venerdì 26 marzo 2010

L'amore in mostra

Dal Giornale del Popolo del 26 marzo
Gironzolavamo per una mostra d'arte. Nessuna velleità culturale, solo il tentativo di essere là dove le cronache dei quotidiani indicano di essere: se in città c'è una mostra da non perdere, una vera provinciale ha il dovere di essere in prima fila. Siccome, come si sa, entusiasmarsi è decisamente poco mondano, cercavamo qualcosa da criticare una volta usciti dal museo. La scelta delle opere, la disposizione, il massimo dello snobismo è aver da ridire sull'illuminazione e francamente non ci siamo fatti mancare neppure quello. Strizzando gli occhi miopi dietro la montatura vintage di Yves Saint Laurent, però, non puoi disattivare le orecchie e quel maldicente e malizioso occhio interiore che non conosce decenza. Sicché ci sforzavamo di leggere il cartellino sotto una delle ultime opere lasciateci dall'artista prima di morire. Ecco, mentre noi ci sforzavamo loro si divertivano. «Ti piace?» «Sì, molto». «Aspetta, fammi leggere la didascalia». Una scusa come un'altra per avvicinarsi alla ragazza con cui ci stai provando. Una volta ci portavano al cinema, magari a vedere un film di paura così potevamo starnazzare e gettarci sul loro sterno alla prima musica inquietante. Oggi un primo approccio che si rispetti non può prescindere dalla meglio mostra in programma in città. Sono loro, le coppie alle prime uscite, quelle per cui andiamo a vedere le mostre. Quelli che hanno l'aria di essere lì a cercare una scusa per andare altrove, quelli che hanno sempre quell'aria frizzante di chi sorseggia la cultura con l'inevitabile eccitazione di chi sa che il bello verrà dopo, quando finalmente lui dichiarerà il suo amore sulla panchina del parco dietro il museo.
(p.s. Dedicato alla coppia dell'anno, quelli che sono riusciti ad innamorarsi vedendo l'orrida mostra di Hopper a Milano. Lichtenstein, invece, l'ho visto io poco tempo fa)

mercoledì 24 marzo 2010

Pensionate


Non c'è donna più aggraziata di colei che sa quando togliere il disturbo. È un po' il corrispettivo sociale dell'ammonimento ad alzarsi da tavola con ancora un po' di appetito. Roba impensabile per gente che prima di questa dieta miracolosa e devastante rotolava dalla sedia dopo cena solo per raggiungere la sigaretta digestiva. Ecco, sarà che lei appartiene all'iperuranio di quelle che non mangiano ma spizzicano, ma Gisele Bundchen ha deciso di lasciare le passerelle. All'apice della sua carriera, alla veneranda età di 29 anni, senza una smagliatura né un cedimento strutturale, e soprattutto dopo essersi abbuffata di guadagni che noi non raggiungeremo neanche campando 250 anni, Gisele ha detto: Sai che c'è? C'è che me ne vado in pensione. Voi vi mettete a dieta per fare in modo che al prossimo compleanno i chili mancanti distraggano l'osservatore dalla flaccidità di quelli rimasti, Lei arriverà ai trenta con il lusso delle infinite possibilità e l'azzeramento dei doveri, organizzerà il tempo intorno al frugoletto, farà la mamma per piacere, la modella per beneficenza, la testimonial per diletto. Niente cartellini da timbrare, né corse all'ora di pranzo per provare quelle scarpe di Ferragamo, né il pensiero fisso di trovare una baby sitter o uno straccio di posto all'asilo nido per piazzare il pupo e tornare ansiosa e infelice davanti al computer. Il tempo sarà tutto suo e lei dovrà organizzarselo con il puro piacere di farlo e di non trascurare nessuno dei suoi affetti, per portare il figlio allo stadio a vedere il papà quarterback che lavora perché ama il suo lavoro o per portarlo al parco giochi con una Suri Cruise qualsiasi. Lei indosserà grandi occhiali neri sugli spalti e noi ce la ricorderemo per sempre com'è oggi: ricca, felice e soda come una pretrentenne di livello irraggiungibile.

