venerdì 22 febbraio 2019

Non c'è trucco, non c'è inganno


Da Ticino7 del 22 febbraio 2019
Ora che il termine “Ferragnez” è entrato ufficialmente come neologismo nel "Il Libro dell'anno" della Treccani non dobbiamo neppure più sentirci in colpa come chi perda tempo con delle frivolezze. Oggi sappiamo che quelle frivolezze hanno un nome ben preciso e condiviso, come accade alle cose che contano. Sarebbe bello se nell’edizione 2019 del volume, che registra le nuove tendenze e i neologismi, comparisse Beauty Bites. È il nome della masterclass di trucco e parrucco tenuta il 9-10 febbraio scorso a Milano da Chiara Ferragni e dal suo amico, truccatore e parrucchiere personale Manuele Mameli. La masterclass di Chiara e Manu (che potrebbe essere ripetuta a breve “stiamo valutando di organizzare un vero e proprio tour”, hanno detto) è stata ovviamente successo, con i biglietti andati esauriti in pochi giorni e sponsor del calibro di Sephora e Lancome.
I partecipanti hanno pagato cifre variabili tra i 300 e i 600 euro per poter assistere alle lezioni e ai tutorial e avere il privilegio, al termine dell’evento, di sgranocchiare un avocado toast insieme a Chiara e Manu e ovviamente scattare qualche foto. Ovviamente tutti i giornali hanno scritto che le ragazzine pagavano fior di quattrini per fare le foto con la fashion blogger, ma in ballo c’era nientemeno che la possibilità di immergersi nel mondo di Chiara e del suo credo.
Dal momento in cui la regia ha introdotto Chiara (con le qualifiche, nell’ordine, di Mom, CEO, Wife) abbiamo capito che la posta in gioco era più alta: perché la bellezza non è nulla di frivolo ma un’occasione di empowerment. Sentirsi belle ed essere belle serve a sentirsi bene, a essere indipendenti e felici. Doveva essere una scuola di trucco, ma per quelle cose ci sono i tutorial su Youtube. Chiara ha dato ai suoi fan (e a noi che abbiamo sbirciato il più possibile dalle stories di Instagram) esattamente quello che volevano: un viaggio in prima classe nel suo mondo dove anche un banale mascara è spunto per ribadire la ricetta di un successo idealmente alla portata di tutti. Se ce l’ho fatta io, ha detto Chiara, ce la potete far anche voi. Non c’è trucco, non c’è inganno. E questo vale qualunque prezzo del biglietto.

La prova dell'uovo


Da Ticino7 del 15 febbraio 2019
Uno sceglie la domenica sera per fare la piadina per tutta la famiglia. L’altro il sabato si diletta con la pizza. Generalmente prepara autonomamente l’impasto e ne segue la lievitazione con attenzione. Anche quando ricorre all’aiutino dell’impasto già pronto ci mette comunque tanto impegno e dedizione. Soprattutto da quando la zia gli ha rivelato che la pizza si cuoce meglio nella teglia dei dolci. Ha il piglio dell’iniziato e anche i bambini restano incantati a guardarlo. Questi sono solo alcuni dei maschi zelanti che abitano le case delle altre. Per carità di patria non citiamo quelle che hanno degli chef per mariti. “Bè, il mio svuota la lavastoviglie” dice l’amica interrogata, il tempo di una risposta veloce prima di correre al cinema. Però trova il tempo di rilanciare: “Porta anche giù la spazzatura, pianta i chiodi. E sono sicura che anche il tuo lo fa. Non lamentarti sempre!”. Altre volte dall’altra parte c’è un orecchio paziente che cerca di capire cosa non vada. Spazzatura? Lavastoviglie? Il confessore -maschio- cerca di dare voce all’altro punto di vista: “Decine di uomini confessano solo a me che fanno gli straordinari per arrivare a casa più tardi ed essere lasciati in pace”. Il confessore maschio dice che noi donne siamo petulanti. Che chiediamo le cose e poi non siamo mai soddisfatte di come le fanno. Prendiamo la lavastoviglie, per esempio. Sappiamo che c’è una letteratura scientifica nutrita sui coltelli a testa in su o a testa in giù. Sappiamo anche che in certe famiglie il dibattito porti a lanciarseli, i coltelli. Sappiamo che di fronte al partner che propone di mettere una pentola antiaderente in lavastoviglie, molti reagiscono con lo scandalo di chi si trovasse invitato a una serata tra scambisti. È stato un lungo preambolo, quello di queste righe. Ma tutto serviva a raccontarvi quello che è successo poche sere fa.
“Per favore sbucci tu l’uovo sodo alle bambine?”. Dall’altra parte lo sguardo non è annoiato, non scocciato e neppure svogliato. È semplicemente e definitivamente terrorizzato. Neppure il tuo sguardo di fronte alla caldaia bloccata è paragonabile. Gira per la cucina per dieci minuti dicendo di non vederlo. Poi lo trova sotto il suo naso e capitola: “Non ho mai sbucciato un uovo sodo, non sono capace”.


