venerdì 29 gennaio 2010

Vita di coppie

Dal Giornale del Popolo del 29 gennaio
Gli uni una fortuna da svariati milioni di dollari, gli altri quel che resta della sinistra italiana. Questa settimana ci siamo presi un bello spavento pensando a quello che si sarebbero dovuti dividere Angelina Jolie e Brad Pitt e Lella e Fausto Bertinotti. Per giorni voci incontrollate davano entrambe le coppie sul punto di lasciarsi. I giornali si sfidavano a dividere le varie eredità, come avvoltoi lanciati a contendersi i resti materiali e immateriali di un amore naufragato. Non sono paragonabili, direte voi, una coppia di simpatici e attempati signori italiani e una di irraggiungibili divi hollywoodiani. L'ex presidente della Camera italiano nonché leader comunista Fausto Bertinotti e sua moglie Lella hanno certo qualche casa, figlio e nipote in comune, ma più di tutto hanno una solida tradizione amorosa d'altri tempi, iniziata nelle manifestazioni davanti alle fabbriche, suggellata da un matrimonio celebrato in chiesa oltre cinquant'anni fa e risultata inossidabile all'imborghesimento da salotto rischiato quando Fausto sedeva sullo scranno più alto di Montecitorio. Brad e Angelina hanno sei figli (tre adottivi e tre naturali), diverse case sparse nel mondo, un valore di immagine quantificabile in milioni di dollari e soprattutto sono la dimostrazione della assoluta non democraticità del mondo, in cui il principe azzurro non si innamorerà mai di quella pezzente di Cenerentola ma di certo di una delle sue sorellastre col vestito scintillante, quelle che una tradizione falsa e buonista ci ha sempre dipinto come racchie e in realtà erano le più fighe del reame. Fausto e Lella sono la dimostrazione che non si può dormire nello stesso letto e votare per due partiti diversi. Brad e Angelina sono la dimostrazione del fatto che un gran figo non potrà mai fidanzarsi se non con una sua pari grado in bellezza ed esposizione mediatica. E se si fossero lasciati noi non avremmo avuto più valori in cui credere.

lunedì 25 gennaio 2010

venerdì 22 gennaio 2010

Rotondità patinate

Dopo Demi Moore e Monica Bellucci, anche Elisabetta Gregoraci si mette in posa col pancione. Ovviamente, su Chi, ma quelli che vogliono darsi un tono lo leggono qui. E a proposito dell'ipotesi di chiamare il figlio Falco: «I have no idea who put that idea into Flavio's head. I am going to go for a more traditional name, that's how I am. I wouldn't mind Flavio junior. That way we wouldn't have to change the initials on the clothes».

Cambiali affettive

Dal Giornale del Popolo del 22 gennaio
Sono in coda in un grande magazzino quando di fronte alla gigantografia di George Clooney passano mamma, bimba di pochi anni e nonna. Le signore trotterellano dietro alla nanerottola, la stessa che poco prima, nel mezzo del reparto biancheria per la casa, urlava come un'aquila per ottenere non so quale oggetto. Di fronte al viso di Clooney la mamma mette alla prova la cultura pop dell'infante (non è mai troppo presto) cercando di cavarle qualche parola di bocca. «Allora tesoro, chi è quello?». Niente. «Su, dai, chi è?». E via di seguito per una decina di volte finché la bambina, visibilmente scocciata, risponde: «Il papà». Scoppio di risa e tenerezza da parte di mamma e nonna, già pronte a iscrivere l'episodio nell'agiografia del piccolo genio che ogni madre ritiene essere il proprio pupattolo. Scene di ordinaria modernità che tornano in mente quando i giornali di gossip annunciano che Elisabetta Canalis vorrebbe un figlio da George Clooney. Lui dice che il progetto può essere affrontato nel giro di un anno ma mette le mani avanti: di matrimonio non si parla. Siccome Elisabetta è comunque un nostro orgoglio e catalizzatrice di invidie incrociate e travasi di bile (non per Clooney, l'abbiamo detto cento volte, ma per i red carpet) la questione ci ha interrogato parecchio. Possibile che un uomo sia disposto a firmare una cambiale in bianco della definitività come la riproduzione e non a convolare a nozze? Ma che razza di psicologia hanno? Manco fossero loro a doversi strizzare in un vestitaccio lungo e bianco. E il bianco sbatte, care mie, se no non si capirebbe perché il mondo pulluli di spose lampadate. Il bianco sbatte. Anche se mai quanto le notti bianco cui ti costringerebbe la prole.

