domenica 9 gennaio 2022

Si scatenino i commenti sulla mensa, signori e signore

 Da Ticino7 del 13 novembre 2021

Nina mangiava volentieri i legumi tre volte a settimana e ora torna a casa insoddisfatta. Anche Gigetto non ha mai avuto problemi sul cibo, ma da quando a scuola viene proposto un solo tipo di frutta è deluso e incattivito. Le merende sono piene di zuccheri (qualcuno giura di aver visto addirittura dei wafer al cioccolato), le creature innocenti sono esposte – addirittura - a cibi processati. Come ogni autunno, nella chat di classe arriva l’indagine di gradimento sulla mensa scolastica e come ogni anno la crociata contro lo zucchero unisce le madri più diverse: coguar in tacco dodici, tik toker in mocassino senza calze, signore in scarpa comoda. Tutte insieme chiedono a gran voce più lenticchie per tutti. Le mie preferite sono quelle contrarie a pizza e piadina con la motivazione più giusta che esista: se già la scuola mi usa il salvacena cosa faccio io? Vorrei dar loro una pacca sulla spalla, spiegare che le capisco, che il primo anno di scuola mi sentivo male quando giocavo la carta pasta al pesto già il lunedì e quando ordinavo la pizza nello stesso giorno in cui la mangiavano a pranzo. Però passa, come la gran parte delle cose nella vita, i bambini crescono, i sensi di colpa diminuiscono vertiginosamente e i problemi si risolvono: provate, figliole, a mettere anche una bella piadina per merenda e assaporerete la libertà. Vorrei raccontarvi anche delle infinite gioie del pane a lunga conservazione nascosto in qualche angolo della dispensa, ma siete ancora troppo sensibili. Ci arriveremo, con il tempo.

Ammetto che vivo momenti in cui sono tentata di abbandonare questo mio cinismo ironico, ammettere che ho anche io i miei lati oscuri, che ho cucinato in casa dei pangoccioli e ho appena sfornato delle chips di cavolo nero. Soprattutto, vorrei lanciare nuovi temi, smettere di alzare il sopracciglio pensando che le aspetto al varco (fino a tre anni fa l’attuale consumatrice numero uno di Nesquik in casa nostra mangiava con gusto polpette di ceci) e ingaggiare una discussione seria e informata: è mai possibile che siamo fissati sull’origine dei polli, che facciamo le crociate contro gli allevamenti intensivi e gli antibiotici e accettiamo che qualunque cosa ci venga consegnata a casa a qualunque ora da persone pagate una miseria?

Mi ripeto di smetterla e allora infrango il mio primo comandamento (mai intervenire nella chat di classe) con il solito e annuale commento passivo-qualunquista: “Mangiano comunque sempre meglio a scuola di quanto facciano a casa”.



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