lunedì 23 aprile 2007

Una domenica di tv

Domenica grandi, grandissimi momenti di televisione.
Si comincia col Moto Gp, con Vale giustamente incazzato nero perché quegli idioti della Michelin gli hanno dato delle gomme che neanche la motorella di mio zio e soprattutto perché quel minus habens di Elias ha pensato di fare il figo e l'ha toccato con la sua motoretta e ha pure rischiato di farlo cadere. Segnalo con estremo piacere quel genio insuperato e insuperabile di Guido Meda che durante la telecronaca ha affermato, col solito tono pacato: "Wow, Elias è gasato come la Fanta". Roba da correre a comprare una smemoranda per il solo gusto di scriverci questa frase. Secondo me Guido è per il Moto Gp quello che Caressa è stato per i mondiali di Germania, con il vantaggio che il "miracolo Meda" si ripete quasi ogni domenica. Ma devo dire che anche la squadra che lo affianca non è da meno: il tizio ai box, che se non erro si chiama Marco Beltramo, è un capolavoro assoluto. Simpaticissimo, fluent in inglese e oltremodo trendy con quel suo zainetto e le cuffie enormi.
L'altro momento di televisione sublime è stato Flavio Briatore a Buona Domenica. Intervistato dall'odiosa Paola Perego si è prodotto in accuse alla politica: vecchia e lontana dai problemi della gente. Perché la gente, ha detto Flavio, ha il problema di guadagnare mille euro al mese e voler accendere un mutuo. Ovazione negli studi del salotto meno buono e più verace della penisola.
Ma il degno finale di questa domenica di grazia è stato Carabinieri. Con Walter Nudo al capezzale della mamma malata e Martina Colombari nei panni dell'infermiera amorevole e un po' gattamorta.
Bello, bello, bellissimo.

venerdì 20 aprile 2007

Della necessità di un corso di formazione tenuto da Camilla

Apparso sul Giornale del Popolo del 20 aprile 2007

Dovevo aspettarmelo. D'altronde sono io la prima a dire che dopo la rottura di Al Bano e Romina non c'è più da credere alle favole. Epperò il giorno in cui ho scoperto che il principe William e Kate Middleton si erano lasciati mi sono sentita disorientata, come quando Dylan ha tradito la storica fidanzata bruna Brenda con la migliore amica bionda di lei (Kelly) in Beverly Hills 90210. William e Kate si sono lasciati, dice il comunicato d'ordinanza, “di comune accordo”. Si dice sempre così alla fine di una storia, come se le giustificazioni postume potessero ristabilire un equilibrio in quello che invece è sempre un lutto antidemocratico. Il lutto di un cuore spezzato. Poco ci mancava che dicessero “il principe William e la signorina Kate Middleton hanno deciso di restare amici”. Infinite le spiegazioni che offrono i tabloid. Si va da una presunta ostilità della regina, alle non nobili origini dei genitori di lei, all'invadenza dei paparazzi. Uno si arrovella sulle spiegazioni, quando basterebbe guardare le foto. Quelle del secondo in linea di successione al trono balla abbracciato a ragazze abbigliate come neanche a un casting delle veline. E poi lei, che ha già fatto sapere di non essere disposta a raccontare a nessuno i dettagli della sua storia col principe (ha già ricevuto offerte da capogiro), che sorride ai paparazzi con quella disinvoltura che solo una donna col cuore in frantumi può sfoggiare . Ecco, vedendo tutto questo ho capito che lei era davvero degna di stare accanto a uno che rischia di indossare la corona che fu di Riccardo Cuor di Leone. E che questo Riccardo Cuor di Leone del duemila non se la meritava affatto. E che per questo erano fatti l'uno per l'altra, perché era scattata quella proverbiale e terribile “intesa perfetta con la persona imperfetta”. E che Tony Blair dovrebbe a tutte le donne del Regno un anno di formazione con Camilla Parker Bowles.

lunedì 16 aprile 2007

Kate e William. Scegli da che parte stai

Kate e William si sono lasciati. Prime reazioni a caldo:

-lui sarà pure belloccio, ma se è di facili costumi quanto la madre (la quale peraltro aveva tutte le attenuanti di essere anoressica, bulimica e sposata a uno che non l'amava, questo va detto), Kate ha firmato la sua salvezza.

