Dal Giornale del Popolo del 24 novembre
Brividi, occhi lucidi, ossa rotte e l’unico desiderio di
dormire per un numero indefinito di ore. Parenti e familiari cercano di importi
quel riposo che non concedono mai a se stessi e tu, stoica o folle, vai al
lavoro ugualmente. Pensano che tu sia devota al lavoro e non ricordano, invece,
che stare male da adulti è una tortura, soprattutto se non c’è nessuno in casa
che possa prendersi cura di te. Qualcuno, si intende, la cui statura superi il
metro. Presto tornerò a casa e farò quello che cerco di evitare tutte le sere:
tv accesa, pongo a ruota libera sul tavolo senza tovaglia, biscotti dopo cena e
nessun tentativo di imporre la più salutare mela. Le creature allo stato brado
cercheranno di verificare il mio stato di salute con il termometro della dottoressa
peluche e di pettinarmi nel migliore dei modi perché una folle gli ha insegnato
che è buona norma essere ordinati anche in casa. Abdicherò ad ogni tentativo di
serata educativa e non proporrò né il memory né la tombola degli animali.
Spalmate davanti alla televisione affonderemo sotto le coperte prima di
addormentarci come tre ragazze sfinite e distrutte. Dita nel naso e pasti
consumati con le mani anziché con le forchette non saranno sanzionati. Non avrò
le forze per resistere al picchetto sindacale, che da giorni ha costruito due
cartelli (uno attaccato alla scopa e uno allo scopone) che riportano le leggi
del paese: “Si mangiano con le mani i viuster” (scritto proprio così) e “si
mettono le dita nel naso”. Hanno vinto. E anche noi abbiamo il nostro caso
sindacale da associare al Black Friday.
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