venerdì 13 marzo 2015

Senza screenshot che Facebook sarebbe?

Dal Giornale del Popolo del 6 marzo

Ti telefonano come chi aspettava il cadavere sulla riva del fiume da tempo: «Hai ceduto eh?». Qualunque giustificazione li scatenerebbe: «Sì, figurati! Imparare a usare Facebook per lavoro!». Bisogna dissimulare, perché la gente digerisce meglio una conversione che una resa. E quindi occorre mostrarsi entusiasti e desiderosi di sapere: chiedere informazioni su tag, politiche di privacy, foto dei bambini, trucchi tecnologici per evitare richieste di amicizie indesiderate. Nell’insegnare al neofita gli amici danno un senso al loro essere su Facebook da un secolo: raccontano che un tempo non c’erano certe opzioni di privacy, che alcuni album fotografici possono essere visibili solo a chi vuoi, che i tag sono roba superata, che un “mi piace” non si nega a nessuno e non significa certo approvazione per il contenuto. Ti forniscono un codice di comportamento che tu devi vagliare per costruirne uno tutto tuo e se non hai nessuna intenzione di farlo puoi sempre dire di non avere tempo. Che in fondo ti si nota di più se su Facebook ci sei ma non lo usi. Che ti sei convertita per dedicarvi un’attenzione discontinua e distratta, come a tutto, del resto. Dà sempre l’idea che tu abbia altro da fare. Soprattutto se la tua principale occupazione è fare screenshot di cose ridicole e dibattiti imbarazzanti su Facebook per mettere legna sul fuoco sempre acceso del pettegolezzo via WhatsApp.

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