. Ma sì, dai, quello abbronzato.

mercoledì 5 novembre 2008

venerdì 31 ottobre 2008

Citazione a scoppio ritardato

La ragazza (single) si lamenta di aver ritrovato su Facebook ammiratori bellamente rimbalzati tanto tempo fa e oggi felicemente accasati.
La morale? Mai scartare grasso finché sei magra.

C'è crisi

C'è la crisi ed è un problema serio. Più di Halloween, disdicevole surrogato laico della festa dei morti e di Ognissanti (a me la mamma mi portava in giro per i cimiteri del circondario, questi fanno in giro con dolcetto scherzetto, poi uno dice dell'obesità dei bambini...). È un problema più serio del personal trainer che sentenzia che si dimagrisce solo mangiando meno, mentre i dietologi hanno sempre osannato l'attività fisica come la panacea di tutti i lipidi. Più grave del fatto che il raduno di Facebook sbarchi pure in Ticino e se fosse inutile pazienza, ma è dannoso, esattamente come il videofonino. (Perché il bello di telefonarsi è che nel frattempo tu puoi pure farti la ceretta mentre quell'altro discorre, e il bello di essere su Facebook è che in tutte le foto sei bellissima e puoi farcire i messaggi coi puntini di sospensione, ma nella realtà le inquadrature non nascondono le rughe e i puntini di sospensione si traducono in espressioni per lo più ebeti e per nulla intriganti). C'è la crisi ed è un problema serio, perché quando sento me stessa dire che non compro il cappotto più bello del mondo perché costa come il divano nuovo non mi riconosco più. C'è la crisi ed è un problema serio perché ho iniziato a fare i regali di Natale e già prego di riceverne in anticipo per riciclarne qualcuno. C'è la crisi ed è un problema serio, perché proprio adesso ho iniziato a leggere Tolstoj e non ho nessuna voglia di applicarmi allo studio dell'estratto conto invece che al mio riscatto intellettuale. Ma che questa benedetta crisi è un problema serio l'ho capito ieri l'altro. Quando rimasta a corto di vestiti per colpa degli imbianchini (un incidente che sarebbe troppo lungo da spiegare) sono stata costretta allo shopping riparatore. E più oltre della Benetton non ho avuto il coraggio di andare.

venerdì 24 ottobre 2008

Vota il tuo baby vip

Dal Giornale del Popolo del 24 ottobre 2008
Se la gente lavorasse, mentre sta in ufficio, il mondo sarebbe molto meno vario, la rete meno frequentata, la casella di posta meno piena di schiocchezze, i blog meno commentati. Insomma, se la gente in ufficio lavorasse il mondo sarebbe molto meno divertente e le dispute molto meno agguerrite. Le dispute sui più bei figli delle star, per esempio. Sì perché da queste parti la battaglia che si combatte da ormai qualche anno, una delle più agguerrite, è quella tra Shiloh Nouvel Pitt e Suri Cruise. Detto in soldoni: è più bella la prima figlia naturale di Brad e Angelina o quella di Tom Cruiste e Katie Holmes? C'è chi adora la figlia dei coniugi Cruise per la sua perfezione di bambola. La piccolina, spesso agghindata più e meglio della madre (ex eroina di Dawson's Creek, ricordiamolo per i posteri) colpisce per la sua tenerezza e poi perché, dice la collega sempre online, «avere una frangetta del genere a tre anni di età non può che essere motivo di ammirazione incondizionata». Troppo perfetta secondo la Ficcanaso, che parteggia invece spudoratamente per Shiloh, la biondina che ha le labbra a canotto della madre e i capelli biondi e ribelli del padre. Nelle ultime foto, quelle che ho potuto spulciare oggi, la figlia di Angelina e Brad è addirittura immortalata con delle meravigliose Croc's verde acido ai piedi. La scelta, dico con malcelata partigianeria, è tra la imperfezione nobile di Shiloh e la bellezza quasi di bambola di Suri. Ma perché proprio oggi tutti i miei compagni di chat sono in ferie e solo a me tocca lavorare? Andrò a letto ancora prigioniera del dilemma?

giovedì 23 ottobre 2008

Mestieri

«La verifica dei fatti è la morte del giornalismo». Grazie al mio amico schienadritta per questa frase memorabile

venerdì 17 ottobre 2008

Proprio quest'anno che va il tartan

Lei se n'è andata in Inghilterra, un passaggio documentato e suggellato da un servizio fotografico su Vogue che era tutto un pullulare di tartan e stivali da cavallo e umida campagna inglese. Poi hanno adottato un bambino (che oggi se non adotti un bambino, possibilmente di colore diverso da quello che hai già) non sei una star che si rispetti. Lei ha imparato a fare una capatina al pub, ché se hai un marito inglese ti tocca, come ti tocca la parmigiana in spiaggia se hai un marito nato in Calabria. Si sono presi un maniero, sempre nella campagna inglese, perché non si dicesse che lei deportava un ganzo scozzese sotto l'insopportabile sole di Los Angeles. Poco dopo il matrimonio lei s'è fatta fotografare con una maglietta che sulla schiena portava scritto "Signora Ritchie". Perché lei lo sapeva che che il suo nome era ingombrante. E oggi vi diranno tutti che è per questo che si sono lasciati. Che Madonna e Guy Ritchie si sono mollati perché lui non ne poteva più di essere "il marito di" una che non ha nemmeno bisogno del cognome per essere famosa. Che lei è viziata, maniaca. E poi ricca, spaventosamente ricca e brava e vi diranno che oggi siamo moderni ma non così tanto da accettare che lei sia più brava e/o famosa di lui. Che insomma, poveretto, è lui che ci rimane male. Lui rimarrà l'ex marito di Madonna a vita, lei resterà Madonna. Forse. Intanto elaborano il lutto. Lei al concerto dell'altra sera a Boston ha gridato a migliaia di persone che la canzone che era sempre stata dedicata a lui era dedicata all'«emotionally retarded». Cuore spezzato e avvocati ai ranghi di partenza la nostra eroina ha quello che ogni donna mollata vorrebbe avere: un pubblico di migliaia di persone a cui gridare la sua rabbia. Lui se la sarà cavata con un paio di pinte. Allora, chi ha vinto?

