Da Ticino 7 del 1 gennaio 2019
Il giorno in cui prenderete in mano queste righe sarà
passato quasi un mese. Trenta lunghi giorni che mi hanno vista ridotta come una
persona del secolo scorso. A non avere nulla da dire alla macchinetta del
caffè, improvvisamente estranea in quei momenti in cui persino i capi si
concedono qualche confidenza. Tiri avanti con sorrisi di circostanza fino a che
non hai il coraggio di dirlo pubblicamente: un mese fa ho detto addio ad
Instagram e oggi mi ritrovo senza uno straccio di feed da consultare prima di
dormire. Orfana della mia preghiera social della sera, ho riscoperto il grande
amore per Twitter (del resto, Sanremo è alle porte), tastato il terreno con
LinkedIn, ciondolato su Facebook. Ho persino accarezzato l’idea di leggere uno
dei 24 libri accatastati sul comodino.
Lo stesso piglio deciso e insieme indolente di quando
chiudevo a porta in faccia allo stronzo numero uno. C’erano periodi dell’anno
in cui chiamava spesso ed era proprio in quei momenti che io di punto in bianco
dicevo che così non poteva funzionare e lo rispedivo a casa, imponendo una
punizione che ovviamente veniva percepita come tale solo da una delle due persone
della coppia. Indovinate da chi?
I miei amici che sanno cos’è il digital detox mi
dicono che Instagram non basta. Sembrano quelli che criticano ogni frutto che
mangi e ripetono che la Dukan fa malissimo al fegato. Vorresti ribattere che
intanto hai cominciato da qualcosa e questo ti sembra un ottimo obiettivo.
Certo, bisognerebbe dedicarsi anche alle email per imporsi di controllarle meno
di 40 volte all’ora e provare un’azione definitiva contro questo demone che ci
impedisce di rimanere concentrati sulla stessa cosa per più di 45 secondi. Ma
da qualche parte bisogna pure cominciare e sono sicura che non c’è dottore che
non apprezzerebbe lo sforzo di chi tra settimane si domanda come è andato il
viaggio di ritorno dalla luna di miele di Fedez e Chiara Ferragni. Sbircerò dal
cellulare della mia collega o leggero gli articoli dei giornali, evidentemente
destinati a gente vittima dei propri propositi come la sottoscritta. O più
probabilmente ricomincerò a dipendere dai tondini delle stories. Del resto il numero
dello stronzo numero uno lo so ancora a memoria.
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