Dal Giornale del Popolo del 29 aprile
Adesso che abbiamo il lavandino angolare in acciaio inox antigraffio, sovrastato da un miscelatore di marca tedesca, la cucina può dirsi completa. Soprattutto da quando nei tubi scorre anche l’acqua e il forno si accende senza provocare blackout nell’appartamento e nel palazzo. C’è una cucina nuova e nell’arco di poco più di una settimana abbiamo svuotato quella vecchia e riempito quella nuova. In mezzo ci sono stati scarponi di operai spaccapiastrelle, polvere delle suddette piastrelle che ha continuato a depositarsi per giorni, serate di cene fuori forzate e una strana eco nei giorni in cui doveva asciugarsi l’intonaco. Ecco. Se vi capitasse di rifare una volta nella vita la cucina di casa vostra, sappiate che quello è il momento più pericoloso. Quello in cui, in quella casa polverosa ci arrivate solo a tarda sera, dopo aver ampiamente vissuto fuori tutto il resto della giornata e osservate quei muri, solo pochi giorni prima ingombri di pensili ed elettrodomestici e ora completamente sgombri. Almeno 10 metri quadrati di spazio inatteso. Ci starebbe una cabina armadio coi fiocchi, con tanto di posto per le scarpe e spazio borse razionalmente organizzato. Durerà poco. A un certo punto arriverà la cucina nuova e spazzerà via i più spinti sogni di riorganizzazione. Vi ritroverete a sistemare nei pensili utensili che sarebbero utilissimi a uno chef stellato pensando alla scusa per domani sera: “Ceniamo fuori, dai. Non vorrai mica rovinare la cucina nuova?”.
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