Apparso sul Giornale del Popolo del 30 marzo 2007
Mesi di campagna elettorale, colpi bassi, interviste verità, aperitivi spettacolo. Ma finalmente ci siamo. Potremmo impiegare questi ultimi giorni che ci restano prima di ritrovare il nuovo Cds a parlare dei vestiti dei candidati. Potremmo dire che il simpatico Gabriele Gendotti, che pure dispone di un sito molto giovane e dinamico (c'è pure un blog!), azzecca raramente la cravatta giusta. Potremmo parlare del buon Borradori, che ogni volta che lo vedo mi domando in che anno siamo, giacché è sempre uguale, beato lui, non cambia mai. E però potrebbe pure stupirci piacevolmente un giorno vestendosi casual, dopo tutto gli inventori di Apple e persino l'ad della Fiat Marchionne hanno sdoganato gli abiti sportivi. Potremmo parlare della cotonatissima Marina Masoni, dire che in realtà non c'è niente da eccepire (tacchi sempre altissimi, tailleur di tante tonalità che neanche una scatola di Caran D'Ache, unghie lunghissime e sempre curate), però pagheremmo oro per vederla con una coda di cavallo o quanto meno con il crine un po' arruffato e sbarazzino. Potremmo dire che Laura Sadis ha azzeccato il caschetto nero da educanda, che in questi tempi va molto di moda e fa retrò al punto giusto. E però a volte esagera con quel filo di perle, perché, noialtre che siamo signore di una volta nell'animo lo sappiamo a nostre spese, il passo dal retrò chic all'antico polverosetto è inesorabilmente breve. Potremmo, sì. Potremmo parlare a lungo dei vestiti dei nostri candidati. Tranne che in un caso. Giuseppe Sterza. Ho verificato: e pare che le sue foto ignudo e saltellante non vengano neppure dall'archivio di Fabrizio Corona. No, no, il candidato, dicono, era consenziente. Quanto al fotografo, non ci giurerei
venerdì 30 marzo 2007
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