mercoledì 18 settembre 2019

Scatti a perdere


Da Ticino7 del 13 settembre 2019
Uno degli effetti della playlist motivazionale di Spotify è di farti recuperare quattro anni di fotografie in meno di due giorni. Da tempo, come chiunque di voi, mi ripromettevo di stampare i migliori scatti della nostra vita salvando i ricordi dalla bulimia digitale dei nostri telefoni. Ho assicurato tutto su un cloud con un piano di archiviazione premium e poi ho scaricato tutto su un hard disk per sicurezza. Ora impiegherò diverse settimane a decidere come farle stampare, al momento ho solo realizzato che il fotolibro è il male assoluto (quasi quanto la tazza con foto dei bambini).
L’operazione mi ha consentito di sfogliare i ricordi di anni. Le bambine che nascono, noi due che veniamo sempre male, quell’unica foto di famiglia scampata alla giostra di questi ultimi anni. Ho fatto in tempo a vedermi incredibilmente magra, incredibilmente grassa, incredibilmente sorridente, con occhiali bellissimi e pettinature improbabili; ho visto le bambine addormentate con la testa sul tavolo, ho recuperato le foto di sfoghi purulenti sulla pelle che mi preparavo ad inviare a qualche pediatra di stomaco forte. Ho ritrovato i primi giorni di asilo, centinaia di momenti quotidiani e pochissimi compleanni e anniversari. La maggior parte degli scatti mi strappava un sorriso se non una lacrima prima della decisione definitiva: cancellare da tutti i supporti, mantenere solo digitale, stampare.
Anno dopo anno le foto degne di nota diminuivano a vista d’occhio. Non solo per l’impresentabilità delle rughe e degli anni che ci portiamo addosso, ma per l’assoluta mancanza di senso. Tendenzialmente ogni situazione si ritrova in 4-5 scatti in cui alternativamente una persona diversa ha gli occhi chiusi, la bocca storta e un doppio mento inguardabile. Sceglierne una da stampare è in ogni caso una condanna. Costa così poco, sei tentata di pensare, che le stampo tutte.
Ecco, sarà che tutto questo lo facevo mentre scorrevano sui giornali le foto di Peter Lindbergh appena scomparso, ma mi sono accorta che scattando a ripetizione non abbiamo fissato mai niente. Non abbiamo mai ritratto niente. E siccome non c’è osservazione esistenziale che non abbia una ricaduta consumista ho deciso: andremo dal fotografo per una foto di famiglia. Così potrò ricattare il maschio di casa: se non sorridi, il prezzo aumenta.

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