lunedì 13 ottobre 2008

Mittttica Mara

«Basta formulare giudizi sulle donne desumendole [n.d.f.chi le donne o i giudizi?!] dal decollté e stop ai commenti da bar sport. La storia deve cambiare» (Mara Carfagna, da Repubblica del 13 ottobre)

venerdì 10 ottobre 2008

Vorrei essere Concita

Vorrei essere Concita de Gregorio. E io non lo so, mentre scrivo queste righe, se il GdP mi censurerà per l'ostentata ammirazione per l'ex inviata di punta di Repubblica che oggi dirige con successo L'Unità. Non lo so, ma lo scrivo lo stesso perché l'altra sera, sprovvista di divano e appollaiata su una poltrona di fortuna, mentre affondavo nella Nutella e mi rosicchiavo le unghie pensando già ai rimbrotti dell'estetista, tra i pixel impazziti del mio televisore provvisorio, ho intravisto un essere di infinita grazia e presentabilità che rispondeva appunto al nome di Concita. Perché ogni età, capite, ha i suoi punti di riferimento culturali. Se l'infanzia si può superare con Georgie che corre felice sul prato (lasciva ragazzina bionda, povera ma bellissima come tutte le pezzenti dei cartoni animati), l'adolescenza doveva passare a forza di fotogrammi di Julia Roberts in Pretty Woman; la giovinezza è stata invece il tempo dell'eterna lotta tra Bridget Jones e Sex and the City. Sono infatti solo gli echi delle battaglie ormonali ormai (quasi) concluse che possono spingere una giovane donna a rimbalzare tra il clichet della ragazza goffa e quello della libertina emancipata. Ma a una certa età qualcosa deve cambiare. Serve un idolo di una bellezza fiera di essersi liberata dai complessi, perché i complessi scadono, come dicevamo io e la mia compagna di shopping definitiva mentre ci provavamo jeans da adolescenti nell'H&M sudatissimo di una Lugano in piena festa della vendemmia. I complessi scadono e questa è l'età della maturità, dell'equilibrismo ostentato tra carriera e famiglia, della bellezza sicura di sé. I complessi scadono, le maniglie dell'amore aumentano. E bisogna accettarsi e smettere di pensare che la palestra sia la grotta di Lourdes. Infatti a me mica me ne frega niente che quell'aggeggio che misura l'età del tuo corpo mi abbia dato 46 anni.

giovedì 9 ottobre 2008

Cuore di papà

«E la prima persona a cui l'ho comunicato è stato il segretario del Pd Walter Veltroni. È stata una scelta esclusivamente familiare. Nel fine settimana - ha spiegato Cofferati - mio figlio e la mia compagna erano a Bologna. E 600 km in due giorni per un bambino di pochi mesi non si possono replicare in continuazione. Non si può pensare che un bambino cresca passando gran parte del suo tempo su un'autostrada».
Così Sergio Cofferati spiega la sua decisione di non ricandidarsi a Sindaco di Bologna. Lo facciamo ministro delle Pari opportunità?

lunedì 6 ottobre 2008

Palinsesto di lusso

Ieri sera la prima puntata della fiction su Coco Chanel. Si segnala la frase: «Come può un cervello funzionare con addosso quella roba?». Per il resto ovvietà diffuse e a buon mercato.

venerdì 3 ottobre 2008

Colpi bassi

Margherita Granbassi di mestiere faceva il carabiniere e spadaccino, poi siccome ha vinto delle medaglie alle Olimpiadi di Pechino è diventata famosa e Michele Santoro l'ha invitata ad Annozero. A fare l'opinionista? No. A fare la valletta? Giammai. A fare che? A fare la Borromea. La Borromea, per definizione, borromizza, ossia si esibisce in un commento sul tema della puntata e formula qualche domanda che intende rappresentare categorie solitamente assenti dai talk show: donne, bionde, giovani, emarginati in genere. Definirla velina di sinistra è una tentazione comprensibile. Ma di fatto le due entità sono estremamente differenti. La velina mira ad attirare il pubblico maschile, la Borromea (che al massimo è una velina presentabile) è lì per mortificarlo mostrandogli che si può andare in tv anche col collo alto. Va da sé infatti che la Borromea deve essere coperta. La coscia è un lusso che ella non può né vuole permettersi di mostrare, perché il maschio che non sa fare due cose insieme potrebbe guardarla senza ascoltarla. L'ascolta dunque anche la donna che incautamente ha acceso la tv invece di uscire a guadagnarsi una vita sociale e l'affetto o la stima o i soldi di qualche broker in svendita nella Milano della borsa che crolla. Ebbene, la ficcanaso ha ascoltato e cos'ha capito? Niente. Cioè mi hanno strappato allo studio del catalogo Ikea ("rinnova la fodera del tuo divano Ektorp") per farmi ascoltare una poveretta che poteva starsene a pattugliare le strade o a toccare col firetto e invece vuole fare la giornalista. Un sogno legittimo, per carità. Che per un certo periodo ho pure condiviso. Solo che qualcuno poteva dirmelo che per finire in tv a fare la velina presentabile dovevo passare dall'Arma e dallo sport. Avrei desistito prima.

