venerdì 15 marzo 2013


Dal Giornale del Popolo del 15 marzo  
Fratelli dispersi in guerra, padri morti, sorelle buone e amate, fratelli pazzi, nipoti arcigne e cattive contro la più bella della famiglia. E poi un marito bruttino ma interessante, la figlia malata, la preghiera prepotente alla Madonna del paese e poi la spedizione familiare a Parigi, con le cognate che vanno fin lassù per fare le notti in ospedale e poi una capatina da Vuitton nei momenti liberi. Solo le vite delle nonne possono avere tutto della sceneggiatura senza avere niente della finzione. Quella di mia nonna è una di quelle e ora stiamo cercando di rimettere insieme i pezzi perché sebbene la storiografia familiare sia una pratica molto diffusa in casa, adesso c'è l'ansia di mettere per iscritto, fissare nella memoria. Perché certi dettagli potremmo dimenticarceli. Non certo quello del litigio di gelosia col nonno, con lei che gli tira dietro gli zoccoli e lo lascia senza cibo per tre giorni. Non quello degli spogliarelli in mezzo ai prati della montagna, dove il senso del pudore veniva volentieri barattato per un'abbronzatura come si deve. Non le corse urlanti dietro ai nipoti che regolarmente distruggevano col pallone i suoi amati gerani. Non il magistrale respingimento di un malcapitato che tentava di corteggiarla, lei ormai vedova e ultrasessantenne, alla fermata dell'autobus. Non una chiesa che si riempie per una 96enne in un giorno feriale. Possono riuscirci solo certe nonne come la mia. Perché certe sceneggiature non ti deludono mai sul finale.

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