venerdì 15 gennaio 2010

Cotti e cambiati

Dal Giornal del Popolo del 15 gennaio
«Non riesco a scrivere oggi». «Impegni?». «No, è che proprio non sono in giornata da ficcanaso». Eppure non si può dire che la settimana sia stata priva di notizie a prova di bomba. La moglie del premier irlandese ha tradito il marito con un diciannovenne figlio di un macellaio (notare la precisazione classista) e lo ha costretto (non il macellaio, il marito) a lasciare l'augusta poltrona. Il mondo delle commentatrici serie dei giornali, da Natalia Aspesi in giù (o su?), s'è scapicollato a scrivere che evviva, era ora, perché scandalizzarsi per una cosa che i maschi fanno da sempre? Si sono sprecati persino paragoni con Sex and the city, nell'ingenuo convincimento che il suddetto fosse un serial sulle donne promiscue e non sull'eterno tema della ricerca del principe azzurro. Nel frattempo Elisabetta Canalis imperversa sui tabloid di mezzo mondo e ormai anche sul sito di People si trovano più veline che dive di Hollywood. Per non parlare dello shock ritrovarsi sul Daily Mail la sparata di Emanuele Filiberto di Savoia che sostiene di aver avuto un flirt con Kate Moss. Non è tutto: questa settimana abbiamo appreso che dopo innumerevoli cornificazioni reciproche a mezzo stampa Jude Law e Sienna Miller potrebbero finire all'altare. Per di più un caporedattore del Giornale del Popolo si è messo a dieta e sgambetta su un tapis roulant perché questa volta, dice, la borsa della palestra non la userà solo perché è la più adatta ad essere imbarcata come bagaglio a mano su un volo diretto a Londra. La notizia più destabilizzante, insomma, è che la gente cambia. E i cambiamenti sono quasi più destabilizzanti dei propositi. Alla ficcanaso è venuta in in mente una scellerata sera di svariati anni fa. Quella volta che a un tizio disse che per lui avrebbe imparato a cucinare. Grazie a Dio è scappato a gambe levate.

venerdì 8 gennaio 2010

Disarmati

Dal Giornale del Popolo dell'8 gennaio 2010
Con il body scanner buona parte di noi sarebbe stata arrestata a 13 anni per via della cartuccera porta soldi cucita nei pantaloni in occasione della prima traversata della Manica. Il terrorismo lo facevano le madri convinte che i malviventi del Regno Unito aspettassero solo di derubare ingenue adolescenti brufolose in coda da Pizza Hut per una vacanza studio. Con il body scanner non è solo che non avremo più segreti, è che ci verranno sottratte in trenta secondi le armi essenziali di ogni donna: vestiti giusti, eloquio fluente, sbattiti di ciglia sotto un ombretto ben steso, risate buttando indietro la testa (mai notato che tutte le protagoniste fighe dei libri ridono “reclinando leggermente indietro la testa”?). Saremo derubate di tutto l'arsenale di armi distrazione di maschio costruito in anni di duro lavoro per nascondere che, ebbene, quelle cosce così slanciate da un tacco ben calibrato sono ben diverse da come si illudono di apparire. In questi giorni sentirete battute grevi di uomini che non vedono l'ora di farsi scoprire in tutta la loro virile possenza da un'inserviente aeroportuale, donne preoccupate che si svelino le loro protesi al seno e chissà magari pure le macchie di leopardo di improvvide iniezioni di botulino. La verità che la democrazia di un corpo nudo e in bianco e nero ci preoccupa tutti. E se persino una ceretta non perfetta venisse scoperta? E se i mutandoni panciapiatta alla Bridget Jones fossero scambiati per quelli di un attentatore? Qualcuno dice: e che sarà mai, in fondo ci esponiamo tutti al pubblico giudizio ogni anno in spiaggia. Falso. Fasce, cappelli, riviste copri trippa. Anche lì abbiamo trovato il corrispettivo sociale di una luce spenta in camera da letto. Ma con il body scanner salterebbe in aria tutto.