venerdì 20 settembre 2013

Io, te, iOS7 e un videomessaggio

Dal Giornale del Popolo del 20 settembre

Degli aggiornamenti si occupa qualcun altro. Accade anche con le bollette, il calcolo delle tasse e tutta un'altra serie di cose il cui disbrigo rende desiderabile la presenza non saltuaria di un uomo nella vita. Quelle di noi che hanno a tal punto bisogno dell'assistenza tecnica e tecnologica da fidanzarsi o sposarsi ne hanno approfittato anche per l'ultimo aggiornamento software dell'iPhone. Lui ha avviato la procedura prima di dormire, noi siamo andate a letto con il presentimento che nulla sarebbe più stato come prima. E in effetti la sveglia è stata traumatica: i colori sgargianti, i caratteri paurosamente snelli a confronto di icone enormemente invadenti nel design e nei colori. Per non parlare delle novità di contenuto (upgrade, li chiamano) che ci siamo rifiutate di esplorare e che hanno amplificato paurosamente la sensazione di possedere un oggetto che sappiamo usare per un quarto delle sue potenzialità. Per carità: niente di irreparabile per le fan dell'accumulo felice che possiedono diverse decine di borse e paia di scarpe e ne indossano abitualmente tre. Eppure l'episodio aggrava la diagnosi di inguaribile resistenza al cambiamento. Il barista di fiducia, sorpreso che quella mattina mangiassi una brioche invece del solito panino, ha detto che devo solo abituarmi. Che è tutto più facile, comodo e che devo solo dare tempo al mio cervello di capire che qualcosa sta cambiando. Insomma devo farmene una ragione. Ma io ho registrato un videomessaggio in cui la mia tesi sul complotto è esposta in maniera combattiva e decisa. E sicuramente troverò centinaia di migliaia di persone pronte a dirsi d'accordo con me.

mercoledì 18 settembre 2013

Voltagli le spalle e vedrai che t'amerà (a qualunque età)

La sera prima al telefono sospirava come insegnano nei film o in quelle pubblicità che la maggior parte di voi è troppo vecchia per ricordare. Quelle di quando l'amore si diceva e non si chattava saltellando con le dita su uno smartphone e bastava una cornetta a trasmettere i sentimenti. «Anna, amore mio, ci vediamo domani!». Poi domani arriva ed è sempre un altro giorno e non sempre è un bene. Così arriva domani e col domani quell'altra. Peggio vestita di lei, con scarpe improbabili e abbinamenti inutili, non ha niente di invidiabile né di attraente. Solo, è un'altra. È nuova, non s'era mai vista prima e a lui basta per allungare mani, tentare baci allungando il collo per non essere ostacolato dalla scarsa altezza. Lei, quella che la sera prima era oggetto di sospiri telefonici, guarda perplessa, come ogni vera donna sul crinale dell'unica scelta binaria che conta: reagire con le lacrime o con l'indifferenza? La risposta arriva dopo pochi minuti quando un altro maschio, più grande, fa il suo ingresso, trova due sciocchi che si tengono per mano e un cuore spezzato in via di guarigione. Non è necessario avere più di un anno e mezzo per capire che un maschio si comporterà sempre come quando aveva tre anni ed arrivava la bimba nuova all'asilo. E una vera femmina troverà sempre un maschio più grande con cui giocare coi Lego.

venerdì 6 settembre 2013

Quando cominci a spiare gli adolescenti sui bus è già troppo tardi


Probabilmente è un altro di quegli spietati rivelatori di età, come la consapevolezza che i talloni vanno idratati. Quelle scoperte o manie che ti ritrovi addosso da un giorno all'altro e ti fanno finire di diritto in una fascia umana e antropologica dove la scusa della post adolescenza non si puó più sfoderare neanche per i giustificare i traumi più irrisolti. Si sta parlando di quella sorta di istinto materno (essenzialmente culturale e non affettivo, dunque totalmente slegato dall'eventuale presenza di prole) che ti conduce ad osservare gli adolescenti sui mezzi pubblici. E ad ascoltarne i discorsi, signora mia. Perché quelli ne sanno di politica, tv e sesso più di quanto noi immaginassimo nelle ripetute sessioni amorose di Barbie e Ken che inscenavamo alla loro età. E così, appollaiati su gambe lunghissime scoperte da calzoni cortissimi (ma allora, ai nostri tempi, eravamo tutti grassi o vittime di una moda mortificante?) parlano con scioltezza di corna, amori, sotterfugi dai genitori, fughe al mare, ragazzi spezza cuore più grandi di loro e promesse di vita insieme scambiate in chat notturne e ad alto tasso di confidenza. Origliamo pensando che dovremmo preoccuparci che le nostre figlie diventino così, con problemi da adulte e cervelli da ragazzine prima che noi possiamo spiegar loro la differenza tra la french e la fish manicure. Ci pensiamo per un istante, appesi al futuro con timore e tremore come adulti qualsiasi. Finché ci accorgiamo che più preoccupante è il non avere in borsa la loro fresca follia adolescente, ma solo un'ottima crema idratante per i talloni.