-Qualcuno dice che lei per aspirare alla corona doveva accettare lo scotto delle corna. Il sublime gioco di parole viene da quei signori del quotidiano Libero (l'unico quotidiano che ho potuto sfogliare in una difficile domenica, perdono perdono perdono!). Ma occorre commentare?! E non faccio una questione di schizzinoseria, ma se cominci cornuta da fidanzata nella sala del trono non ci passi dalla porta.

Ma il fenomeno richiede, ovviamente, una disamina più approfondita e una riflessione più ampia.

Salvate Ambra dai suoi estimatori tardivi

Apparso sul Giornale del Popolo del 13 aprile

Ho ricevuto in regalo una crema antirughe e soffiato su una candelina simbolica. Ce n'è abbastanza per ritirarsi a guardare La sposa perfetta e O.C. Per il resto della vita. Perché se è vero che mia cugina regala da anni la medesima crema a tutti i componenti della famiglia, è anche vero che quando la zia decide di optare per una sola candelina, per il timore che la densità di fiammelle incendi la torta farcita di nutella, il baratro è a un passo. Che volete, prima o poi bisogna crescere. Decidersi a leggere libri seri, smettere di guardare la tv. Anche accompagnarsi a un fidanzato/marito di un certo spessore culturale o comunque artistico può aiutare. Guardate Ambra. Dieci anni fa dicevi Ambra e dicevi un idolo per noialtri cresciuti col telecomando in mano; un demonio per la gente seria che non riusciva a comprendere come potesse avere successo un programma fatto di ragazzine urlanti e ballanti davanti a una telecamera. La star di quel circo di fanciulle in gonnella era Ambra. Che avesse un cognome non importava ai più. Oggi invece finisce che il magazine del Corriere della sera le dedica pure una copertina e poi il solito articolo su quanto è cambiata Ambra Angiolini (adesso ha un cognome), che fa figli (due, col cantante Francesco Renga), lavora in radio e gira film con Ozpetek. E tutti a scoprire che, wow, la signorina è intelligente. E noi che intelligente l'avevamo sempre considerata ci arrabbiamo pure, ché adesso ci rubano il mito della nostra adolescenza. Chissà cosa succederà in futuro. Perché se dieci anni fa avevamo Ambra a Non è la Rai, e oggi abbiamo Ambra che gira con Ozpetek; tra dieci anni, considerato l'inesorabile decadimento dei costumi che ammorba la nostra società, avremo Elisabetta Gregoraci che firma editoriali sulla Repubblica. Riparliamone tra dieci anni, quando la torta e le candeline le avremo già abolite del tutto.

giovedì 12 aprile 2007

Kate Moss e la linea di Top Shop

Apparso sul Giornale del Popolo del 6 aprile

Kate Moss dice di essere da sempre una fan di Top Shop, catena di abbigliamento low cost britannica per cui la modella ha appena disegnato una linea. Dunque tra poche settimane ci sarà sufficiente sborsare poche sterline per indossare t-shirt, pantaloni e vestitini con ben impresso nell'etichetta il nome di un'icona di stile e bellezza innarrivabile per noialtre che non la raggiungiamo in altezza e la doppiamo in peso. I capi (li potete vedere sul sito www.katemosstopshop.com) sono proprio carini, mi dicevo tra me e me mentre navigano con occhio attento. Ed ero giusto pronta a telefonare ad amici in viaggio verso Londra e a verificare la possibilità dello shopping online, quando ho riguardato bene quei modelli. Belli, sì. Indosso a Kate. E a quell'altra modella che peserà la metà di lei, dunque a occhio e croce il doppio di me. Ma qui, attenzione, non se ne può fare semplicemente un problema di peso e di rimorsi per le palestre mancate e tutte quelle cose che sono solita scrivere quando arriva la primavera. No, qui il punto è un altro. A permettere a Kate una mossa così ardita come proporre forme assolutamente antidemocratiche (le sue) a una catena per definizione democratica (Top Shop, appunto), è la popolarità. Meglio, l'assoluta attrattività del suo decadente, bohemien e inaffidabile personaggio. E quando saremo nei camerini a provare a tuffarci dentro quei pantaloni affusolati disegnati da lei, ci ricorderemo di tutta la bufera dell'anno scorso, quando i tabloid hanno sventolato al mondo intero i suoi vizi pensando di averla distrutta. Lì, cercando disperatamente di chiudere la cerniera di quegli straccetti, capiremo chi ha vinto. E ci mancherà il fiato.

