Sempre meglio che tagliarsi i
capelli cortissimi, ho pensato prima di destinare cospicua parte del mio
stipendio a ben due corsi di formazione. Per la prima volta nella mia vita
arrivo alla primavera senza propositi di dimagrimento o di esercizio fisico. Una
parte di me teme di aver gettato la spugna, l’altra illustra ad amici e
conoscenti l’ebbrezza di investire in conoscenza. Come le spese dei libri
(benché Adelphi scelti per impostare la cromia della libreria) non venivano
conteggiate nella categoria vergognosa dei vizi, così – oggi – le spese
relative alla formazione attingono ad un extra budget di presentabilità. Così
finisci a studiare cose che non sai per rispondere a domande che raramente
nascondono un mestiere: come rendere visivamente interessanti alcuni contenuti?
Come fare in modo che sempre più persone sentano l’esigenza di mettere dei
cuori sotto a dei post?
Qualcuno finisce anche a studiare
cose che lo rendono felice. La letteratura, ad esempio. È lo stesso spirito che
porta gli adulti di mezz’età a rileggersi I
promessi sposi. Ne rimangono affascinati, leggono passi che avevano
completamente dimenticato (o saltato a pie’ pari ai tempi della scuola) e
soprattutto assaporano la gioia di fare qualcosa per piacere e non per obbligo.
Gli insegnanti di questi corsi ci
fanno leggere racconti come succedeva al liceo. Solo che di fronte non ci sono
adolescenti annoiati ma adulti desiderosi di imparare e distrutti da giornate
lavorative al limite della decenza. Ci spiegano la poetica di Aristotele e noi
sussultiamo di gioia, prendendo appunti nel block notes di tutti i giorni, così
la differenza tra fabula e racconto si mescola alla lista dei “to do” pronta
per la mattina successiva in ufficio. Il professore dice che è andato veloce,
per non annoiarci, perché tanti di noi quelle cose le hanno probabilmente già
studiate al liceo. Noi arranchiamo con le nostre note, senza astuccio né
temperino né un diario in cui nascondere i bigliettini. Del liceo ricordiamo
quella volta in gita in Spagna, quando il più figo si è seduto di fianco a noi
nei posti dei fighi laggiù in fondo al pullman. La fabula, spiegata in questo
corso serale, ci pare più complessa della Critica della ragion pura. Vuoi
vedere che i vent’anni, insieme alla velocità del metabolismo, si sono portati
via anche quella dei neuroni?