venerdì 26 settembre 2008

Coraggio

Irene si è disiscritta da Facebook. Diceva che era infernale barcamenarsi tra tutti quegli amici, quelle foto, quei contatti. E allora l'ha fatto una mattina. Ha radunato qualche byte di coraggio e ha chiuso col marchingegno. Tenendo a portata di mano il cellulare, certo. Ché tutti gli amici, vicini e lontani, non vedendoti più online magari si preoccupavano. Un giorno, due giorni. Niente. Finché lo incontra davvero uno degli amici virtuali e allora glielo dice, che l'ha fatta finita. E lui: «Ah, ecco perché nel conteggio dei miei amici ne risultava uno in meno». È che una ragazza quando fa gli atti di coraggio possiede tonnellate di incoscienza e briciole di decisione, ossia gli ingredienti necessari, ma a dosi invertite. Sicché se nessuno reagisce a quegli atti di coraggio la poveretta ci rimane male. È come fare una scenata guardandosi allo specchio o gridare al vento contro le ingiustizie andando in motorino. È come piangere in macchina, provarsi un vestito di due taglie più piccolo, cedere alle lusinghe di qualcuno che ha smesso di farcele. Cose sacrosante fatte al momento sbagliato e nel luogo indebito. Cose che un'orfana del tempismo non dovrebbe neanche sognare. Sicché io un giorno ho preso la grande decisione di segnalare come spam un paio di indirizzi. Che liberazione, al momento di scaricare la posta non dovevo temere nessun tuffo al cuore, tutte le mail spazzatura finivano nella cartella "posta indesiderata". Solo che sai, hai visto mai, il computer non è mai un genio e magari si sbaglia, hai visto che nella cartella dei reietti ci finiscono anche importantissimi messaggi di lavoro. L'ho guardato tutto quello spam. Ho scorso con attenzione centinaia di migliaia di messaggi che promettevano una svolta nella vita sessuale di chiunque. Nessuno che ci fosse finito per sbaglio. Bè tranne quello spam geniale. Quello che prometteva formidabili vestiti di Chanel a metà prezzo. Ognuno ha lo spam che si merita.

martedì 23 settembre 2008

Amori e calessi

Avrei voglia di scrivere di tutto vedendo questa foto. Ma poi mi trattengo, perché la sudditanza è ineffabile, no?
(segnalato da Flower)

venerdì 19 settembre 2008

Le frequenze della frivolezza

Di questo passo diventerò astemia. Inizierò a mangiare integrale per piacere, leggerò il giornale oltre i titoli. Ancora un po' inizierò a modificare le ricette, a dosare la pasta ad occhio, a non bollire le patate col cronometro ma a saggiarne la cottura con una forchetta, a bere caffè d'orzo e mangiare regolare, a confrontare il prezzo degli yogurt al supermercato. Ancora un paio di mesi così e potrei non cambiare borsa ogni giorno al grido di "tanto il marrone si abbina con tutto", comprare vestiti che valgono quello che costano, scarpe comode, abiti da cerimonia rimettibili, scarpe da tennis. Ancora un paio di settimane di questo andazzo e mi convincerò che i libri sono fatti per essere letti e non sfoggiati, abbandonerò Chi per il saggio sul comunismo che langue da anni sui comodini, rileggerò i filosofi che in società dico di amare solo per le reminiscenze liceali, sentirò Radio 24 ascoltando quel che dice e non solo per emozionarmi con la voce sexy del dottor Cruciani. Ancora una manciata di giorni e quando capiterò assonnata di primo mattino in un bar in cui si tiene un casting non mi nasconderò dietro al cappuccino, ma terrò il mento alto convinta che le gambe di quelle modelle sono troppo magre e di sicuro non hanno letto tutto quel che ho letto io. Insomma, io non lo so cosa mi stia succedendo, ma mi sono sorpresa per ben due volte a dire: «È una vita che non guardo la televisione». Credo che il «preferisco la radio» sia dietro l'angolo. E allora non mi resterà che interessarmi alla crisi economica. E perderò tutti gli amici che mi sono guadagnati in anni di seria applicazione alla frivolezza.

mercoledì 17 settembre 2008

altezza mezza bellezza

«Il comandamento dell'altezza è una sfida malriuscita a Dio e un'aggressione riuscita riuscitissima alla sua creatura: più il grattacielo sale, più l'uomo si rattrappisce, ridotto al rango di formica laggiù sul marciapiede».
(Camillo Langone, da Il Foglio del 17 settembre)

lunedì 15 settembre 2008

Dieta di mantenimento

La domanda del lunedì di questo lunedì è: cosa pensare della seguente frase pronunciata da una giovane single che io non identificherò (ci penserà lei a fare outing, se crede)?
La frase è: «Sono una donna, ho il diritto di farmi mantenere»

giovedì 11 settembre 2008

Tra calciatori e lato B

L'aspettavo al varco, il Corriere. Sapevo che l'articolo dal titolo "Nuove regole. Guerra del Real ai calciatori tatuati" avrebbe dato il suo meglio nella versione online. E infatti, ripulitami le mani dal nero della carta, ho apprezzato con mattutino interesse la sfilza di muscoli tatuati. Non tradisce mai la classica galleria di foto che il Corriere colloca sapientemente accanto ad ogni pezzo, immancabile specchietto per noi allodole schiave dell'immagine .
La notizia, se dopo tutta quella carne in mostra vi fosse rimasta qualche curiosità, è che il Real Madrid medita di impedire ai calciatori di tatuarsi, quanto meno in determinati periodi. E allora non si capisce a che diavolo serva un calciatore. Sì, ci sono quei tre mesi o due anni in cui fa gol ed è l'idolo della curva, ma dopo? Quando gli sportivi li avranno dimenticati, noialtri li ricorderemo, loro indelebili nella memoria come i tatuaggi sulla pelle. Ma d'altronde, cosa aspettarsi da un mondo che in un concorso di bellezza (miss Italia) si rifiuta di inquadrare il "lato B" delle miss? (Ma a questo proposito: culo, si chiama culo, o sedere, o anche fondoschiena, o chiappe, non c'è nulla di offensivo in un bel culo a mandolino e lunga vita a chi ce l'ha)

lunedì 8 settembre 2008

Votare, votare, votare

C'è un concorso in cui si votano i blog, si chiama Macchianera blog awards. Siccome è stata nominata la nostra fotografa di riferimento Lyonora correte numerosi a votare per il photoblog Frammenti di realtà cliccando qui. È richiesto il voto anche per altre decine di blog, ma non spazientitevi. La Leo se lo merita!

