domenica 9 gennaio 2022

2022, io esco

Da Ticino7 dell'8 gennaio 2022

Contro la chat di classe esiste una letteratura incredibilmente ampia e condivisa. Non c’è genitore che non ne possa elencare, spontaneamente o su richiesta, la fenomenologia, i tic, la popolazione caratteristica e ricorrente.

Non mancano mai, infatti, alcune figure centrali allo svolgimento dello spettacolo, come in una tragedia greca. Ci sono i genitori divorziati che si punzecchiano a distanza, le rappresentanti di classe volenterose, i principi del foro che avrebbero un sacco di idee per ammodernare la vecchia e polverosa dirigenza scolastica, le spacciatrici seriali di gif e cartoline di auguri, i disinteressati cronici che si fanno un punto di onore di aver sempre visualizzato senza mai rispondere, le gazzette dell’istituto pronte a riportare ogni voce di cortile, i polemici in servizio permanente, in grado di scagliarsi con eguale veemenza contro il brodo insulso servito ai bambini per pranzo, la mole eccessiva di esercizi di matematica, il metodo di insegnamento della prof di inglese (“ma quale metodo? Qui si deve parlare senza mezzi termini di tirannia, signori e signore”). 

Alla chat di classe si applica la regola aurea dei talk show e della tv spazzatura: guardarli è un modo per sentirsi sempre i migliori. “Ma quanto tempo hanno da perdere?”, ci chiediamo condividendo le ultime assurdità con amici che hanno pochissimo tempo quanto noi.  

Di questi tempi la “community” si aspetta di essere informata su ogni raffreddore, vaccino, tampone, situazione familiare. “Mariuccia ha incontrato un cuginetto fratello di un contatto di un positivo, ma sono passate 72 euro e non ha neppure un po’ di mal di testa, siamo sereni”. “Siamo sicuri che tizia possa davvero rientrare a scuola?”. “Perché il risultato del tampone non è stato condiviso?”. “In che giorno esattamente è stato effettuato l’esame?”.

La sempreverde polemica sui regali di Natale al corpo docente risulta improvvisamente superata dalle pretese assurde di condivisione, scrupolo e cautela. È in quell’esatto momento che le decisioni drastiche non fanno più paura. Soppesi le conseguenze, sai che ti mangerai le mani al primo compito non chiaro su cui non potrai chiedere lumi a nessuno, ma ti fai forza perché ciò che è giusto è giusto. Abbandoni il gruppo provando un brivido di sollievo. Volevamo fare la rivoluzione e siamo finiti a sentirci eroi per aver abbandonato la chat di classe. Ma in fondo esistono modi peggiori per iniziare l’anno, no?

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