Dal Giornale del Popolo del 15 aprile
Nel weekend in cui il mio parrucchiere ha sbagliato tutto per la prima volta, il mio iPhone nuovo è caduto. L’addetto del servizio assistenza Apple che mi ha risposto al telefono ha sopportato lo sfogo, capito che il tema era riparare quell’aggeggio o sostituirlo immolando la mia carta di credito, prima che colui che me lo aveva regalato una settimana prima se ne accorgesse. L’addetto del servizio assistenza Apple mi ha indirizzata all’Apple Store più vicino. L’addetto dell’Apple Store più vicino era una ragazza con un accento simpatico che ha notato la ricercatezza dei miei occhiali. Mi ha strappato un sorriso nonostante il cuore (e il vetro) spezzato. La seconda addetta all’assistenza Apple mi ha chiesto come stessi mentre mi faceva firmare una strana cosa sul suo iPad digitale e intanto mi diceva che con una modica cifra il mio telefono sarebbe stato riparato. Quando? Dopo un’ora. L’ho abbracciata, ringraziata, ho resistito alla tentazione di baciarla e intanto mi sono fatta consigliare una custodia nuova di zecca e costosa per il mio aggeggio. Mentre aspettavo la riparazione, ho girovagato per i negozi del centro commerciale che ospitava l’Apple Store. E non vuoi festeggiare lo scampato pericolo con un acquisto da niente? E quella camicia in seta, che ha il pregio di esaltare la scollatura e nascondere i fianchi, la vuoi lasciare dov’è? Quando sono tornata a prendere il mio telefono avevo speso poco meno dell’equivalente di un telefono nuovo. E avevo maturato la ferma intenzione di comprarmi un altro prodotto Apple il prima possibile.
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