La foto della settimana

Lorenzo ha sposato la sua donna Francesca.

venerdì 5 settembre 2008

Depistaggi

Dal Giornale del Popolo del 5 settembre

A tutti piace farsi i fatti degli altri. Il modo migliore, è sbirciare nella loro libreria. Metti piede per la prima volta in una casa, saluti i padroni, fai mettere il vino in fresco o i fiori in un vaso (sempre che tu non sia stata tanto insensibile da presentarti con una pianta), dispensi apprezzamenti sulla casa e poi infili il naso nella libreria mentre di là un delizioso risotto finisce di mantecare e i marmocchi ti si arrampicano sui jeans di marca. Quanti momenti a studiare con cura quegli scaffali. Le collane di libri in regalo con i giornali, quelle in cui tutti hanno il medesimo colore anonimo che fa tanto "libri in serie" sono inaccettabili. Simpatia estrema e la giusta dose di soggezione davanti a una teoria di nobili Adelphi color pastello. Sospetto alla vista di Ken Follet e Giorgio Faletti, ma lì di solito il padrone gioca subito in difesa: «Ma sai che, giuro, non lo avrei mai pensato, ma non è affatto male?». Di solito continuano dicendo che era l'unico libro che si trovava nella libreria del mare, segue a breve distanza alzata di sopracciglio che rivela tutto il disprezzo per libri da supermercato et similia. Siccome per anni ho ficcanasato in quelle degli altri, per la mia libreria all'ingresso ho studiato parecchio, avendo cura di selezionare l'importante. E allora pronti via; molti Adelphi (sto meditando di disporli in gradazione cromatica), qualche Jane Austen, un saggio sulla fine del comunismo con ancora il segnalibro in mezzo, la trilogia di Sofia Coppola, una bella sfilza di Lonely Planet, riviste di moda e design, libri religiosi. Poi arriva "La mia prigione" di Fabrizio Corona. È il colpo trash in cui la gente sorride diverita, ti guarda certa che sia solo un vezzo. Bisognerà pure dargli qualcosa di cui parlare mentre io cerco di tirare fuori i cibi precotti dal congelatore, no?

venerdì 29 agosto 2008

Ditelo con un fiore

Dal Giornale del Popolo del 29 agosto

Il fiorista filosofo mi mancava. Aperto sette giorni su sette, dalle 8 alle 20:30, lui, a differenza dei commessi dei negozi fighetti che vengono oggetti di design, non ti sbatte fuori in malo modo se arrivi trafelata cinque minuti prima dell'orario di chiusura. Una ragazza perennemente sull'orlo di una crisi di nervi ha bisogno di questo. L'ho scoperto l'altra sera, quando non disponendo di un'enoteca in cui comprare una bottiglia di vino mi sono precipitata da lui per non arrivare a cena a mani vuote. Scegli i fiori, fissi la cifra, e poi «ti fidi del fiorista?». «Certo», gli ho detto. Mi sono lasciata fregare sul più bello da gente che conoscevo da anni, vuoi che neghi la mia fiducia a un fiorista conosciuto cinque minuti fa? Dalla fiducia agli argomenti scabrosi il passo è breve. «Si è capito perché gli uomini hanno smesso di regalare fiori alle donne?». Sogghigna, con l'occhio socchiuso di chi conosce il segreto. Non ci sono di mezzo i suoi affari, spiega, lui può campare benissimo col business immortale dei fiori al cimitero; semmai il problema è culturale, con il cimitero del romanticismo che apre per forza di cose le porte a quello dell'eros, sempre che decidiamo di non scomodare quello dell'amore. Io stavo ancora aspettando il resto mentre lui frugava nei ricordi di un'adolescenza in cui ragazze bellissime ci cascavano come pere cotte vedendo la graziosa casa di quel giovanotto che pur vivendo solo non si faceva mai mancare i fiori in casa. Solo a pera ormai cotta a puntino, quando gli insulti scolorano in bonarie prese in giro, lui svelava di essere un fiorista. E allora mi sono chiesta: ma oggi, vedendo la casa di un aitante single piena di fiori noialtre scapperemmo a gambe levate attanagliate dai dubbi sulla sua eterosessualità?