giovedì 5 aprile 2007

La svolta di Simona

Simona Ventura ha cambiato stilista. Non vestirà più Dolce e Gabbana ma Alessandro dell'Acqua. La morale di questa storia è una sola, secondo me: neppure il silicone legittima l'utilizzo di vestiti da post adolescenza in donne sopra i quaranta.
Non ne faccio una questione di giudizio sul singolo stilista, ma di opportunità, di adeguatezza. Concetto che mi rendo conto essere difficile da comprendere in una società in cui non esiste più il vestito della domenica, l'obbligatorietà della calza al matrimonio, la scelta di abiti curati (e possibilmente non troppo provocanti) per l'ufficio, il divieto di andare a scuola con indumenti rotti e che non comprano parti quali il sedere.

mercoledì 4 aprile 2007

Alfonso loda la provincia

Qui occorre una premessa. Da tempo vado dicendo che Chi, soprattutto da quando è diretto da Alfonso Signorini, è IL giornale di riferimento di una qualunque persona normale e dotata di buon senso, quale io ritengo di essere almeno un paio di giorni a settimana.
Chi è il giornale vero, sanguigno, quello che il giorno in cui lo sdogani dal parrucchiere e te lo metti in borsetta hai cambiato la tua vita. Quello che vorrebbero leggere, in realtà, tutte quelle che si fanno vedere in giro con Vanity Fair sotto braccio.

Nel numero odierno, il direttore tesse le lodi della provincia, intervista Nina Moric, ci offre l'ennesima avventura erotico-sentimentale di Rita Rusic, e infila con sapienza magistrale un servizio sulla famiglia cuore Bignardi-Sofri. E c'è ancora tutto Carlo Rossella. Grazie!!!

Lina, ma che ti hanno fatto fare?!

Allibita e senza neppure commentare, copio incollo questo articolo di Lina Sotis dal Corriere di oggi. Non so se mi sconvolga di più
-pensare la Sotis in mocassini e twin set color crema che digita sulla tastiera tutti quegli Ahhhhh e Ohhhhhhh
-pensare che qualche redattore del corriere avrà alzato la cornetta, composto il numero della signora del bon ton – quella per colpa della quale ho dovuto smettere di applaudire all'atterraggio degli aerei, ché lei dice che è una cosa proprio da cafoni...io mi divertivo tanto... vabbè –, ecco insomma, un povero redattore del corriere l'avrà chiamata e le avrà detto: Signora Sotis, oggi dovrebbe scriverci un quindici righe a occhio e croce sulla simulazione dell'orgasmo. E lei, impassibile, sì, certo, aspetti... ma sì, dai, forse qualcosa me lo ricordo. Ma dai! Ma mi scomodate LINA SOTIS, dico Lina Sotis, che a uno può anche non piacere epperò è sempre una signora da salotto, una che te la immagini a curare i nipotini, per ricamare intorno a una non notizia del genere? Possibile che non passasse lì intorno una qualunque Rodotà o un Severgnini che almeno ti scriveva OOOhhhhh in inglese?!


TRA LE LENZUOLA
Ma quei sibili di godimento sono (quasi sempre) per lui

Ragazze dai 16 ai 90. Ragazze conservatrici, ragazze libertarie, ragazze mascalzone, ragazze figlie di famiglia. Diciamocela tutta. Giù la maschera. È l'ora della verità. Una ricerca del Regno Unito dice che almeno il 30% delle donne finge l'orgasmo. Visto che qualcuno ha, per noi, toccato il tema ristabiliamo i punti: percentuale taroccata, le ansimatrici del godimento sono molte ma molte di più. Ma in questo momento di sincerità, ricusiamo la colpa e ristabiliamo i fatti. Ahhhhhhhhh. Ohhhhhhhh. Sìììììììììì. Quali sono i suoi perché? Quei sibili di godimento sono quasi sempre per lui, per dargli l'impressione che è un vero marpione, ci sa fare, ci sa possedere, ci sa far godere.

