Dal Giornale del Popolo del 22 settembre
Tutto sta nel passare settembre. A pensarci bene questo
nuovo lavoro, che in settembre sembra fatto apposta per farti abdicare alla
vita e alla presentabilità (sì, non si vede ma scrivo di fianco al sacchetto
vuoto di Pan di Stelle divorati compulsivamente), sembra fatto apposta per
ricordarmelo. Settembre è il mese della resa dei conti, è il mese a cui rimandi
la definitiva sistemazione di tutto quanto. È il mese in cui non pensi soltanto
a dimagrire e a fare un po’ di sport, ma in cui acquisti piani di allenamento
su internet che prevedono sessioni tre volte a settimana. È il mese in cui
pensi seriamente che sia ora di dire basta agli acquisti da Cos e H&M per
convertire tutto quel low cost nella borsa di Chanel che ti meriti. E non
mettetevi a fare i conti su quanti stracci da pochi soldi servano per fare una
catena di una borsa di Chanel. Settembre non è questo. Settembre non è il
realismo e non è neppure la determinazione. Settembre è la forza di volontà, è
il mese del lancio ardito del cuore oltre l’ostacolo del realismo. Settembre
non è come maggio, con quell’aria frizzantina già di mare che ti fa strisciare
la carta di credito per acquistare creme anticellulite miracolose e super
veloci. Settembre è il mese in cui non pensi a correre ai ripari ma alle
soluzioni definitive. Settembre è il mese in cui inizii una dieta equilibrata,
combatti la ritenzione idrica, usi la crema idratante pensando che lo farai
tutto l’inverno. È il mese in cui ci credi, come tutte le cretine che si
innamorano di maschi artisti e aitanti, e pensi che ce la farai. Settembre è il
mese in cui pensi di consolarti della fine di agosto con programmi seri, grandi
obiettivi, grandi libri. Settembre è il mese in cui inizi con Bulgakov. E finisci
con Camilleri.
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