mercoledì 12 febbraio 2020

Mamma, ridi a bassa voce

Da Ticino7 del 7 febbraio 2020
In questo febbraio che comincia con Sanremo e finisce con il carnevale abbiamo a disposizione decine di progetti per renderci ridicoli agli occhi del mondo. Su tutti svetta il sempreverde “attrezziamo 90 metri quadrati come se fossero 200”, che questa estate ci vedrà impegnati in nuovi lavori in zona notte. I progetti vanno rivisti a breve per inventare magicamente spazio per armadio delle scarpe e baule delle borse e per evitare la crisi di nervi delle bambine comprando il loro consenso con una casa di Barbie grande poco meno della nostra. Abbiamo anche abbozzato un programma per le vacanze, che ovviamente ci vedrà impegnati nel concederci pochi giorni spezzettati in posti carissimi, sempre per quel solito saggio mantra: facciamo pochissime vacanze ma spendiamo come se ne facessimo dieci.
La settimana bianca, per dire, s’è conclusa da poco con l’opportuno cambio di denominazione in tre giorni bianchi. Abbiamo sciato come persone serie, trovandoci il mattino preso sulle piste. Bambine appena sopra il metro perfettamente equipaggiate per lanciarsi sulle piste nere ad esibire una sportività inspiegabile con la genetica. Di fronte alle creature non abbiamo fatto neppure una sosta ai bar a bordo pista per il classico Bombardino. Solo colazione proteica e via a sciare a rotta di collo fino a sera. In seggiovia si cantava, con padre che indicava i nomi delle cime e madre che faceva la stupida. E loro ridevano come pazze. È molto probabile che la cosa funzionerà ancora per qualche anno al massimo.
C’è questa situazione singolare, nelle famiglie, per cui solitamente quando i genitori iniziano ad entrare in una fase della vita che seppellisce i freni inibitori (e forse anche la dignità) i figli iniziano a vergognarsi di loro. Ricordo ancora quando nella monotonia del litorale adriatico si camminava con mia madre, ore con l’acqua fino alla vita per rassodare le chiappe e coprire i cuscinetti. Chiacchierando di tutto e di più lei agitava le braccia in grandi cerchi per fare esercizio e tentare di ottenere un avambraccio alla Michelle Obama. Io mi allontanavo, la pregavo di smettere perché qualcuno senz’altro da riva ci avrebbe riconosciute. E non importa se c’erano soltanto vecchietti in cerca delle vongole. Io dovevo pensare alla mia dignità e lei improvvisamente era un ostacolo insormontabile. Non importava che anni prima mi avesse aiutato a scendere dalla seggiovia, tirato per minuti interminabili con la racchetta a mo’ di skilift e preparato panini per la merenda facendo provviste nel buffet pantagruelico dell’hotel. Neanche che mi avesse aiutato a fare la cosa più difficile del mondo, ovvero scendere le scale del rifugio con gli scarponi (perché i bagni sono sempre e solo al piano di sotto) e liberarmi dalla morsa della tuta antivento e antifreddo per poter far, finalmente, la pipì in equilibrio precario.
D’un tratto iniziava a ridere troppo forte a essere troppo buffa e cretina. Il fatto che stesse simpaticissima alle mie amiche non faceva che peggiorare la situazione. Il tempo di una settimana bianca in versione ristretta e realizzi che sei dall’altra parte, anche se scendere le scale del rifugio con gli scarponi resta un’impresa al di sopra delle tue possibilità. È un periodo difficile. E per non scomodare cifre importanti vi dirò che è l’anno in cui abbiamo l’età che avevano i nostri genitori nelle foto con noi da piccoli. Quando ancora ci facevamo fare le foto con loro.