venerdì 28 novembre 2008

Dal GdP del 28 novembre 2008
Mia zia Marisella lo dice sempre che con la messa in piega, una bella borsa e delle belle scarpe tutto il resto vien di conseguenza. E non c'entra nulla che mia zia faccia la parrucchiera, perché anche l'esimia protagonista di Sex and the city in una delle prime e più autentiche puntate narrava di aver girato il Village per trovare un vestito da venti dollari da abbinare alle sue scarpe da 400 dollari. Quindi l'altra mattina alle 8:30, con una Fendi al braccio e delle ottime scarpe ai piedi sono andata da Luciana. Quando il buon umore non puoi chiederlo ai Pan di stelle niente può dare un indirizzo positivo alla tua giornata più di una parrucchiera anni Settanta nel bel mezzo di un quartiere fighetto. Da Luciana ho sfogliato Chi del mese scorso e in mezz'ora sono uscita con la testa più anni Novanta della mia vita. Ma soddisfatta. Ci sono soddisfazioni che è giusto prendersi ogni tanto. Alcune fanno bene, altre non troppo (come googlare il nome di certa gente), altre sono sacrosante, come duellare col collega intellettuale di turno che pontifica sulla vittoria di Luxuria. Poco importa che il suo delirio sia infarcito di citazioni di Freud da autogrill e che verrebbe giù il diluvio universale quando tu ti provassi un giorno a pontificare su temi a lui cari (di solito roba di due, tre lettere tipo On. e Pil). Sugli argomenti che il mondo definisce frivoli, tutti si sentono in diritto di dire la loro, come se alla frivolezza non occorresse applicarsi. Come se chi si è preso un master in vita dei naufraghi a forza di serate buttate via davanti alla tv non fosse l'unico e il solo legittimato a dire che peggio della vittoria del naufrago Luxuria c'è solo un calendario di Costantino.

martedì 25 novembre 2008

morality show

Le lunghe notti elettorali ci facevano un baffo stamattina. Le occhiaie del post isola disegnavano sui nostri volti una fisionomia nuova. Finalmente anche noi abbiamo un cambiamento vero e pure il nostro è abbronzato, anzi: letteralmente cotto dal sole. Simona Ventura l'è andato ripetendo dall'inizio alla fine: «Vladimir tu sei una lama che entra nel burro del pregiudizio italiano». E alla fine la lama ha trionfato su Belen Rodriguez, colei che al momento dell'appello finale per convincere i telespettatori disse: «Perché devo vincere l'Isola? Ma io non devo vincere l'Isola». Certo che non doveva, lo sapevamo tutti. Lo sapevano anche gli illusi che alle 23 e qualcosa hanno iniziato a tempestare di sms il televoto in una disperata e inutile difesa dell'eterosessualità. Quelli che avvertivano un prurito reazionario quando Simona esaltava «questa finale tutta al femminile». L'occhio cadeva in basso nel bikini transgender di Luxuria, nell'indicibile presentimento che per rimettere i puntini sulle “i” (o quanto meno le concordanze al posto giusto), bastasse guardare lì, ma non è educato ce l'ha insegnato la mamma da piccoli. Ce l'ha insegnato contestualmente al “le femmine hanno la patatina e i maschi il pisellino”, ma tant'è. Luxuria ha vinto e il sol dell'avvenire oscura pure Valeria Marini, le cui chiappe hanno tracciato la parentesi più autenticamente pop dell'Isola. Siamo andati a letto nel passato e ci siamo risvegliati nel futuro. Un futuro esattamente moralista come il passato, dove piuttosto che far vincere una gnocca sfasciafamiglie si sarebbe preferito un comunista di genere ibrido.

lunedì 24 novembre 2008

Il complotto

Bellissima a pertinente vignetta di pénélope bagieu
Grazie a B. per la segnalazione

Bello freddo

Anche senza arrivare a questi eccessi, la domanda a cui applicarsi è: perché solo noi giriamo per la città infagottate come omini Michelin mentre loro, quelle belle e sopra il metro e settanta, se ne vanno in giro con miseri maglioni a collo alto? Le fighe non hanno freddo?

