venerdì 13 marzo 2015

Team building e terapia di coppia

Dal Giornale del Popolo del 13 marzo

Tu che ti lamenti che lui non ti racconta mai niente, lui che non contempla distrazioni adesso che c'è un'intera serie di House of Cards da smaltire, i colleghi che scuotono la testa alla macchinetta del caffè perché “è mai possibile che cambiano il cappuccino con il caffè d'orzo senza avvisarci?”. Che sia in un matrimonio o in un'azienda è sempre la comunicazione il problema. Fatevi un'esame di coscienza e pensate se le liti non iniziano così. Non importa quale sia l'oggetto del contendere: le vacanze al mare, l'aumento del prezzo del caffè alla macchinetta, una quotazione in borsa o un sospetto di corna. Non importa neanche che si invochi chiarezza in situazioni che di chiaro non potrebbero avere nulla nemmeno nel migliore dei mondi possibili. Importa riferirsi sempre a un altro (presunto) universo in cui le cose funzionano e le comunicazioni arrivano, un altro mondo la cui unica caratteristica certa e di non essere quello in cui viviamo noi. E allora più comunicazione per tutti. Dovrebbero fregarsi le mani i laureati in Scienze di quella cosa lì e fare il tifo per chi propone soluzioni mirabolanti e certificate per rispondere a questi problemi. Dovremmo anche noi tifare per le sessioni di team building invece di domandarci in cosa si differenzino dalla terapia di coppia. Dovrei mettermi una mano sulla coscienza e credere alla laurea che ho nel cassetto. E smettere di pensare a mio padre, che non sa cosa siano i team né gli esperti di comunicazione, ma ha sempre ricevuto polli, conigli e damigiane di vino buono dai suoi operai. E non ha mai speso un euro in web reputation e team building.

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