giovedì 25 marzo 2021

La sbornia delle bambine ribelli

 L’ultima volta che una insospettabile ce lo ha regalato ero fermamente decisa a non buttarlo. Poi mi sono resa conto che i posti sicuri erano già stati occupati per altri beni proibiti e considerati nelle sole disponibilità degli adulti, come ovetti Kinder, pongo sporca tutto, zucchero a velo. In assenza di un posto sicuro in cui nasconderlo agli occhi di coloro a cui era destinato, mi sono liberata definitivamente della terza copia in due anni di Storie della buonanotte per bambine ribelli. 

Come ogni bastian contrario, mal sopporto da tempo l’entusiasmo corale di fronte a questo volume che raccoglie le vite di “100 donne straordinarie che hanno cambiato il mondo”: da Serena Williams a Malala Yousafzai, da Rita Levi Montalcini a Frida Kahlo, da Margherita Hack a Michelle Obama. L’idea è di indirizzare le letture e dunque i sogni delle bambine per liberarle dagli stereotipi sessisti. Ho ricevuto il volume, best seller considerato imprescindibile nella biblioteca di una bambina di oggi, dalle persone più diverse: cattolici, atei, progressisti, reazionari, biondi, bruni, acculturati e non, conoscenti e amici di lunga data. Ogni volta mi dicevano che non potevamo non averlo oppure si schernivano: “Molto probabilmente lo avete già”, riconoscendoci implicitamente portatori di quei valori che il libro dovrebbe promuovere. Ogni volta iniziavo a sfogliarlo e alla terza biografia corredata da una bellissima illustrazione finivo a domandarmi cosa abbiano fatto di male le nostre figlie per sorbirsi tutte le nostre smanie di verosimiglianza e i nostri tic di adulti benpensanti. Mai una casa editrice si sognerebbe di proporre a dei bambini l’album delle figurine dei parlamentari o dei premi Nobel. Eppure, mettendoci di mezzo il genere, tutto cambia. Meglio crescere con lo stereotipo del lupo cattivo e della principessa addormentata, che essere svezzati a pane e manuali di valori giusti e buoni sentimenti. Leggere serve a sognare, inventare, rompere, spaventarsi e odiare. E, con tutto il rispetto, certe incombenze se le sbriga meglio quel filibustiere del Corsaro Nero che Michelle Obama.



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