martedì 23 marzo 2010

Pensavo fosse amore, invece era una escort

L'ex vicepresidente della regione Puglia Sandro Frisullo (Pd) è in carcere con l'accusa di essersi fatto corrompere dall'imprenditore Gianpaolo Tarantini, per agevolare i suoi affari con Asl e ospedali. Pare che tra i benefit usati per ammorbidire il politico ci fossero cappotti di cachemire, scarpe Church's e donne. E già è meraviglioso l'elenco dei beni di consumo. Ma oggi, sempre sul Corriere, s'apprende che Frisullo si difende così: «Non pensavo fossero escort». Non starò a ricordare che Tarantini è l'uomo che portò Patrizia D'Addario da Berlusconi e che quest'ultimo, a chi lo accusava di essersi intrattenuto a pagamento con delle signorine, rispose col piglio dell'uomo che non deve chiedere mai che le donne non le paga, lui, perché il bello è la conquista. L'orgoglio del maschio predatore non ha colore politico.

venerdì 12 marzo 2010

Dal Giornale del Popolo del 12 marzo
Alla vigilia del suo matrimonio con Carla Bruni, il presidente francese Sarkozy avrebbe tentato una riconciliazione con l'ex moglie Cecilia, con il famoso sms “se torni annullo tutto” riportato dai giornali di gossip di mezzo mondo. Oggi, più o meno con analogo tam tam mediatico, si vocifera di tradimenti reciproci tra i due sposi. Lei, dicono, si sarebbe invaghita di un giovane cantante; lui, dal canto suo, avrebbe un debole per una ministra, avvenente e di certo più anziana di Carla. I neuroni sopravvissuti a questo colpo di coda dell'inverno ballonzolano impazziti per venirne a una: sarà vero, non sarà vero? Come se il problema fosse la verità delle notizie e non il loro servirci come spunti per ristabilire un ordine che la realtà aveva mandato gambe all'aria. Perché il punto è che mettendosi insieme e sposandosi nel giro di pochi mesi, Carla e Sarko hanno mandato in frantumi i loro rispettivi personaggi, macchiandosi del più orrendo dei delitti: dribblare il proprio personaggio per ostentare una perfezione patinata. Lui sempre attratto da donne di carattere, belle ma non certo giovani e perfette come la ex modella trasformata in cantante. Lei così snob, sofisticata, “poco incline alla monogamia” (come dichiarò in un'intervista precedente all'incontro con il presidente). E poi la vita di coppia, fatta di lui che la segue a fare jogging per le vie di Manhattan, di lei che sfoggia ballerine di Dior e cappellini da premier dame, impeccabile nel non accavallare le gambe nelle visite ufficiali, indossatrice di una classe talmente studiata da parerci artefatta. L'attempato politico e la volubile modella parevano fatti per tutto fuorché l'uno per l'altra ed essere caparbiamente decisi a dimostrare al mondo il contrario. Ora l'inevitabile imperfezione della vita e di loro stessi li avrebbe travolti. E questo significherebbe che è vero amore.

venerdì 5 marzo 2010

Isolati

Dal Giornale del Popolo del 5 marzo
Andiamo al cinema. Facciamo come tutte le persone normali (è sempre importante pensare che esistano e noi non ne facciamo parte se non in momenti precisi e assolutamente deliberati della nostra vita). Facciamo come tutte le persone normali, dicevo, e andiamo al cinema prendendo i biglietti e i pop corn. Fa parte del mio snobismo estremo fare queste cose ordinarie considerandole straordinarie. Facciamole consapevolmente e così queste cose, prima di ritrovarci a farle per inerzia, guardarci nelle rughe d'espressione e sentirci due sfigati. Prendiamola in contropiede la routine. Ci pensavo da tutto il giorno a questa serata perfetta che sarei riuscita a organizzare, pensavo anche che avrei dribblato la classica risposta di quello che tutti i film in uscita li ha già scaricati sul computer. Pensavo che ovviamente ne avrei fatto una battaglia culturale, perché in quest'epoca in cui tutto si può avere on demand abbiamo perso il gusto di uscire per gesti rituali e irresistibili come andare al cinema e santo Iddio se ci vedesse Muccino ci farebbe un film sulle nostre nevrosi. Ti avrei anche detto che sono stufa (lo sono sempre), avrei comprato apposta un mattarello per agitarlo al grido di «persino io vorrei una vita normale ogni tanto». Avevo pronta una battaglia culturale quando mi sono addormentata davanti all'Isola dei famosi. Quando ho riaperto gli occhi Aldo Busi stava dando della racchia a Sandra Milo e tu imprecavi contro di me. «Una vita a guardare l'Isola e non sai nemmeno come funziona il televoto. Io voglio sapere se si può eliminare un famoso e un non famoso!». E mi sono sentita una cialtrona. Manco fossi una qualsiasi funzionaria del PdL addetta alla consegna delle liste elettorali.