giovedì 18 febbraio 2016

Garko e l'indecisione tra valletta mora e valletta mora

Dal Giornale del Popolo del 12 febbraio
La metà dei miei contatti gode della disfatta di Gabriel Garko come “co conduttore” di Sanremo. L'altra metà gli concede ancora un paio di serate di dubbio e intanto si indigna per la cattiveria con cui tutti commentano le sue performance. L'unica vera fan del divo delle fiction accampa da giorni la scusa del virus intestinale, che le impedisce di prendere alcuna posizione sul suo eroe in prima serata sulla Rai. Vorrei dirvi da che parte sto. Vorrei averlo deciso dopo ore di supplizio davanti alla televisione e di analisi attenta della timeline di Twitter. E invece è una settimana durissima, l'unica in cui si sono concentrati impegni su impegni dopo mesi di vita sociale decadente. Una settimana in cui non faccio che vedere rane dappertutto, per dirla con i Baustelle. E la verità è che non ho ancora visto un solo minuto di Sanremo. Tutti parlano di Sanremo e io non posso neppure recitare la parte di quella che lo snobba. Ma la verità, la vera verità, è che tutto quello che mi raccontate su Sanremo e in particolar modo su Gabriel Garko conferma ciò che sapevamo dall'inizio del festival. Questa smania di auto definirsi “co conduttore” lo ha fregato e ce ne accorgiamo adesso che lo vediamo meno decorativo di una valletta. Gabriel ha fatto l'errore che fanno tutte le more, l'errore che consente alle bionde di vincere da sempre: millantare una qualche profondità e infilarsi in un campionato straniero. Mentre, dall'altra parte, la parte bionda della storia fa la cosa più importante: gestisce le aspettative. A prescindere dai contenuti.  

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