Da Ticino7 del 22 novembre 2019
Ci sono i pannolini radioattivi,
gli avanzi di pappe che puzzano di nulla in brodo, le influenze intestinali con
tutto quello che comportano e tanto tanto altro ancora. Eppure niente segna la
perdita dell’innocenza di un genitore come il momento della pediculosi dei
figli. Neppure quella caramella cattiva ingerita per sbaglio che tutti, una
volta nella vita, abbiamo sputato nelle mani di madri apparentemente
impermeabili allo schifo.
Il termine pidocchi viene attentamente
evitato per contenere la reazione delle masse. Gli avvisi sono spesso sibillini
per rispettare la privacy dei bambini ed evitare la caccia all’untore. Ma
niente come il tentativo di non agitare nessuno crea scompiglio in quel
coacervo di sensi di colpa, frustrazioni e perfidie che è la fantomatica chat
di classe. I messaggi terrorizzati si moltiplicano insieme alle raccomandazioni
di quelli che ne sono usciti con successo (ovviamente numerosi anni fa e con
figli in classi diverse da quelle oggi sotto accusa). Intanto nessuno ha il
coraggio di fare coming out, nel timore che la creatura venga bullizzata e
tenuta a distanza dai compagni. «Magari mi stessero lontane», sbotta la giovane
Werther di anni sette in uno slancio di particolare simpatia per le amichette.
Del resto non ha tutti i torti ad osservare «se la vita è già così difficile
adesso, cosa succederà quando sarò più grande?».
Lo spazio per le dissertazioni
filosofiche e il tentativo di trasmettere qualche valore della vita non c’è.
L’emergenza pidocchi impone di armarsi di pettinino ed eliminare gli occhiali
da vista (ebbene sì, madri miopi: dovete tornare cieche come talpe per
riconoscere la selva di nemici sul capo dei vostri amati bambini). Fondamentale
nell’individuazione del nemico è la luce. Che dev’essere naturale o, se non
disponete ancora di un attico con terrazza panoramica, bianca come quella del
telefonino. Se al secondo minuto di telefonino retto con i denti siete già
sull’orlo della crisi, uscitene in scioltezza con una luce da speleologo.
Direzionabile e precisa, consente di lavorare in ogni situazione anche per
diverse ore consecutive. Poche ore e non riuscirete più a togliervela dalla
testa. Se in casa siete la persona a cui tutti chiedono dove si trova tutto, è
infinitamente comodo avere una luce in testa a guidare ogni gesto.
Laverete tutto a 90 gradi (anche
se la pediatra dice che 60 bastano e avanzano) benedicendo il programma “vapore
igienizzante” della lavatrice nuova. Poi farete quello che nessuna madre ama
fare: il coming out. Reciterete a memoria il decalogo che insegna che i
pidocchi vengono anche in condizioni igieniche ottime. Invierete foto che
documentano che state facendo le lavatrici: a prima vista cercate di strappare
un sorriso all’amica, in realtà sappiamo che state solo mostrando di fare il
vostro dovere. Se proprio decidete di dichiarare l’infestazione dovete fornire
prove documentali della vostra lotta contro il nemico.
Un minuto prima di chiamare il
parrucchiere e prenotarvi per un taglio drastico. Forse i pidocchi dei bambini sono
un segno mandato da Dio alle madri sull’orlo dei quaranta: occorre tagliare i
capelli prima che l’effetto “dietro liceo, davanti museo” diventi inevitabile.
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