venerdì 21 novembre 2008

Il calendario

Dal Giornale del popolo del 21 novembre
Novembre, tempo di calendari. Qualche squinzia appositamente denudata, penserete voi. O il calendario Pirelli, con modelle (sempre denudate ma lo scatto artistico ci impedisce di catalogarle come "squinzie") in compagnia degli elefanti. Anche i 2008's sexiest men alive di People potrebbero dare luogo a un calendario, ci ho pensato analizzando per bene tutte le foto oggi. Io in realtà nella mia nuova versione casalinga temo di dovermi piegare a un calendario utile. Mi dicono le amiche massaie che il calendario deve avere lo spazio necessario a segnare scadenze e cose de ricordare. E ormai le cose da ricordare sono tante. Per questo ne cerco uno in cui ci sia abbastanza spazio per scrivere "ricordati di annaffiare le piante", ché da quando ho ammesso degli esseri viventi in casa mia sento l'inevitabile dovere di occuparmene. Anche "paga le bollette" e "ritira i vestiti in lavanderia" saranno voci ricorrenti. Senza contare "nascondi i vestiti nuovi quando tuo padre viene a trovarti". Poi occorrerebbe lo spazio anche per qualche raccomandazione, del tipo evita i carboidrati a cena e ricordati che i gelati che hai in frigo li hai presi per gli ospiti non per ingrassare mentre vegeti sul divano in attesa che chissachì bussi alla porta. Poi dovrei segnarci tutti gli appuntamenti dall'osteopata, ché ieri mattina mi ha detto che ormai sembro quasi una giovincella della mia età e qualche altra seduta e sarò in grado di toccarmi la punta delle dita con la punta delle mani. Insomma stavo pensando al calendario giusto per me quando ho realizzato che mi serve una colf. O una badante.

lunedì 17 novembre 2008

C'è crisi/2

La settimana scorsa C. è franata su un paio di scarpe di Sergio Rossi. Col tacco se n'è andato anche un quarto di stipendio. Ora lei ha ottenuto dal negoziante il risarcimento del caso (c'è crisi e persino i negozi fighetti adesso trattano bene le pezzenti come noi che continuano a vivere al di sopra delle proprie possibilità). Nel frattempo però, in attesa del risarcimento, C. si è dovuta comprare un altro paio di scarpe. È andata da Benetton, perché bisognava lavare al coscienza e dar sollievo al portafoglio. Da stamattina corre avanti e indietro dalla farmacia a comprare i cerotti per le vesciche.
Un grazie di cuore a C, allora, perché in questi tempi grigi mai avremmo pensato di poter tornare alla morale con cui siamo solite giustificare gli estratti conto della carta di credito: «Chi più spende meno spende». Anche in tempi di crisi.

C'è crisi

Lui ha appena comprato una borsa alla moglie e dice: «È meglio avere tante borse, così ogni giorno se ne mette una diversa e non si rovinano». Ma esistono mariti che dicono frasi del genere?

venerdì 14 novembre 2008

Sentimenti scontati

Dal Giornale del Popolo del 14 novembre
Dove sono nata io il pollo si compra dall'Ivana, il latte dalla Franca, le scarpe da Tony, il giornale dall'Ornella. Macelleria, supermercato, negozio di scarpe e edicola sono termini che lasciamo volentieri a chi vive in luoghi più grigi dei nostri. Quando per un motivo o per l'altro in quei luoghi più grigi ti ci trasferisci, lo sforzo è trovare nuovi nomi che assicurino il calore domestico che langue dimenticato tra gli scaffali. Avere il proprio macellaio di fiducia, insomma, è estremamente importante ed è senza dubbio il passo che dimostra l'integrazione in ambienti nuovi. Lui mostrerà con gioia di riconoscerti ogni volta che varchi la soglia e tu sarai convinta che davvero quel pezzo di arrosto è il migliore in circolazione e che lui non l'avrebbe venduto a nessun altro se non fossi entrata tu. È il migliore e lo teneva da parte proprio per te. Forse si chiama fidelizzazione del cliente, forse solo circonvenzione di essere incapace di distinguere tra vitello e vitellone. Ma ragazze come noi ci sono abituate. Perché ogni donna, anche se s'accompagna al peggio don Giovanni del quartiere, sarà sempre fermamente convinta che lei è la più amata tra le sedotte e abbandonate. Che lui, alla fin fine, il vero debole lo prova per lei. La convinzione non può essere scalfita da ore di attesa al freddo, né da decine di appuntamenti saltati, né da telefonate sporadiche, neppure da cene rimasta sullo stomaco o da bugie raccontate con credibilità massima. Almeno fino a che non compaia un pezzo di arrosto migliore.

giovedì 13 novembre 2008

Assonanze

Cosa c'entra Dostoevskij col cachemire?

mercoledì 12 novembre 2008

Il cruccio dell'aspetto

Lui (Berlusconi, ndf) passa per sex symbol. E anche lei...
«Se è vero, lo è mio malgrado e mi imbarazza. Basta guardarmi: peso 62 chili quando ho i capelli bagnati».

