domenica 9 gennaio 2022

Schivare gli auguri

 Da Ticino7 del 24 dicembre 2021

Dio solo sa con quanta fatica abbiamo guadagnato l’arrivo sull’orlo di questo periodo in cui tutto cambierà per restare uguale. Il brodo, i cappelletti, la tombola, i soldi spicci, quel tempo dilatato e sonnacchioso in cui si sente la mancanza dei morti, si contano i vivi e si scuote la testa. Quest’anno rischiamo di non dover tirare fuori le panche e la cosa non ci va giù. Parleremo male a bassa voce dei cugini non vaccinati, del resto ci sono sempre dei parenti di cui spettegolare e con quelli non vaccinati caschiamo piuttosto bene.

Arrivare a questo giorno ci è costato innanzitutto settimane di sorrisi accondiscendenti come risposta ai colleghi che chiedono: ci sarai all’evento aziendale? Tu vorresti rispondere che se a casa non tiri fuori le panche per la gragnuola di zie che ti ritrovi non si vede perché dovresti farlo per gente con cui passi già otto ore al giorno della tua vita. Gli strappi un sorriso ma anche un’occhiata diffidente: sei pur sempre la cinica che non partecipa ai team building e ai karaoke, pensi tutto l’anno come schivare i ritrovi comunitari e finisci per trovare sempre una scusa all’ultimo minuto. Due anni di pandemia avevano abituato i peggiori di noi a rilassarsi e a non trovare più scuse multiple per defilarsi. La regola d’oro, spiega la bidonara asociale che è in me, è esporre sempre una singola motivazione, altrimenti la gente senta puzza di bruciato. Perciò mai dire “non mi sento tanto bene e la babystitter non l’ho trovata”, ma andare giù secche e senza paura: “La babysitter è partita per un mese di vacanza”. Con il Covid il problema si è risolto alla radice, incutendo terrore anche negli organizzatori di eventi aziendali più accaniti ed entusiasti. Di fronte alla prospettiva di una festa senza karaoke e tombolata selvaggia hanno desistito, eppure quest’anno sembrano aver ritrovato la verve. Tu non puoi nemmeno addurre una febbriciattola passata dalla prole altrimenti scatta il piano protezione contagi e invece che la pace guadagni la gogna. Questo Covid ci costringe alla peggiore delle scuse, quella doppia e carpiata: “Ho una po’ di febbre e il tampone è negativo, ma meglio restare a casa”. Solo così, con lo spettro del falso negativo, ti lasceranno in pace. A lasciare a qualcun altro il posto al karaoke e parlare male dei cinici che non ci sono mai.

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