venerdì 10 luglio 2020

All'outlet delle mutande

Da Ticino7 del 4 luglio
Ci sono provinciali più autolesionisti di altri, che oltre a coltivare sogni a abitudini al di sopra delle proprie possibilità (economiche e sociali) rifuggono ciò che altri provinciali, maggiormente dotati di senso pratico, sono soliti fare: frequentare gli outlet. Ora, immaginate di essere una di quelle persone e di ritrovarvi un giorno in un outlet di intimo. Quello che due giorni prima avevate deciso di abolire dal vostro armadio, stufe delle etichette lunghissime necessarie per indicare i posti più improbabili del mondo in cui la merce viene realizzata. Immaginate di andare in un posto del genere, di ritrovarvici per caso e di entrare, ovviamente, con il fermo proposito di non comprare nulla. Non solo perché il parco mutande e reggipetti di cui disponete vi consentirebbe di non fare la lavatrice per quattro settimane di fila, ma perché avete scoperto dentro di voi il gusto degli acquisti sostenibili, misurati, pensati. Il fast fashion non vi interessa perché ormai sapete che maturità non è solo idratare i talloni ma anche acquistare capi destinati a durare.
In pochi secondi avete di fronte un campionario di modalità per coprire e addobbare le chiappe che attraversa i decenni. Sì perché all’outlet il cotone freschissimo che viene pubblicizzato adesso non c’è e pizzi, nylon e tessuti sintetici spopolano su ogni scaffale annebbiandovi la mente mentre voi cercate di ricordarvi se siete una coppa A-B-C o se sia lecito chiedere a un commesso di indicarvi fino a che lettera arriva l’alfabeto. All’outlet ci sono ancora i perizomi invisibili, lo notate mentre la over 50 di fronte a voi si china sul cestone “perizomi in offerta” mostrando quello che indossa lei. All’outlet ci sono le coppe piene di frange e lustrini, le culotte e gli slip brasiliani tanto amati da chi pensa di aver trovato il giusto mezzo tra sexy e zozzona. Non sai mai quello che può succedere, dice il saggio, quindi alla mutanda s’abbina sempre un reggipetto intonato. Tornate a casa con un completino giallo fluorescente con cui illuminerete le vostre notti. In un momento di follia i toni del cipria non vi appartengono più ed eccovi anche in viola e arancione, pizzi e brasiliane.
Starete sveglie tutta la notte. A pensare che diavolo di canottiera bisogna abbinare con delle mutande viola e arancioni.

Il plexiglas e la montagna

Da Ticino7 del 27 giugno 2020 
Litigavamo perché ci vedevamo troppo, tutti vicini vicini dentro casa. Litigheremo perché non ci vediamo da troppo tempo, ora che ciascuno si è allontanato come poteva: i pargoli in villeggiatura dai parenti, i genitori in ufficio.
La dispensa è abbondantemente rifornita di lievito secco, pomodori pelati e tonno. Quest’ultimo l’abbiamo pagato una fortuna dall’ortolano nei giorni in cui non si trovava da nessuna parte. Solo dopo ci siamo ricordate che a nessuno di coloro cui sono concessi i carboidrati in questa casa piace il sugo al tonno. Abbiamo anche il latte a lunga conservazione e le patate, ottimi se non avessimo sviluppato un’intolleranza diffusa ai latticini. Un vero peccato dopo che le settimane di allenamento al purè davano i primi risultati.
Dall’altra parte, il frigorifero piange. Due uova e tre carote ammuffite ci aspettano ogni sera quando rientriamo, constatando quanto siano attraenti e pulite le case che restano disabitate per la maggior parte della giornata. La ricotta ci ha guardato per due settimane prima della data di scadenza come a chiederci quando ci saremmo decise a impastare quegli gnocchi con cui sfangavamo due pranzi a settimana durante il lockdown.
Siamo tornate alla pigrizia di sempre, aggravata dalla sensazione di aver tanto sofferto nei mesi scorsi da essere ora legittimate all’ozio più assoluto. La realtà conferma quello che prevedevamo all’inizio, sommerse dalle multiple epifanie delle cose semplici che ci arrivavano da ogni dove: non è andato tutto bene, abbiamo imparato molte cose e le abbiamo dimenticate al primo accenno di normalità, non ne siamo usciti migliori. Anzi, stiamo ancora litigando per capire se e come ne siamo usciti davvero, quando rientreremo, dove andremo a finire. Il desiderio di godersi questi scampoli di ritrovata libertà ci ha distratto; non solo dalla spesa e dalla cucina, compresa quella di sopravvivenza, ma dall’attività più importante: trovare i colpevoli.
Perché siamo convinte, signore mie, che dietro alle immagini dei gabbiotti in plexiglass sulle spiagge della Romagna (grazie a Dio rimaste al livello di spaventosi rendering pubblicati dai giornali) ci sono sempre e solo loro: i lobbisti della montagna, pronti a servirsi di qualunque mezzuccio per allontanare le nostre pelli candide dai litorali che meritano.