Foto: Sister's

giovedì 28 agosto 2008

martedì 26 agosto 2008

Abbronzatura e voodoo

La domanda del lunedì di oggi è: perché la gente si sente in dovere di commentare l'abbronzatura del prossimo? ("Quand'è che l'abbronzatura è tornata di moda?", si domandava Samantha a una festa in piscina).
Un'altra domanda (suggeritami): Ci sono prove certe della effettiva utilità dei riti voodoo?

venerdì 22 agosto 2008

L'esame di coscienza


nuovi dei
Inserito originariamente da lyonora

L'estate tecnologica (degli altri) è cominciata prima dei caldi. Tutto un rincorrersi di "non sai chi ho trovato su facebook". Si va dai fidanzatini delle elementari, ai flirt estivi (per chi ne conosce ancora il nome), ai compagni di università. L'entusiasmo dilaga al vedere le foto truffaldine (sono tutti fighissimi, su facebook e in chat) di quei reperti dissepelliti dalle magnifiche novità della tecnologia. Email, cellulare (pure con gli mms da qualche mese), blog, chat. Io credevo di essere al passo coi tempi e invece oggi se non hai un facebook (non chiedetemi cosa sia) non sei nessuno. Cioè. Non sei nessuno per i fidanzatini delle elementari. Si potrebbe argomentare che se una persona la si è dimenticata e persa di vista evidentemente non era così fondamentale nella nostra vita. Ma la cosa non finisce qui. Pure con il vicino di scrivania ci si può e ci si deve incontrare su Facebook e parlare in chat. E io lo so che non dovevo infilarmi in questo argomento, che sono bastate una manciata di righe per farmi sentire l'anziana retrograda che ero prima delle vacanze. Adesso che l'abbronzatura se n'è andata, adesso che mi sono persino dovuta piegare all'onta dello scrub casalingo per evitare di perdere pezzi di pelle in giro per il mondo, adesso che le giornate si accorciano di nuovo, adesso che la lavatrice non funziona ancora e le birre in frigo stanno per finire. Proprio adesso mi dovevo fare questo esame di coscienza tecnologico. Mi sentivo come un ombrellone chiuso nella spiaggia di fine agosto quando è risuonato il trillo. Un messaggio in chat. Dall'altra parte del mondo c'era un amico (non un reperto delle scuole elementari) che mi prendeva in giro bonariamente e mi consolava come solo lui sa fare. Tutto è bene quel che finisce bene.

martedì 19 agosto 2008

Di noi tre


title?
Inserito originariamente da lyonora


venerdì 8 agosto 2008

La storia dell'estate

È quella tra Sienna Miller e il ricchissimo Balthazar Getty. In questa storia c'è tutto, l'amante che dice "lui è la moglie non stavano più insieme", il fedifrago benvestito, la moglie che non dice nulla perché dalla sua ha quattro figli e una Kelly al braccio. Da seguire. Qui, ovviamente.

La badante tecnologica

Questa del gatto da guardia è una delle bellissime foto di Leonora che era con noialtre in Messico e pure a Cuba lo scorso anno. Trattasi dell'unica fotografa in grado di insidiare il primato della mia prima fotografa di riferimento. Che fa meno foto ed è molto meno tecnologica. Leo invece ha tutto: flickr, fotoblog e un sacco di altre diavolerie da Geek, ovvero da maniaca della tecnologia. Dovrebbe essere, se non fosse troppo occupata col caso di Garfield, la mia badante tecnologia. E invece io sono qui che la cosa più complicata che so fare in questo blog è associare dei link alle parole (per questo ne ho messi così tanti nelle righe precedenti).

Il mio regno per una lavatrice

Questa Ficcanaso non mi piace, ma la pubblico lo stesso. Tiè. È comparsa sul GdP di oggi, 8 agosto.

Diciamo che l'equivoco comincia in tenera età, quando i parenti elargiscono sorrisi alle notizie dei successi scolastici dei più piccoli. Eh che bello, ma questo bambino scrive benissimo, uh ma sa pure far di conto, diverrà grande matematico. E quell'altro. Oh quell'altro sarà di certo un ottimo giornalista. E che prestigio eh? Vedere il nome del proprio pargolo in calce a una manciata di righe. Eh sì sono soddisfazioni. È in quei momenti, credo, che si inizia a sopravvalutare l'attitivtà intellettuale. Poi succede che si cresce. La parola "rogito", in particolare, segna l'inesorabile passaggio all'età adulta, vale a dire quella dei debiti, delle macchie sulla pelle, delle responsabilità, delle raccolte punti al supermercato, dei fidanzati di ritorno. È in quell'età adulta che ciascuno si illude di non raggiungere mai (no giuro che le raccolte punte quelle mai) che si capisce l'inifinita vanità dell'attività intellettuale. Quando l'impellente necessità di una lampadina ti costringe a mettere a rischio la manicure, quando la gente ti parla come se tu conoscessi il significato della parola contatore, quando a distanza di tre ore l'uno dall'altro si rompono la televisione, la lavastoviglie, lo scaldabagno. È lì quando capisci che ciascuno di quegli arnesi costa come tre paia di scarpe che capisci tutto. Che al giorno d'oggi se non sai cambiare una lampadina non sei nessuno, che cento uomini romantici e parolai non valgono un maschio bricolage e che l'attività intellettuale è un lusso per qualche ricca signora. O per quel genio della mia amica che si è sposata un elettricista.

mercoledì 6 agosto 2008

martedì 5 agosto 2008

Corteggiamento

Da un divertentissimo pezzo di Mariarosa Mancuso sul sito del Foglio:

«Il corteggiamento, lungo e fantasioso, è l’unico antidoto finora conosciuto al sospetto che gli uomini scopino per default. “Basta che respirino”, dice la saggezza popolare italofona. “Toutes qui bougent, sauf les pendules”, conferma la saggezza popolare francofona. Nel linguaggio di Hollywood, è lo scambio di “Harry, ti presento Sally…”. Spiega Harry: “Un uomo non può essere amico di una donna perché di solito se la vuole scopare”. Chiede Sally: “Ma allora un uomo può essere amico solo di una donna brutta?” “No, di solito vuole farsi anche quella”, risponde lui, in un attacco di sincerità. Per questo bisognerebbe salvare il corteggiamento dall’estinzione. Lasciando stare i panda, che non interessano a nessuno».