Non solletica un po' il suo ego?
Preferisco si parli di quel che dico».

Preferisce che a essere oggetto delle attenzioni altrui, sia quel che dice, anziché il suo aspetto fisico. Chi è? Mara Carfagna? No, Marco Travaglio. Intervistato da Novella2000.


Tiriamoli su bene

Certo, il pupattolo ha la spilla di Obama. Ma la notizia è che SJP indossa una specie di Woolrich, mentre qua sono anni che ci alleniamo al freddo polare, perché tutto ciò che è imbottito è così poco chic. (Come tutte le immagini d'attualità, anche questa viene dal mitologico People)

martedì 11 novembre 2008

Nicole

A Nicole invece ci sono voluti anni, scarpe con tacco vertiginoso, una spruzzatina di botox, un marito nuovo e country e una bambina. Anche se la frase migliore l'aveva già detta tempo fa: «Adesso posso ricominciare a mettere i tacchi».

Jennifer

Ci sono voluti anni, qualche spupazzamento di attori vari, uscite con amiche famose e infine l'immancabile servizio fotografico seminuda. Poi Jennifer Aniston deve aver preso un bel respiro, alzato le spalle (petto in fuori e cuore sottovuoto, si dice da queste parti) per dirlo così, con contegno e ostentata freddezza: «What Angelina did was very uncool».

venerdì 7 novembre 2008

Pensavo fosse amore e invece era propaganda

Mettiamo che tu sei una donna di centrodestra (quanto meno per tradizione) e lui un giovanotto di sinistra (per tradizione, più svariate letture e immersioni culturali). Lui come prova d'amore ti chiede di votare Veltroni. Tu lo fai. Tuo padre se lo sapesse ti toglierebbe l'eredità e per fortuna che non l'ha mai saputo, perché adesso, dopo mesi d'amore e non solo politica, lui ti ha mollata. È una storia vera (che non mi riguarda lo dico per mia sorella che teme io sia la protagonista occulta di ogni post!) e la protagonista mi ha dato il permesso di raccontarla. Allora, la domanda del lunedì si articola più che altro in una serie di provocazioni: cosa pensare? Colpa di colei che ha ceduto non ricordandosi che in cabina elettorale Dio ti vede e il tuo moroso no? Ma soprattutto: che razza di postmoderna prova d'amore è questa?!

Save the lipstick

Dal Giornale del Popolo del 7 novembre
Il problema di avere molte amiche massaie è che poi danno il tuo numero per la dimostrazione degli elettrodomestici. E tu ti trovi al telefono a dover spiegare a una perfetta sconosciuta che ti promette l'apparecchio in grado di pulire a secco il divano che tu il divano non ce l'hai. Le tende? Nemmeno. E quella già pensa che sei una pervertita che ama farsi spiare dai vicini e quindi figurati se puoi farle capire di non chiamarti più perché stai seriamente pensando di usare i soldi destinati al divano, al tavolo e alle tende per il Fondo borsa di Hermés. Alcune persone (ci piace pensare che siano le più intelligenti, perché il club include sempre noi stesse) sono destinate a non essere capite dal prossimo. Prendete Sarah Palin, per esempio. Noi ci credevamo. Una vicepresidente che agita un rossetto come una bandiera è un'innovazione culturale pari almeno a quella di un presidente nero. Nel mondo delle nostre fantasie in cui gli uomini cattivi diventeranno buoni c'era spazio anche per un dream-ticket Obama-Palin. Il sogno si è avverato solo al cinquanta per cento e potremmo ritenerci comunque in parte soddisfatte se non fosse che la nostra eroina adesso è caduta in disgrazia. In queste ore infatti gli avvocati del partito repubblicano stanno correndo in Alaska a contare i vestiti di Sarah. La candidata repubblicana era finita nell'occhio del ciclone poche settimane fa per aver speso 150 mila dollari per rifarsi il guardaroba. Una vergogna per una paese in piena crisi finanziaria, si diceva. Allora i repubblicani hanno fatto finta di niente perché non si contano i vestiti in pubblico, ma con la sconfitta è arrivata implacabile anche la vendetta, terribile come in ogni famiglia che si rispetti. Terribile come i regali restituiti alla fine di una storia. Resta solo una speranza, che intervenga quello là. L'onnipotente del Yes we can. Ma sì, dai, quello abbronzato.

mercoledì 5 novembre 2008