Invecchiare malissimo

Da Ticino7 dell'8 febbraio 2019

Alcuni te li ritrovi davanti in pizzeria. Altri in qualche appuntamento importante che il tuo capo ti rifila all’ultimo minuto. Altri hanno oggi il potere di decidere se finanziare o no un progetto di cui tu fai parte. Sì perché il cazzeggiatore perenne dell’ultima fila ai tempi dell’università oggi indossa la giacca elegante del manager affermato. L’adolescente che hai conosciuto al di là della Manica nella prima vacanza studio della tua vita oggi è il commerciale che cerca di venderti le sue competenze di grande professionista, in maniera solo leggermente diversa da come, vent’anni fa, ti convinceva a fuggire dalla sorveglianza degli insegnanti per spingersi fino al paese a mangiare i Fish&Chips. Il tizio che ci provava con la tua amica e intanto flirtava con te è ostaggio di una pizzata del sabato sera in cui gli adulti sono in netta minoranza rispetto ai bambini. Siedono due tavoli oltre il tuo e non c’è l’imbarazzo di quando incontri un ex, ma tutta la curiosità di vedere che fine hanno fatto le persone con cui hai condiviso un pezzetto di quel tempo in cui si tornava alle quattro di mattina senza risentirne per una settimana intera. Incontrando un ex cerchiamo di capire quanto è felice, sempre con quell’aria stupita di chi non può capacitarsi che ci sia vita dopo di sé. Rivedendo gli amici persi di vista, invece, abbiamo un solo e unico obiettivo: quantificare lo stato e la qualità dell’invecchiamento. Ne parliamo diffusamente con le amiche il giorno dopo, concludendo generalmente che lui era vecchio già da giovane e lei guadagna punti come moglie in formissima regina della pizzeria. Concludi che sembrare vecchi già da giovani è in fondo un immenso vantaggio e ti domandi, sempre confabulando con l’amica, come gli altri vedano te. “Bè dai non mi dirai che sono invecchiata quanto loro? Saperlo mi lavavo i capelli e non andavo in pizzeria conciata in quel modo, ma credo in ogni caso di aver fatto la mia porca figura”. Arriviamo persino a concludere che un leggero sovrappeso, in questa età della nostra vita, è un vantaggio non da poco, alleato prezioso contro il cedimento dei tessuti e la comparsa delle rughe. Perché è ovvio ed evidente: solo gli altri invecchiano malissimo.



Un mese di astinenza

Da Ticino 7 del 1 gennaio 2019 
Il giorno in cui prenderete in mano queste righe sarà passato quasi un mese. Trenta lunghi giorni che mi hanno vista ridotta come una persona del secolo scorso. A non avere nulla da dire alla macchinetta del caffè, improvvisamente estranea in quei momenti in cui persino i capi si concedono qualche confidenza. Tiri avanti con sorrisi di circostanza fino a che non hai il coraggio di dirlo pubblicamente: un mese fa ho detto addio ad Instagram e oggi mi ritrovo senza uno straccio di feed da consultare prima di dormire. Orfana della mia preghiera social della sera, ho riscoperto il grande amore per Twitter (del resto, Sanremo è alle porte), tastato il terreno con LinkedIn, ciondolato su Facebook. Ho persino accarezzato l’idea di leggere uno dei 24 libri accatastati sul comodino.
Lo stesso piglio deciso e insieme indolente di quando chiudevo a porta in faccia allo stronzo numero uno. C’erano periodi dell’anno in cui chiamava spesso ed era proprio in quei momenti che io di punto in bianco dicevo che così non poteva funzionare e lo rispedivo a casa, imponendo una punizione che ovviamente veniva percepita come tale solo da una delle due persone della coppia. Indovinate da chi?
I miei amici che sanno cos’è il digital detox mi dicono che Instagram non basta. Sembrano quelli che criticano ogni frutto che mangi e ripetono che la Dukan fa malissimo al fegato. Vorresti ribattere che intanto hai cominciato da qualcosa e questo ti sembra un ottimo obiettivo. Certo, bisognerebbe dedicarsi anche alle email per imporsi di controllarle meno di 40 volte all’ora e provare un’azione definitiva contro questo demone che ci impedisce di rimanere concentrati sulla stessa cosa per più di 45 secondi. Ma da qualche parte bisogna pure cominciare e sono sicura che non c’è dottore che non apprezzerebbe lo sforzo di chi tra settimane si domanda come è andato il viaggio di ritorno dalla luna di miele di Fedez e Chiara Ferragni. Sbircerò dal cellulare della mia collega o leggero gli articoli dei giornali, evidentemente destinati a gente vittima dei propri propositi come la sottoscritta. O più probabilmente ricomincerò a dipendere dai tondini delle stories. Del resto il numero dello stronzo numero uno lo so ancora a memoria.