lunedì 28 aprile 2008

Lorè

Dal Giornale del Popolo del 25 aprile 2008
Noi lo chiamiamo Lorenzo. O anche Jova, qualche volta. Al suo primo concerto indossavo dei pantaloni militari molto larghi e molto anni Novanta e una canottiera bianca che potevo ancora permettermi perché avevo braccia presentabili. Ai concerti successivi ho cercato di mettere le stesse cose. Al prossimo, quello per cui passerò una notte in bianco in treno il prossimo giugno, probabilmente non mi andrà nessuno di quei capi da adolescente e dovrò limitarmi ai dr. Marten's (che stanno tornando di moda, lo dico perché possiate tirarli fuori dalla soffitta della vergogna). Quando finalmente i miei mi hanno comprato il motorino l'ho guidato sempre come lui cantava. Perché c'erano quei versi: "E le ragazze di città prendono il motorino e si siedono proprio sul bordo del sellino e coi capelli sciolti guidano con aria sicura e guardandole la vita sembra meno dura". E io vivevo in un paesino e con il casco i capelli sciolti sono una maledizione, però ho sempre guidato sicura sul bordo del sellino perché hai visto mai che lui passava di là e gli buttavo all'aria la sua immagine idilliaca. Ancora oggi guido nello stesso modo perché io di Jovanotti non sono una simpatizzante, sono una fan così sfegatata snob e oltranzista da non potermi nemmeno iscrivere a un fan club. E dovevate vederlo la settimana scorsa alle Invasioni barbariche. Ha detto che la sua amata lui la chiama la sua donna "che non è bello, ma la mia compagna non mi piace". E io sarà che è proprio un periodaccio, ed è primavera e io somatizzo come se avessi davvero una sensibilità, io su quella frase mi sono commossa. Come dieci anni fa con "chissà se stai dormendo a cosa stai pensando"

venerdì 18 aprile 2008

Come se il problema fosse lo zerbino umano e non 'sto mocasso col calzinoooo!

Aspettando SATC

Dal GdP del 18 aprile 2008
Esce in America il 30 maggio, l'Atlantico non lo attraverserà prima dell'autunno. Si tratta del film tratto dal telefilm Sex and the city. Abbiamo aspettato questo film con la puzza sotto il naso di chi teme che un suo mito finisca nelle mani inesperte delle folle. Insopportabile l'idea che le masse possano sentirsi in diritto di adorare Carrie e le sue amiche con la faccia tosta dei parvenu. Quel diritto andrebbe concesso solo a noialtre che il telefilm lo seguivamo dalle prime puntate, quando il copione era scandaloso e geniale e meno patinato. Le ultime serie di Sex and the city, invece, sono la festa del product palcement, con marchi di stilisti in voga ben in vista e in ogni scena un allure decisamente distante dal politicamente scorretto della prima ora. Con la decisione di chi fa un proposito e crede seriamente di esser ein grado di tenergli fede avevamo deciso che non avremo visto il film. Il proposito reggeva fino a che un'amica non ci ha sottoposto a tradimento il trailer del film. I tipici quaranta secondi in cui si capisce tutto e il contrario di tutto della trama, fino a che non viene trasmesso lo scambio di battute più bello della storia. Carrie sembra essere stata chiesta in sposa dal suo amante fedifrago di sempre, Mr. Big. "Ci si aspetta che io compri un diamante?", domanda lo spezzacuori pentito. "Oh, comprami un guardaroba", risponde l'innamorata con l'occhio scintillante. Lo guarderemo e lo aspetteremo solo per quella frase. Nel frattempo spulciamo il sito dedicato al film. E facciamo il test: "scopri a quale personaggio del film assomiglia il tuo amato". Faremo il test. E quando risutlerà che anche noi siamo irresistibilmente attratte dallo spezzacuori Mr. Big sapremo che, in fondo, ce la siamo cercata. Ancora una volta.

martedì 8 aprile 2008

Il blog di Guia Soncini

Ecco il blog di Guia Soncini, nato per pubblicizzare il suo libro in uscita il 16 aprile. Lo segnalo perché lei è stata la meglio giornalista del nulla che c'è in Italia, in grado di riscattarci da quell'orfanotrofio sintattico che sono i pezzi della rodotà. La frase che c'è qua di fianco ("l'onanismo intellettuale è il più commesso dei peccati" ) si deve proprio a Guia, perché fu lei, molti anni fa, a bollare i blogger come onanisti intellettuali. Una definizione geniale. E oggi lei stessa ha un blog... "perché l'onanismo intellettuale è il più commesso dei peccati". No? Have fun. E fatemi sapere come è il libro.

lunedì 7 aprile 2008

La frase del weekend

"La politica mi affetta" (copyright Maite. Pardon: Michael)

venerdì 4 aprile 2008

Save the post

Da Grazia della scorsa settimana, il nostro eroe ci regala parole commoventi. Poco importa che i titolisti di Grazia abbiano rubricato il pezzo con qualcosa del genere "pessimista coi muscoli", questo è un grande momento di giornalismo e di alta, altissima filosofia. Grazie, grazie, grazie.
A Pietro Taricone. Indimenticato e indimenticabile.