venerdì 18 luglio 2008

Istantanee

Ore 17 del venerdì prima di andare in ferie. A qualche minuto dallo scoccare della decima ora di veglia.
(grazie a betta per il prezioso documento)

Partenze e regali in scadenza

Dal Giornale del Popolo del 18 luglio

Quando scadono i regali? Me lo sono chiesta riordinando un cassetto. Tra briciole, barrette ipocalirche, cioccolatini ipercalorici, buste paga, medicinali assortiti e bottigliette d'acqua è saltato fuori un sacchetto newyorkese. Dentro c'era un regalo incautamente acquistato ormai diversi mesi fa. Per qualcuno che non se l'è meritato? Cioè per qualcuno che nel tempo intercorso tra l'acquisto del regalo e la possibile consegna ha fatto qualcosa per farsi negare il regalo? No, per qualcuno che non se l'è meritato mai. Eppure io l'ho comprato lo stesso. Riferimenti culturali, credo. Ci sono persone che la consuetudine ti fa associare a certi oggetti e quando quegli oggetti li vedi in giro, se disponi di una considerevole predisposizione al consumismo, non puoi fare altro che comprarli. Non c'è cosa più bella che fare un regalo non per un'occasione ma per un'associazione di pensiero, credo. E però. I pensieri corrono, la raltà arranca, dunque a volte certi regali restano nel cassetto. Il riciclo, che pure può essere ammesso per reali in stock come quelli di Natale, diventa pratica davvero orrenda nel caso si tratti di regali innescati dalle suddette associazioni di pensiero. E allora, che fare? Un'amica l'altro giorno ha detto che avrebbe dato alla sua ex fiamma il regalo comprato quando la fiamma era accesa. Ho nicchiato, perché so cosa significa cercare una giustificazione a temperatura ambiente a un gesto che segretamente mira ad appiccare un incendio. Quindi. Quindi la mia amica consegnerà il suo regalo con finta aria disinteressata e cuore in gola. Ma io ho sul groppone una meravigliosa custodia per l'Iphone. Qualcuno se la sente di acquistarla per un paio di dollari?
(Foto: Simon)

venerdì 11 luglio 2008

Dress code

Dal Giornale del Popolo dell11 luglio
È come la tizia che guarda la tua borsa feticcio e ti domanda: «Bella, è di pelle vera?». Sorridi pensi "tesoro, questa borsa vale più di me e di te messe insieme e io la pelle finta non la indosserei neppure per una plastica " e passi oltre, segretamente beandoti dell'ignoranza del mondo che ti apre le porte di un sentimento radical chic come l'indignazione. Scuoti la testa per questo post moderno popolato di intellettualoidi che trovano inconcepibile che tu non sappia morte e miracoli del movimento zapatista, ma non si scandalizzano per ragazze che superano la maggior età senza alcun rudimento di alta moda. Questo mondo dimentico del Saper vivere di Donna Letizia in cui il buon senso va sollecitato a colpi di circolari aziendali. Esempio planato sulle scrivanie di amiche e parenti all'inizio dei primi caldi: «Vi ricordo l'importanza, vista la costante presenza di Clienti e Fornitori presso la Nostra Azienda, nel rispetto dell'immagine e del decoro della Stessa, di indossare abiti consoni ad una realtà Aziendale, evitando indumenti come pantaloncini corti, mini gonne e magliette senza maniche. Buona Giornata». Firmato: il direttore delle risorse umane. Sorvoliamo pure sul fatto che un paio di belle gambe da che mondo è mondo non dovrebbe turbare alcun Cliente (maiuscolo) o Fornitore (maiuscolo), questo benedetto "dress code" non è altro che la versione moderna di quel che da sempre ci impongono mamme e nonne. Solo che a noi il collo alto anche d'estate ce lo facevano mettere per andare alla Messa. Sospira, la reazionaria che è in me: non c'è più religione.

venerdì 4 luglio 2008

«Quello che veramente ami non ti sarà strappato. Quello che veramente ami è la tua eredità». No, non è una deriva neofascista

Il paradiso/aggiunta 2

"Un posto dove i rifiuti si smaltiranno da soli". Cavolo continuo a dimenticarmi cose, ma in effetti il paradiso è inimmaginabile!

Il paradiso/aggiunta

Dimenticavo: c'è chi se lo immagina come il posto dove la wireless prende sempre

Il paradiso

Dal Giornale del Popolo del 4 luglio
C'è chi se lo immagina pieno di concerti di Bruce Springsteen. Chi tappezzato di scaffalature piene di libri russi. Chi pieno di cibi golosi che fanno dimagrire. Chi come una boutique in cui tutto è gratis e nessuno può comprare un vestito uguale a quello di qualcun altro. Ma forse il paradiso sarà allo stesso tempo tutto questo e molto di più. Brooke vivrà felice insieme a Ridge e smetterà di innamorarsi a intermittenza di tutti i parenti di lui, la gente smetterà di vivere appesa agli sms, la depilazione non sarà più necessaria, neppure il parrucchiere perché tutti tra le nuvole saremmo tricologicamente perfetti. Il lavoro cesserà di essere utile, i parquettisti saranno disponibili ogni minuto per l'eternità, imbianchini ed elettricisti non si faranno pagare come gioiellieri perché tutto sarà perfettamente candido e illuminato naturalmente. I vestiti floreali di Prada saranno a portata di tutti, i mocassini aboliti, la french manicure scomparirà persino dalla memoria. I cuori infranti saranno sanati, i libri di arte smetteranno di costare un occhio della testa. Il New York Times assumerà giovani imberbi e ignoranti per il puro gusto di renderli felici, le virgole smetteranno di tormentare gli orfani della sintassi, i libri smetteranno di essere scritti da fighetti usciti dalle scuole di scrittura, la ritenzione idrica verrà combattuta per legge, i sigari smetteranno di puzzare per la gioia delle segretarie dei direttori di giornali, Totti imparerà l'italiano, Jovanotti sposerà la sottoscritta, il lavoro sarà un intermezzo occasionale delle ferie. E quando ci annoiassimo un po' ci sarà sempre uno stinco di santo da intercettare.

