venerdì 21 febbraio 2014

Il rebus dell'economia domestica


Dal Giornale del Popolo del 21 febbraio
In Sex and the city toccava a Miranda, l'avvocatessa di successo e madre single, sorbirsi le ramanzine e gli sguardi di disapprovazione di una governante vecchio stile scandalizzata dalle disinvolture del suo stile di vita. E bene o male ci sentiamo tutte come lei, sotto esame come neanche durante la visita della mamma, di fronte alle buon'anime che ci aiutano in casa o coi bambini e alle quali, come fosse una “ricompensa” per i pesi che ci tolgono, ci ritroviamo ad attribuire una sorta di autorità morale sulle nostre vite e il modo in cui le conduciamo. Come se il prezzo di avere le camicie stirate e il soggiorno in ordine quando si torna dal lavoro valesse la rinuncia a un po' di sovranità tra le mura domestiche. Tra di noi ci raccontiamo che sono i soldi meglio spesi, che certo a volte ci manca la privacy, ma a qualcosa bisogna pur rinunciare e soprattutto: ormai non sapremmo più fare senza. Poi siamo tutte lì, a confrontarci su cosa ha detto a me e cosa ha detto a te. Una ha da scontare il giudizio inflessibile sulla camera dalla bambina: sembra un negozio, come fa a diventare intelligente con tutti quei giochi? Valle a raccontare che sono tutti pensati, che sono di legno e non made in China. Bisognerebbe sintonizzare la bambina davanti all'iPad per un'oretta per aver il tempo di mostrarle quanto sono educativi i suoi giochi. C'è anche quella che si preoccupa dell'eventuale arrivo di un fratellino e di come la prenderebbero i parenti. Ma tutte aggrottiamo la fronte di fronte a quella più giovane e affabile. Che quando arriva saluta calorosamente soltanto il papà del bambino.

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