venerdì 27 gennaio 2017

L'amore è restare svegli

Dal Giornale del Popolo del 27 gennaio
Non ce ne parlavano le rubriche rosa che leggevamo, di nascosto, da adolescenti. Non ce ne parlano i rotocalchi, neppure quelli maschili sempre attenti a fornire manuali pronto uso per la seduzione e la buona vita di coppia. Non ce ne parlano le amiche. Nessuno ci aveva mai detto che più degli istinti, più dei tradimenti, più delle idee politiche, più della lontananza e più anche dei bambini, che arrivano a sconvolgere le nostre vite, più di tutto a tenere lontani un maschio e una femmina, sono i ritmi di sonno-veglia. Al magico mondo delle serie tv, del resto, ci siamo avvicinati proprio perché non cera possibilità di tenere gli occhi aperti per i 120 minuti di un film. Alcuni di noi hanno abbandonato presto anche le maratone di serie tv, perché alla seconda puntata di Homeland, anche se attesa da settimane, si risvegliavano ai titoli di coda. Il finale di The Young Pope, anchesso atteso con trepidazione, ce lo hanno raccontato. Abbiamo provato anche con le vecchie glorie, ma chiudere gli occhi molto prima delle supercazzole di Amici Miei è imperdonabile. Così basta. Non si guarda più nulla, del resto chi ha tempo di calendarizzare anche una visione insieme in mezzo a mille altri impegni? Poi arriva lultima sfida, quella a cui lei si presta per cercare di salvare il salvabile e che lui lancia come ultimo disperato appello. Stasera andiamo al cinema?. Lui arriverà direttamente dal lavoro, lei si presenterà bella fresca. Sempre che le lascino recuperare un po di sonno in ufficio nel pomeriggio. Lamore, in certi momenti della vita, è restare svegli. O almeno aprire gli occhi un attimo prima dei titoli di coda

giovedì 26 gennaio 2017

La verità, Melania, è che non sono gentili con l'arancione

Dal Giornale del Popolo del 20 gennaio

In quella che fu una commedia di formazione di più generazioni, una meravigliosa Julia Roberts in abiti da poco di buono (era pur sempre una prostituta) non riusciva a fare shopping in Rodeo Drive. “Io ho tutti questi – disse tornando in lacrime al manager dell’albergo con un mucchio di soldi stropicciati in mano – e non ho un vestito per stasera”. Il manager la mandò da una commessa amica, che capì la situazione e le procurò un elegantissimo abito da cocktail. Fu l’intervento di quella commessa di buon cuore (ne esistono davvero poche) a salvare Julia Roberts dall’imbarazzo e a regalare a noi una delle scene più divertenti e istruttive di tutti i tempi. Sì perché sappiamo tutte come andò a finire, con Richard Gere, cliente della prostituta Julia Roberts in Pretty Woman, che portò la sua donna a svaligiare i negozi più eleganti, dandoci una lezione per la vita: “Non sono mai gentili con la gente, sono gentili con le carte di credito”. Ora ci troviamo nella situazione di avere una first lady in pectore a cui non mancano né danaro né conoscenze, eppure l’impresentabilità politica del marito le chiude le porte degli atelier più famosi. Con una sorta di obiezione di coscienza fashion gli stilisti di mezzo mondo hanno deciso di non vestire la - pur bellissima e statuaria – consorte del presidente americano, per non avallarne le idee politiche. La verità, Melania, è che non sono mai gentili neppure con le carte di credito, ma solo con il colore più di moda. E l’arancione non vive un periodo di grande popolarità.