Qualche volta, dobbiamo ammetterlo, abbiamo un po' di fretta: il lavoro che ci aspetta, il pupo che se non corriamo si dimentica di noi, un impegno improvviso o la noia, la noia di una cosa strascicata che con qualche urletto più può essere esaltata, celebrata, santificata, come un incontro d'amore ben riuscito. Ma è per noi malriuscito un incontro d'amore con orgasmo simulato? Non sempre, perché l'amore ha mille sottigliezze che cominciano con occhiate e carezze e su quelle solo le professioniste o le avventuriere fingono, le altre si lasciano andare. Perché essere desiderata, coccolata, vezzeggiata è la parte più attraente e rassicurante del rapporto. Com'è noto, ognuno fa l'amore con la propria testa e non sempre le teste coincidono. In fondo, a pensarci bene, fingere è un gesto d'amore. È come dire: sono qui con te.
Ahhhhhhhh. Ohhhhhhhh. Sìììììììììì. Se succede però è più bello. Ogni donna lo sa. Ma ci sono tante cose da fare, oppure si capisce che questa volta non ci si può arrivare, allora siamo donne fino in fondo, generose, compagne, comprensive: Ahhhhhhhhh. Ohhhhhhhhhhh. Sìììììììììììììììì.
Lina Sotis
04 aprile 2007

martedì 3 aprile 2007

Fabrizio Corona

Come dicevo l'altro giorno alla mia amica Chiara, bisognerebbe discutere del fatto che Fabrizio Corona fa un sesso che la metà basta (come si suol dire in questo gergo giovanile). È come l'attrazione per le babbucce di Briatore: qualcosa di zarro che però attrae, perché colpisce con precisione chirurgica quel millimetro zarro e coatto che, giustamente, ognuno di noi ha nel cuore. (Attenzione, però, precisazione doverosa: è un discorso che vale proprio per oggetti e soggetti unici e selezionati, niente Pinko Bag, french manicure e Paola Perego e Sara Varone per intenderci).
Vai Fabrizio! Mi sto dando da fare per trovare in commercio la tua maglietta!

Giovanni Allevi

Giovanni Allevi è marchigiano. E questo dovrebbe bastare. In più è stato scoperto (uh, che brutta parola) da Jovanotti.
Mi dicono, a me che di musica nulla capisco eppur tutto amo, che Giovanni Allevi è un pianista contemporaneo. Della sua arte lui dice che è un modo per ricercare la bellezza. Eccola. È lì, nella danza ora vorticosa ora leggiadra di queste tredici dita.
Il mio amico Flower (che fa il giornalista, lui, e che mi ha convinta a fare un blog solo per il gusto di citarlo sul suo) lo ha intervistato. A questo indirizzo.
http://lucafiore.blogspot.com/2007/03/il-compositore-di-classica-che-scala-le.html

lunedì 2 aprile 2007

buon compleanno

Festeggio così, riportando su questo neonato blog uno dei brani che da anni mi accompagnano e commuovono.
È di Cesare Pavese, ovviamente. Tratto dai Dialoghi con Leucò.

Tutti sanno che Odisseo naufrago, sulla via del ritorno, restò nove anni sull’isola di Ogigia, dove non c’era che Calipso, antica dea.

(Parlano Calipso e Odisseo)

CALIPSO Odisseo, non c'è nulla di molto diverso. Anche tu come me vuoi fermarti su un'isola. Hai veduto e patito ogni cosa. Io forse un giorno ti dirò quel che ho patito. Tutti e due siamo stanchi di un grosso destino. Perché continuare? Che t'importa che l'isola non sia quella che cercavi? Qui mai nulla succede. C'è un po' di terra e un orizzonte. Qui puoi vivere sempre.

ODISSEO Una vita immortale.

CALIPSO Immortale è chi accetta l'istante. Chi non conosce più un domani. Ma se ti piace la parola, dilla. Tu sei davvero a questo punto?

ODISSEO Io credevo immortale chi non teme la morte.

CALIPSO Chi non spera di vivere. Certo, quasi lo sei. Hai patito molto anche tu. Ma perché questa smania di tornartene a casa? Sei ancora inquieto. Perché i discorsi che da solo vai facendo tra gli scogli?

ODISSEO Se domani io partissi tu saresti infelice?

CALIPSO Vuoi saper troppo, caro. Diciamo che sono immortale. Ma se tu non rinunci ai tuoi ricordi e ai sogni, se non deponi la smania e non accetti l'orizzonte, non uscirai da quel destino che conosci.

ODISSEO Si tratta sempre di accettare un orizzonte. E ottenere che cosa ?

CALIPSO Ma posare la testa e tacere, Odisseo. Ti sei mai chiesto perché anche noi cerchiamo il sonno? Ti sei mai chiesto dove vanno i vecchi dèi che il mondo ignora? perché sprofondano nel tempo, come le pietre nella terra, loro che pure sono eterni? E chi son io, chi è Calipso?

ODISSEO Ti ho chiesto se tu sei felice.

