domenica 23 maggio 2021

Antisport di madre in figlia

Da Ticino7 del 22 maggio 2021

Nei lunghi mesi in cui gli sport di squadra erano vietati o sconsigliati per ragioni pandemiche, qualcuno si è sentito incredibilmente sollevato. Se il gioco consiste nel palleggiare per prendere confidenza con la palla, nessuno può prendersela se sbagli il tiro in porta proprio di fronte al portiere. Le cronache raccontano spesso di genitori che si accapigliano guardando le partite dei propri figli, trascinati da una competitività irrefrenabile. Pochi giorni fa agli Internazionali di tennis di Roma, il giudice di gara ha seriamente diffidato il padre della tennista Camila Giorgi dal continuare a schiamazzare a bordo campo disturbando i giocatori. 

Io, dopo cinque minuti di allenamento sbirciato da dietro la rete del campetto, ho pensato che il calcio è uno sport difficilissimo e guardando la palla come una madeleine sono riandata con la mente a tutto il vissuto traumatico che evidentemente è responsabile di anni e anni di seria inattività.

Sì, insomma: parliamo di me, parliamo di me. Conteggiato a parte il nuoto, lo sport più completo obbligatorio per ogni bambino, la mia carriera sportiva ha contemplato negli anni il pattinaggio artistico, la ginnastica artistica (l’arte, una vocazione), pallavolo e danza classica. Di ogni sport ricordo disagi e delusioni: la fuga prima del saggio, la schiacciante serie di sconfitte al torneo di pallavolo disputato lungo le strade di un paesino, l’umiliazione di essere scelta sempre per ultima a scuola quando era il momento di formare le squadre per giocare a basket.

Maturità è parlare continuamente di sé e impegnarsi per evitare ai figli i propri errori, quindi cerco un equilibrio perché mia figlia faccia sport con armonia, segretamente spero che si appassioni a qualcosa (“Continuo equitazione, ma non penso farò la cavallerizza mamma”). Scegliamo uno sport di squadra, chissà che non impari a competere in maniera sana, senza desiderare la morte dell’avversario come fa quando giochiamo a Trivial Pursuit. Così approdiamo al calcio. Il padre le ha spiegato le regole del gioco su un foglio; io ho messo su De Gregori e La leva calcistica della classe 68, per dimostrare che il fuorigioco non lo capisco ma Dio me ne scampi se non so la poesia, il disagio, il sentimento, il cuore. Che devono metterci gli altri. Il mio, di contributo, resterà quello di uscire vincitrice dopo 45 minuti di ricerca delle scarpe perfette alla Decathlon. 

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