Dal Giornale del Popolo del 14 luglio
Per me era soltanto un rumore che mi impediva di sentire
bene il mio interlocutore al telefono appena uscita dal lavoro. Neanche il
tempo di mettere già una telefonata che me ne arriva un’altra, sul display
compare il numero della collega che mi aveva appena vista uscire dal
parcheggio: “Ma ti sei accorta che hai una gomma completamente a terra?!”. In
effetti, rifletto, non era propriamente il rumore di un finestrino aperto o di
qualche cosa che ballonzolava nella parte posteriore dell’abitacolo. Accosti,
scendi, controlli: a terra. Completamente sgonfia, rotta. Mentre sei lì che ti
domandi se ci voglia un carro attrezzi, il soccorso alpino o le forze
dell’ordine, si ferma un collega di buon cuore. In trenta secondi capisce che
non è il caso di fare domande compromettenti, tipo “c’è la ruota di scorta?” o
“prendi tu il crick?” e prende in mano in mano la situazione sentendosi il
maschio della specie. Cambio gomma in meno di quindici minuti, crick rimesso a
posto, indicazioni precise sulla velocità da tenere andando a casa con la ruota
di scorta e istruzioni per andare dal gommista il giorno dopo. Il femminismo
in cui credo si è fatto da parte in un momento ed è bastato un copertone
squarciato per rimettermi al mio posto, quello di chi si rompe un’unghia solo a
guardare un uomo che cambia una gomma. Ho pensato a quanto fosse vecchio e vero
questo cliché. Finché il meccanico improvvisato non ha mi ha chiesto il
fazzoletto che ogni donna dovrebbe tenere nella borsetta. Per scoprire che
nemmeno quello avevo!
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