venerdì 27 giugno 2008

Modelli culturali

Dal Giornale del Popolo del 27 giugno 2008

Seconda serie, primo episodio. Carrie e Mr. Big si sono lasciati per la prima volta (ne seguiranno un'altra bella manciata) e lei da brava ragazza metropolitana affronta la fase post relazione. Andare in giro, distrarsi, divertirsi e via con una serie di imperativi che non fanno che tracciare meglio i contorni della desolazione. Finisce che per distrarla (aridaje) le sue amiche (che nel telefilm sono delle vere amiche e non quelle ochette fashion victim che il film di Sex and the city ci vuole rifilare) la portano allo stadio a vedere una partita degli Yankee. I quali sono una squadra che pratica un qualche sport, che io grazie a dio non conosco. Le ragazze si presentano allo stadio con pelliccia e tacco dodici, meravigliosamente fuori posto e assolutamente incapaci di cogliere alcunchè della partita. «Miranda era una grande fan degli Yankee – dirà poi Carrie. Io ero una grande fan di qualunque posto in cui si potesse bere e fumare alle due del pomeriggio senza essere giudicati» («Miranda was a huge fan of the Yankees. I was a huge fan of being anywhere you could smoke and drink at two in the afternoon without judgment»). Credo sia questo importante riferimento culturale che mi ha spinto, l'altra sera, ad andare al concerto di Bruce Springsteen, anche se non avevo nessun lutto sentimentale da elaborare. Ho imparato che cantare a squarciagola senza sapere una parola delle canzoni, saltare come disperati addosso a illustri sconosciuti, trangugiare birre senza ritegno e cospargersi di Autan fa molto bene alla mente e rischia perfino di farti perdere un paio di etti. Lo consiglierei a tutti. E quei Mr. Big dietro l'angolo lo sappiano. Che adesso che sappiamo come elaborare il lutto possono anche tornare.

giovedì 26 giugno 2008

mamma e figlia

Direttamente dal sito del Daily Mail. Kate Moss porta a passeggio oltre al solito fisico invidiabile la figlia Lila Grace che indossa una maglietta inequivocabile. Educazione fashion. Stupendo!

mercoledì 25 giugno 2008

Non ho l'età?

La domanda del lunedì di oggi è: sono troppo vecchia per un concerto? A stasera l'ardua sentenza

venerdì 20 giugno 2008

Profumo d'estate

Dal Giornale del Popolo del 20 giugno
Mio padre ha regalato a mia madre lo stesso profumo per una bella manciata d'anni. Aromatic Elisir. Mi ricordo ancora come si chiamava, perché ogni anno il ventiquattro dicembre venivo trascinata innocente nella solita profumeria per l'acquisto di rito. C'è voluto che la poveretta cambiasse profumo o si dichiarasse allergica per farlo smettere. Ora, direte, perché proprio adesso che è tornato il caldo questa si mette a discettare di acquisti invernali? È che la memoria corre ai bei tempi quando il presente va a rotoli. Infatti il profumo è al giorno d'oggi un regalo che nessuno fa più. Considerato troppo personale, perché ognuno ha i suoi gusti e non si può regalare una fragranza a caso che poi ogni pelle reagisce in modo diverso; viceversa regalare un profumo che si è certi essere gradito passa inevitabilmente per un gesto poco fantasioso (forse che anche mio padre abbia smesso per quello?). Il risultato è che noialtre siamo costrette a comprarceli da sole, i profumi. Sì, perché ovviamente continuiamo a comprarli e quelle che dicono al maschio inebetito "ma no, è il profumo della mia pelle quello che senti" sono come quelle che "mi sono messsa la prima cosa che ho trovato nell'armadio". False come la moneta e ingiuste come il metabolismo di una modella. Nel frattempo sale vertiginosamente il prezzo di queste fragranze che restano indispensabili (non dovrò citare il verso già cult "Le mie teorie sull'amore fatte a pezzi da un profumo buono" di Jovanotti, no?). E così finisce che una povera ragazza che sta ricominciando ad arredare casa e ha trovato un profumo che costa come dieci metri quadri di parquet non ha neppure un'arma per contrastare i miasmi della quotidianità.

venerdì 13 giugno 2008

Il matrimonio dell'anno

Dal Giornale del Popolo del 13 giugno
Nessuno ci ha mai veramente creduto. Squinzia, reduce di Vallettopoli, sculettatrice di Buona Domenica. Bella, ci mancherebbe. Ma in fin di conti neppure eccezionale se paragonata ai pezzi da novanta che l'hanno preceduta, come Heidi Klum e Naomi Campbell. Certo siamo a livelli di stacco di coscia che noi umani non conosciamo neppure, epperò nessuno avrebbe scommesso che sarebbe stata lei a liberarsi dell'"attuale". Da sempre ogni pulzella che si accompagni a lui per più di tre settimane e una manciata di serate billionaire si merita il titolo di "attuale fidanzata" di Flavio Briatore. Ebbene da quell'odioso aggettivo perfidamente buttato lì a memento della scadenza di un mandato con troppe aspiranti candidate è riuscita a liberarsi niente meno che Elisabetta Gregoraci. Sarà lei domani a impalmare il geometra di Cuneo. Lei ad averci costretto a eleggerlo a filosofo di fiducia facendogli pronunciare la frase: «Niente addio al celibato è una vita che li faccio». È la saga degli amori su cui nessuno avrebbe scommesso, è il marito che lascia la moglie per l'amante di sempre, è Carlo e Camilla. E lei è il nuovo mito di queste colonne. Nostro malgrado. Perché quando le foto del matrimonio saranno vendute con esclusiva milionaria a qualche rotocalco noi sospireremo dicendo che è tutto troppo billionaire, oppure troppo chic per una coppia Billionaire. Noi storceremo il nasino mentre lei, alla facciazza della schiera di criticoni, è riuscita là dove tante prima di lei hanno fallito. E non importa che per noi Briatore non sia affatto un prelibato scapolo d'oro. Non importa che, come già insuinano i maligni, lei si trasformerà soltanto da fidanzata attuale a moglie attuale. È lo sforzo che si premia qui. La dedizione. L'ardire. Lei è il mito di questa colonna. Attuale, s'intende.