Santa Maria dell'Ariston

Dal Giornale del Popolo del 13 gennaio

Non ha messo becco sui contenuti, partecipa a puro titolo gratuito, ha scherzato sulla possibilità che la vertiginosa assenza di vallette propriamente detta venga compensata dalla presenza di valletti maschi. E tutti noi abbiamo pensato a quella involuzione vanitosa del maschio che sono i tronisti e che la santa patrona della tv italiana ha contribuito a introdurre nella società. Maria De Filippi sarà a Sanremo e sembra impossibile che una tale rivoluzione culturale sia da addebitare a un normalissimo (eppure impeccabile) presentatore come Carlo Conti, che probabilmente ha avuto il merito di essere l'unico ad aver trovato il coraggio di chiederglielo. La conferenza stampa di presentazione si è svolta in puro stile defilippiano, con quella dose di indifferenza ben modulata che è il suo marchio di fabbrica. L'idea che tutto questo possa andare in scena sul palco dell'Ariston emoziona quelli di noi che aspettano Sanremo per scatenarsi su Twitter, per dire la propria con gli amici, per rivalutare l'istituzione del festival o per denigrarla. L'emozione ci fa sopportare ogni banalità e retorica, compresa quella frase che ha detto la Maria nostra in conferenza stampa sull'importanza di un Sanremo dedicato alla musica, un attimo prima di scherzare sull'assenza delle vallette. Ma chi ha bisogno di musica e vallette quando sullo schermo c'è Maria De Filippi? Comunque vada sarà un grande momento di televisione, per il quale varrà la pena battersi contro il sonno e per la supremazia sul telecomando.

Coccodrilli

Dal Giornale del Popolo del 30 dicembre

Della calorie ingerite, degli sforzi indolenti per smaltirle prima di gennaio, delle morti vip del 2016 e della preoccupante assenza in pubblico della regina Elisabetta. Nell'ennesimo Natale non passato ai tropici siamo qui a scaldarci discutendo gli argomenti più in voga sui social network con i parenti di vario ordine e grado. Carrie Fisher e sua madre, Debbie Reinolds, ci hanno lasciato pochi giorni fa, il giorno di Natale è toccato a George Michael e nei mesi precedenti icone e miti di diverse generazioni (da David Bowie a Mohamed Ali, passando per Bud Spencer) hanno fatto l'unica cosa prevedibile e scontata delle proprie vite, l'unica che li accomuna ai loro fan: morire. Chi lo ha fatto in questi giorni di festa ha avuto la gentilezza di regalare ai cronisti un contesto interessante (ma non inusuale) per ambientare la non notizia più interessante di sempre. E noi che le feste le abbiamo passate così, con un umore nero che non dipendeva certo dalle morti vip ma che ha condizionato tutte le foto e le chiacchiere alcoliche coi cugini che si vedono una volta all'anno, non abbiamo potuto che indossare, ancora una volta, la maschera cinica del parentado. Eh sì, cari amici, perché oggi voi non ci pensate e vi occupate di cambiare i regali sbagliati e smaltire la rabbia contro chi neppure un pacchetto vi ha fatto trovare sotto l'albero. Ma il futuro ci riserva un branco di coccodrilli di ex concorrenti di Amici e di Grandi Fratelli. Com'era il detto? Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.

Di figli, parole e minacce


Dal "tira su le maniche quando lavi le mani" all'arcinoto "questa casa non è un albergo" e "io non sono mica la cameriera assegnata a questi 85 metri quadrati". L'infanzia di tutti noi è piena di frasi che giuriamo di non ripetere mai quando per caso dovessimo diventare genitori. Arrivano i bambini e partiamo con il piede giusto ripetendo a destra e a manca che le maniere forti non portano a nulla e che le minacce sviliscono innanzitutto chi le fa, rinvigorendo gli istinti indisciplinati e pestiferi di chi le subisce. Poi arrivano le bambine giudiziose che sviluppano anche doti retoriche. "Tu non vuoi mai avere torto, ripeti solo le cose che ti dico io ma in maniera diversa, ma non hai ragione!". Sotto Natale diamo il peggio di noi e tiriamo fuori la minaccia del sempre efficace Babbo Natale: "Guarda che non porta regali ai bambini disobbedienti!". "Se non li porterà mi dispiacerà un po' e poi mi passerà". Continuiamo a cercare merci da prendere in ostaggio, giocattoli da negare, cartoni da censurare. Fino a che non ci accorgiamo che sono carne della nostra carne ma sono inesorabilmente distanti da noi. Hanno la forza di volontà e la decisione che noi non abbiamo avuto mai e incolpiamo il DNA del padre, che inevitabilmente deve avere preso il sopravvento e forse pure l'inesistente metodo educativo con cui le abbiamo tirate su. Poi arrivano risposte come quella di poche righe sopra e alziamo le bracci: non possiamo farci niente. E a Babbo Natale chiediamo tanta pazienza. Oltre alla borsa firmata giusta, si intende!