Da Ticino7 del 31 maggio
La bambina numero uno ha provato un videogioco a casa di
amici. È affascinata. “Posso chiederlo a Babbo Natale?”. “Certo, puoi chiedere
tutto quello che vuoi”. Indovina l’espressione sorniona e provoca: “Se non me
lo porta significa che Babbo Natale siete voi!”. Non serve spiegare che il
vecchio è solito accordarsi con i genitori, perché vive quell’adolescenza
meravigliosa dei sette anni in cui non c’è spazio per la mediazione: “Voi siete
cattivi e ottusi perché non amate i videogiochi”. Pochi giorni prima si
discuteva dei compiti, con gli adulti che la esortavano a fare “il proprio
lavoro” senza tante storie. “Voi per il vostro lavoro venite pagati, io no.” Ci
siamo ricordati di quella volta del picchetto sindacale per chiedere il permesso
di mangiare i wurstel con le mani e infilare le dita del naso e abbiamo deciso
che fosse meglio non girarci intorno: Babbo Natale non esiste, per i
videogiochi bisogna aspettare un po’. Piangono entrambe cinque minuti. E poi:
“Ok ma quando potremo avere una paghetta per comprarci quello che vogliamo?”.
“Ma la Befana? Perché lei è più importante, vecchia e sola, non come quel
comodone con la slitta che fa faticare solo le renne”.
Nel bel mezzo di queste discussioni la scuola si è messa in
mezzo proponendo il progetto tablet. Solo il consenso unanime dei genitori
consentirà ai bambini di avanzare verso le meravigliose sorti e progressive, ci
hanno ammonito. L’assemblea, che di solito si scanna per aggiungere ore di
lingua straniera e ottenere una commissione genitoriale di sorveglianza alla
mensa, è incredibilmente compatta: le tecnologie aiuteranno i nostri bambini.
In fondo alla sala siamo rimasti solo noi retrogradi, azzardiamo obiezioni,
sembriamo degli Amish sostenitori delle candele mentre gli altri si godono
l’elettricità. Chiediamo di discuterne, a casa litighiamo furiosamente anche
sull’unica cosa su cui siamo d’accordo. Non sarà un caso che i più grand della
Silicon Valley mandino i figli in scuole dove la tecnologia è bandita?
Chiediamo informazioni, consigliamo cautela, per un momento siamo pure tentati
di inviare una corposa rassegna di studi che sostengono la nostra idea. Ci
sentiamo soli. Per fortuna con noi c’è di sicuro quel vecchio retrogrado ottuso
di Babbo Natale.