mercoledì 4 giugno 2008

Dagoflower

Il motivo principale per cui odio Flauer è che sono verde d'invidia perché lui è riuscito a farsi pubblicare un pezzo su Dagospia. E non è neppure uno dei pezzi in cui io ho messo la punteggiatura!

martedì 3 giugno 2008

Love and the country

Dal Giornale del Popolo del 30 maggio
Quattro o cinque inviti, tutti a serate per sole donne per vedere Sex and the city. Il fenomeno, bisogna ammetterlo, ha soddisfatto l’ego della Ficcanaso che così si è vista riconosciuto lo status di una delle massime esperte sul tema. Tutti declinati quegli inviti. Stasera, mentre le ragazze si vestiranno da fashion victim per andare al cinema, da queste parti si perderà la vista per infilare fiocchetti bianchi in delle minuscole piante grasse. La lunga notte delle bomboniere. Domenica il grande matrimonio. Il più importante, il primo matrimonio in cui dovrò piegarmi all’onta del mascara resistente all’acqua. La sposa è una tizia parsimoniosa e piuttosto magra, che indossa solo scarpe basse, adora la natura, fa sport per piacere e non per lavarsi la coscienza, non ha mai sentito parlare di Vivienne Westwood, riconoscerebbe a stento una borsa di Vuitton. Uno scherzo della natura, o forse un costante monito moralità nella vita dissoluta e consumista della ficcanaso. È mia sorella, anche se un giorno mi ha chiesto “cosa sono i tabloid?”. È mia sorella e che ho dei sentimenti l’ho capito quando mi sono sorpresa a valutare seriamente di non mettere un tacco dodici per il suo matrimonio bucolico. È mia sorella e mentre Natalia Aspesi continuerà a scrivere che il film di Sex and the city è “poco sex e molta city” (e sono indecisa se chiamare i pompieri per l’arrapamento dell’augusta giornalista o se per la scarsa fantasia dei titolisti di Repubblica) io piangerò come una fontana in una chiesa. Verserò lacrime amare sull’abito che pagherò per i prossimi due mesi. Sono riuscita a spendere più della sposa.

venerdì 23 maggio 2008

Gone with the closet

Mia madre lo fa ogni volta che andiamo in giro a fare shopping. Guarda l'ultimo capo uscito dalle collezioni di geni del calibro di Chloè e Marc Jacobs e attacca: "Oh, ma una cosa praticamente identica ce l'abbiamo in soffitta, tra i bauli di vestiti delle zie, della nonna". Non c'è stilista o moda che tenga. Un prototipo più bello (e di certo meno dispendioso) di quello che la commessa finirà per appiopparci si trova nei nostri bauli, archivio della storia della moda degli ultimi vent'anni. E certo da qui potrei partire con una bella riflessione sul fatto che sì tutto torna e non bisognerebbe buttare via niente. E poi ripetere il parallelo azzardato più volte in passato, secondo cui vestiti, amicizie e amori sono sempre sulla stessa lunghezza d'onda: tutto scorre, tutto passa ma niente sparisce. Quanto meno per noialtri contorti, incapaci di pensare che questo tempo pazzo e terribile era lo stesso che ci vedeva spensierate, felici e incoscienti appena un anno fa. Per noi meteoropatici il tempo instabile è una maledizione. Col sole siamo felici, con la pioggia tristi. Di solito è tutto molto semplice, ma se nel giro di un pomeriggio si passa dal sole alla pioggia e viceversa per due o tre volte, allora le cose si complicano. Come la dovremo concludere questa giornata? Malinconiche e pensose a fissare l'orizzonte pensando al passato; o spavalde eroine che costruiscono il guardaroba di oggi alla faccia di quello che fu? È stretta in questo dilemma che ho pensato che la chiave è la moda. Alla fine i vestiti si comprano sempre nuovi, (il vintage è una moda buona per i parvenus). Sempre nuovi. Si guarda avanti, sempre. Che con il tempo si mettono su chili e il corpo cambia e certi capi non ti entrano più. Domani è un altro vestito.

martedì 20 maggio 2008

Morgan, o dell'importanza

Morgan di nuovo sublime in un'intervista a Banality Fair: «Ultimamente flirto troppo con la mia libreria».
Il resto dell'intervista parla dell'amore spezzato con Asia e non lo riportiamo, perché è giusto che restino affari suoi (condivisi coi lettori del noto settimanale, è vero, ma noi qui vogliamo avere rispetto lo stesso). E comunque sono parole autentiche. Mi è venuta in mente quella frase lì: "Se d'amore è proprio vero che non si muore. Che cosa faccio nudo per strada mentre pio.ove. E c'è di più. Non dormo da una settimanaaa. Per quel cuore di puttana. Sono andato al cinema e mi han mandato vi.iia. Perché piangevo forte e mangiavo la sua fotografia"