CALIPSO Non è questo, Odisseo. L 'aria, anche l'aria di quest'isola deserta, che adesso vibra solamente dei rimbombi del mare e di stridi d'uccelli, è troppo vuota. In questo vuoto non c'è nulla da rimpiangere, bada. Ma non senti anche tu certi giorni un silenzio, un arresto, che è come la traccia di un'antica tensione e presenza scomparse?

ODISSEO Dunque anche tu parli agli scogli?

CALIPSO E’ un silenzio, ti dico. Una cosa remota e quasi morta. Quello che è stato e non sarà mai più. Nel vecchio mondo degli dèi quando un mio gesto era destino. Ebbi nomi paurosi, Odisseo. La terra e il mare mi obbedivano. Poi mi stancai; passò del tempo, non mi volli piu muovere. Qualcuna di noi resiste ai nuovi dèi; lasciai che i nomi sprofondassero nel tempo; tutto mutò e rimase uguale; non valeva la pena di contendere ai nuovi il destino. Ormai sapevo il mio orizzonte e perché i vecchi non avevano conteso con noialtri.

ODISSEO Ma non eri immortale?

CALIPSO E lo sono, Odisseo. Di morire non spero. E non spero di vivere. Accetto l'istante. Voi mortali vi attende qualcosa di simile, la vecchiezza e il rimpianto. Perché non vuoi posare il capo come me, su quest'isola?

ODISSEO Lo farei, se credessi che sei rassegnata. Ma anche tu che sei stata signora di tutte le cose, hai bisogno di me, di un mortale, per aiutarti a sopportare.

CALIPSO È un reciproco bene, Odisseo. Non c'è vero silenzio se non condiviso.

ODISSEO Non ti basta che sono con te quest'oggi?

CALIPSO Non sei con me, Odisseo. Tu non accetti l'orizzonte di quest'isola. E non sfuggi al rimpianto.

ODISSEO Quel che rimpiango è parte viva di me stesso come di te il tuo silenzio. Che cosa è mutato per te da quel giorno che terra e mare ti obbedivano? Hai sentito ch'eri sola e ch'eri stanca e scordato i tuoi nomi. Nulla ti è stato tolto. Quel che sei l'hai voluto.

CALIPSO Quello che sono è quasi nulla, caro. Quasi mortale, quasi un'ombra come te. È un lungo sonno cominciato chi sa quando e tu sei giunto in questo sonno come un sogno. Temo l'alba, il risveglio; se tu vai via, è il risveglio.

ODISSEO Sei tu, la signora, che parli?

CALIPSO Temo il risveglio, come tu temi la morte. Ecco, prima ero morta, ora lo so. Non restava di me su quest'isola che la voce del mare e del vento. Oh non era un patire. Dormivo. Ma da quando sei giunto hai portato un'altr'isola in te.

ODISSEO Da troppo tempo la cerco. Tu non sai quel che sia avvistare una terra e socchiudere gli occhi ogni volta per illudersi. Io non posso accettare e tacere.

CALIPSO Eppure, Odisseo, voi uomini dite che ritrovare quel che si è perduto è sempre un male. Il passato non torna. Nulla regge all'andare del tempo. Tu che hai visto l'Oceano, i mostri e l'Eliso, potrai ancora riconoscere le case, le tue case?

ODISSEO Tu stessa hai detto che porto l'isola in me.

CALIPSO Oh mutata, perduta, un silenzio. L 'eco di un mare tra gli scogli o un po' di fumo. Con te nessuno potrà condividerla. Le case saranno come il viso di un vecchio. Le tue parole avranno un senso altro dal loro. Sarai piu solo che nel mare.

ODISSEO Saprò almeno che devo fermarmi.

CALIPSO Non vale la pena, Odisseo. Chi non si ferma adesso, subito, non si ferma mai piu. Quello che fai, lo farai sempre. Devi rompere una volta il destino, devi uscire di strada, e lasciarti affondare nel tempo...

ODISSEO Non sono immortale.

CALIPSO Lo sarai, se mi ascolti. Che cos'è vita eterna se non questo accettare l'istante.che viene e l'istante che va? L 'ebbrezza, il piacere, la morte non hanno altro scopo. Cos'è stato finora il tuo errare inquieto?

ODISSEO Se lo sapessi avrei già smesso. Ma tu dimentichi qualcosa.

CALIPSO Dimmi.

ODISSEO Quello che cerco l'ho nel cuore, come te.