lunedì 21 febbraio 2011

Uomini e deterrenti

Dal Gdp del 18 febbraio (con pigro e colpevole ritardo)
Dall'edicolante era impossibile non sentirsi osservati. In ogni scaffale c'era una Elisabetta Canalis. Se in uno scaffale per caso non c'era una Canalis, c'era di sicuro una Belen Rodriguez. Chissà forse c'era anche qualche copertina ardita che metteva a confronto i fidanzati delle due vallette del festival di Sanremo, rispettivamente George Clooney e Fabrizio Corona. È importante dare alla gente ciò che la gente desidera. E la gente desidera sempre associare una donna a un uomo, un uomo a una donna, sempre definire una persona rispetto a un'altra. Non che sia illegittimo, figurarsi. Soprattutto nel caso delle due vallette, che quei bellimbusti non se li sono accattati certo per tenerli nascosti e difendere privacy e vite private. Certo, se non si è vip è tutto diverso. Ci sono quelle che amano riferirsi a mariti e fidanzati nelle conversazioni. E ci sono quelle che li usano solo come deterrenti, scuse o minacce. Per dire: se lui ha promesso di venirvi a prendere e poi si fa attendere per mezz'ora (e voi siete costrette ad aspettarlo perché non si attraversa la città sotto la pioggia coi tacchi se in braccio si hanno preziosi libri di fotografie). Ebbene, solo in quei casi di estremo disagio metropolitano si possono citare mariti e fidanzati, nel tentativo di scoraggiare malintenzionati o semplici galletti ce non si sono accorti di avere la metà dei vostri anni (dio li benedica). «Ehm, no grazie non bevo niente, sono qui che aspetto mio marito». «Ah sì lavoro qua vicino e il mio fidanzato mi sta aspettando a casa». Gli uomini come entità definita e legati a noialtre vanno nominati solo come deterrente alle mire di qualche playboy di serate infrasettimanale. Quindi Elisabetta e Belen dovrebbero imparare a citare George e Fabrizio solo se importunate da quel polentone di Gianni Morandi.

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