domenica 11 aprile 2021

L'era della suscettibilità e le colpe di Sissi

Da Ticino7 del 27 marzo 2021

 “Alla gente è stato insegnato a concepire un libro come uno specchio, invece che come una porta – o una finestra, insomma: un modo di guardare fuori”. La citazione di Fran Lebowitz è utile a spiegare perché L’era della suscettibilità (Guia Soncini, Marsilio) è un libro diverso da ciò che pensavamo fosse. Qui s’era pronti a lodare la capacità di tirare al respiro d’un saggio ciò che poteva essere detto nello spazio di uno degli articoli di giornali cui l’autrice c’ha abituato: il mondo d’oggi fa infinitamente pena con questa sua smania che ogni cosa sia innocua per non offendere nessuno e di gente pronta a offendersi, signora mia, oggi ne abbiamo a palate. “Sotto la notizia d’uno studio sul vaccino per il Coronavirus, i lettori del New York Times commentavano che il nome Imperial College offende i paesi che furono colonizzati dall’Impero britannico. Forse eravamo scemi anche prima, ma non potevamo notificarlo al giornale che leggiamo e al resto del mondo ogni volta che ci portavamo in bagno il telefono”.

Le notizie sono quelle che leggiamo di frequente, alzando gli occhi al cielo come si fa con le cronache dell’assurdo. Come quando la Disney rende disponibili in streaming vecchi titoli come Gli Aristogatti, ma per non incorrere nelle ire degli indignati perenni (i suscettibili, li definisce Guia Soncini) inserisce un disclaimer (trigger warning): “Questo programma include rappresentazioni negative e/o maltrattamenti di persone o culture”. La scrittrice J.K.Rowling viene accusata di essere transfobica per aver twittato in difesa di Maya Forstater, licenziata per aver detto che il sesso biologico esiste. Soltanto pochi giorni fa negli USA Condè Nast revocava l’incarico alla direttrice designata di Teen Vogue, Alexi McCammond, in seguito alle proteste per dei tweet offensivi contro le minoranze etniche pubblicati anni prima e poi cancellati. Le scuse non bastavano, soprattutto dopo che uno dei maggiori inserzionisti del giornale aveva ritirato gli assegni. Non è una tirata lagnosa in favore della libertà di espressione, piuttosto un manuale (Soncini si prende l’ingrato compito di spiegare termini come cancel culture, mansplaining, hate speech, slut shaming) disseminato di riferimenti pop imprescindibili. A un certo punto capirete perché è tutta colpa di una pubblicità L’Oreal degli anni Ottanta, di Lady Diana e della principessa Sissi. Il perché non ve lo anticipo: gli odiatori di spoiler sono particolarmente suscettibili. 



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