Domanda: Lei sembra una persona che sceglie parecchio (...)
Risposta: Io mi sono posto il problema del domani. Sono un uomo del Sud: per me il lavoro è quello che dura almeno 20 anni e che ti permette di pagare il mutuo e di tirare su una famiglia.
D: Molto chiaro. Che cosa la confonde allora?
R: Mi sto chiedendo se quello che faccio è quello che devo fare. Ho un sacco di domande in testa: sono felice? Mi piace? Faccio tutto per chi mi sta vicino, potrei fregarmene, invece?
D: Risposte?
R: Non so. Ma ho altre domande se vuole: lavoro solo per i soldi? Non sono poi così tanti. Lo faccio per la gloria? Non vincerò l'Oscar con una fiction...
D: E l'amore?
R: Credo che dovrei cominciare ad allenarmi all'amore. Ci sto provando.
D: Che cosa vuol dire?
R: Vuol dire che, se hai fortemente voluto una cosa e non la vuoi più, allora devi cominciare a imparare ad amarla. Vale anche per le persone. Bisogna allenarsi a stare insieme, alla convivenza. Una volta presa una decisione bisogna difenderla, tenere duro. Se sei in confusione devi fartela passare.
D: Perché?
R: Per tenerti il tuo posto nel branco, se lo perdi è un casino.
D: E come si fa a tenerselo?
R: Vorrei essere una di quelle persone tranquille, quelle che ti guardano, ti sorridono e ti dicono dolcemente: gradisci un caffè?
D: Credo sarebbe fortemente fuori ruolo
R: Ha ragione. Forse la vita è tutta lì: nascere, incazzarsi, morire.
D: L'amore non conta?
R: L'amore non serve a niente.
D: Come dice?
R: La famiglia non c'entra con l'amore: è importante saperlo. A volte pensi che sia il momento di dire: non ti amo più. E stai male. È sbagliato. Dovresti pensare: meno male che non amo più, vol dire che ho una famiglia.
D: Che cosa intende per famiglia?
R: Una cosa noiosa e indispensabile. Una cosa che dura, una istituzione, una grotta. Un posto dove tutte le angosce si sgonfiano.
(...)
D: Perché, dicevamo, l'amore non serve a niente...
R: L'amore è come farsi una canna, una bella bevuta. Sembra che ti faccia stare benissimo. Poi passa e ti accorgi di stare da cani. L'amore destabilizza. Da matti.
D: Ma tiene vivo (...)
R: Vivo? Ma scherza? No, non sei vivo, sei solo più solo. Perché sei tutto concentrato su di te, sulle tue emozioni. È come un'intervista: è sempre mortificante.

Galeotto fu l'etto di cotto

Dal Giornale del popolo del 4 aprile

Certe illuminazioni ti capitano così, tra un etto di cotto e qualche fetta di bresaola. Qualche giorno fa il mio grande amico salumiere, che a differenza del meccanico non perde tempo in avances ma si prodiga per la mia crescita culturale, mi ha svelato perché la ragazza moderna fatica ad impalmare il principe azzurro. Pare, sempre secondo il salumiere, che la carrozza che si trasforma in zucca lasciandoci appiedate sia nientemeno che la tanto faticosamente conquistata emancipazione. Essa, sempre stando al salumiere, non solo ci regala lavori faticosi che ci impediscono di frequentare le palestre per cui paghiamo dispendiosi abbonamenti, ma addirittura ci allontana dall'accapparramento del signor Azzurro detto Principe. Me ne sono andata sdegnata con l'etto di cotto sotto braccio pensando che va bene tutto, va bene le tendenze reazionarie e tutte quelle cose lì che sono di casa da queste parti, epperò non si può mica esagerare. Ci stia lui a casa a fare la pasta sfoglia, noi ragazze moderne sogniamo il giorno in cui su una rivista patinata racconteremo con che leggiadria e tenacia teniamo insieme un lavoro di successo e una famiglia da Mulino Bianco. Ci stia lui a casa a fare la pasta sfoglia, appunto. Ché poi me la ricordo ancora benissimo la volta che un tizio con cui stavo sorseggiando un modernissimo cocktail mi disse: il problema è che le donne di oggi non sanno cucinare. Accampava un problema culturale per giustificare il suo disinteresse per la sottoscritta, era evidente. Ci ero arrivata subito. Quindi ci sono rimasta di sasso quando un'amica insospettabile mi ha comunicato l'iscrizione a un corso di cucina. Ieri sera insieme a un esercito di signore perbene ha affrontato lo spinoso tema: Pizza e pan brioche dolci e esalati: imparare a cucinarli a casa. La ficcanaso ci è andata solo per non lasciare un'amica prigioniera di lievito e affini.