domenica 31 marzo 2019

Il metabolismo dei neuroni


Sempre meglio che tagliarsi i capelli cortissimi, ho pensato prima di destinare cospicua parte del mio stipendio a ben due corsi di formazione. Per la prima volta nella mia vita arrivo alla primavera senza propositi di dimagrimento o di esercizio fisico. Una parte di me teme di aver gettato la spugna, l’altra illustra ad amici e conoscenti l’ebbrezza di investire in conoscenza. Come le spese dei libri (benché Adelphi scelti per impostare la cromia della libreria) non venivano conteggiate nella categoria vergognosa dei vizi, così – oggi – le spese relative alla formazione attingono ad un extra budget di presentabilità. Così finisci a studiare cose che non sai per rispondere a domande che raramente nascondono un mestiere: come rendere visivamente interessanti alcuni contenuti? Come fare in modo che sempre più persone sentano l’esigenza di mettere dei cuori sotto a dei post?
Qualcuno finisce anche a studiare cose che lo rendono felice. La letteratura, ad esempio. È lo stesso spirito che porta gli adulti di mezz’età a rileggersi I promessi sposi. Ne rimangono affascinati, leggono passi che avevano completamente dimenticato (o saltato a pie’ pari ai tempi della scuola) e soprattutto assaporano la gioia di fare qualcosa per piacere e non per obbligo.
Gli insegnanti di questi corsi ci fanno leggere racconti come succedeva al liceo. Solo che di fronte non ci sono adolescenti annoiati ma adulti desiderosi di imparare e distrutti da giornate lavorative al limite della decenza. Ci spiegano la poetica di Aristotele e noi sussultiamo di gioia, prendendo appunti nel block notes di tutti i giorni, così la differenza tra fabula e racconto si mescola alla lista dei “to do” pronta per la mattina successiva in ufficio. Il professore dice che è andato veloce, per non annoiarci, perché tanti di noi quelle cose le hanno probabilmente già studiate al liceo. Noi arranchiamo con le nostre note, senza astuccio né temperino né un diario in cui nascondere i bigliettini. Del liceo ricordiamo quella volta in gita in Spagna, quando il più figo si è seduto di fianco a noi nei posti dei fighi laggiù in fondo al pullman. La fabula, spiegata in questo corso serale, ci pare più complessa della Critica della ragion pura. Vuoi vedere che i vent’anni, insieme alla velocità del metabolismo, si sono portati via anche quella dei neuroni?

Di colori e case shoe free


Il bianco sta alle abitazioni come il nero sta alle persone. Significa che chi ha complessi di coscia importante e spazi angusti, vestirà abiti scuri e sceglierà colori chiarissimi per ridipingere la propria casa. La premessa autoanalitica è doverosa per introdurvi al tema di questo primo venerdì di primavera: dopo cinque settimane di lavori matti e disperatissimi siamo tornati a casa e ora siamo agli ultimi ritocchi. I cinque giorni senza porte nei bagni ci hanno fatto sentire persone molto unite, le farfalline in cucina ci hanno regalato l’emozione inedita di avere animali in casa, gli scatoloni restano tuttora la cornice di ogni azione. Tra i momenti di maggior trasporto familiare c’è la seduta di fronte alla lavatrice nuova che si illumina come una giostra del luna park.
Ogni giorno si presenta un professionista esperto in cose della cui esistenza noi non ci eravamo mai accorti. Il cartongesso non è solo il protagonista di un modellino fatto ai tempi delle medie, ma è il materiale che ci consentirà di avere un soffitto perfetto in bagno. Poi passerà l’elettricista e in dieci minuti, forse anche al netto di qualche bestemmia, sistemerà la luce della cabina armadio sbagliata che ci ha fatto piangere una notte intera e litigare col maschio di casa. S’è litigato parecchio anche per i piatti nel lavandino, le briciole in giro e tutte quelle macchie sul pavimento chiaro. Chiaro perché illumina, nero perché smagrisce e poi è tutto un sentirsi non all’altezza delle proprie scelte. Per non parlare di quello spazzolino elettrico con cui lui si è intestardito, che rovina l’equilibro cromatico del lavandino sul piano in grès. Tutti insieme facciamo lezione su come lavarci i denti senza macchiare lo specchio e il muro appena dipinto.
Cerchiamo di essere migliori, perché adesso è tutto chiaro. Domani piangeremo realizzando che i colori chiari non aumentano i metri quadrati e che il nero non fa dimagrire. Ma oggi è il tempo della volontà, e la famiglia riunita deve decidere se diventare una casa shoe-free, se esserlo in maniera oltranzista o tollerante. Se costringere tutti ai piedi nudi, se limitarsi al buon esempio o se chiudere tutti fuori perché non sporchino. E ci lascino in pace a fare di ogni lampadina una tragedia.


venerdì 15 marzo 2019

Dylan, Brenda e lo specchio inclinato

Da Ticino7 del 15 marzo 2019
Lo specchio inclinato, nella vita, lo abbiamo incontrato tutte. Quelli piazzati a tradimento nei negozi sono pericolosi ma facilmente individuabili, è negli alberghi o nelle case degli amici che si trovano quelli davvero malefici. Ci passi davanti, hai gli stessi jeans logori di sempre, la camicetta nuova, i capelli improponibili che non hai asciugato ieri sera. Eppure sembri leggiadra e a tuo agio. Lo specchio inclinato slancia, restituendo una prospettiva ingiusta e serena alla quotidianità. Nel tuo cuore sai che non è la realtà e che passando davanti alla prima vetrina vedrai forme ben diverse. Però in quel momento funziona perfettamente e fa incredibilmente bene.
Ecco, io penso che Beverly Hills 90210 sia stato il nostro specchio inclinato. Pochi giorni fa la morte di Luke Perrry, il famoso Dylan della serie, ha rivelato al mondo quanto noi quasi quarantenni facciamo fatica ad invecchiare. Sto per usare l’espressione “la mia generazione” per la quale il direttore dovrebbe licenziarmi, ma non trovo un modo diverso per descrivere l’insieme di persone accomunate dalle stesse nevrosi legate, almeno superficialmente, all’età. Guardando Dylan e Brenda guardavamo la nostra vita come volevamo che fosse. Quella in cui il bullo della scuola (solo apparentemente burino e insensibile) si innamora della mora. Non della bionda. Della mora. Certo, c’è tutta un’ampia letteratura da Beautiful in su (o in giù) che narra della bionda e della mora e del fatto che, alla fine, vince sempre la bionda. Perché Dylan tradirà Brenda (la mora) con Kelly (la bionda reginetta della scuola), ma resterà sempre colui che ha provato l’ardire di mettersi con la ragazza più normale. Tutte abbiamo sognato di perdere la verginità come Brenda al ballo della scuola con l’uomo che amava, tutte abbiamo sognato di lasciare quell’uomo a bordo di una Porsche di fronte all’oceano con Loosing my religion in sottofondo. La realtà, il giorno dopo, era molto diversa da quella che noi ammiravano il giovedì sera in pigiama sul divano senza telefonino in mano. Eppure, in quel momento ci sentivamo leggiadre e a nostro agio. Qualcuno di noi ha persino sposato giovanotti con la fronte alta. In fondo, bastava inclinare leggermente lo specchio.