venerdì 19 dicembre 2008
C'è diario e diario
Il diario ce l'avevamo tutte da piccole. Era molto importante scriverci su delle cose segrete e poi chiudere bene il lucchetto per metterlo al riparo da cugine e sorelle pestifere. Metti caso che scoprivano i cuoricini sparsi a profusione intorno a qualche nome maschile, il rituale "ce l'hai il fidanzato" (si cominciava dai tre anni, poi uno dice che la ragazzine di oggi sono precoci) scivolava subito in pubblico ludibrio davanti al parentado. Poi gli anni passano e l'esibizionismo aumenta. Il diario segreto lascia il posto al diario scolastico, antenato della bacheca di Facebook e dei blog. Nella Smemoranda (a quel tempo avevo dei princìpi) custodita sotto il banco le pagine erano imbrattate non di segreti, ma di manifesti di pensiero. "Darei la vita per non morire" era una delle frasi più gettonate, spesso e volentieri accompagnata anche da qualche foto di Jim Morrison a petto nudo, quasi che ammirandone i pettorali si potesse rendere omaggio anche al cervello che aveva partorito una frase così popolare tra adolescenti. Io oggi il diario non ce l'ho più e però da quando qualche scioperato mi ha convinto ad avere un blog (non ce li ho più dei princìpi) rileggerlo è come risfogliare le pagine di una nuova versione di diario, pochi segreti, molti manifesti di pensiero, una buona dose di esibizionismo. Questa era l'ultima e più aggiornata forma di diario che conoscessi, fino al diario alimentare. Dicono che devi segnare lì tutto quello che mangi e il corrispettivo apporto calorico. La sera fai due conti e ti penti. Come l'esame di coscienza del catechismo. E la sera che ti accorgi di aver dilapidato il budget di calorie giornaliere strafogandoti alla panettonata dell'ufficio puoi sempre ributtarti sulla Smemoranda.
(la foto è puro esibizionismo: il telefono di peluche primo regalo di questo Natale. Yuppi!)
mercoledì 17 dicembre 2008
Borriello's version_notabene
A gennaio, intanto, arriva David Beckham a rubarle il titolo di sex symbol rossonero.
«È un privilegio trovarmi in squadra con tre star come Ronaldinho, Kaká e Beckham. Però, su David, una curiosità di spogliatoio ce l’ho».
Sarebbe?
«Scoprire se è veramente così dotato come appare sui tabelloni pubblicitari della campagna underwear Armani».
Quest'uomo è un idolo.
martedì 16 dicembre 2008
Borriello's version
venerdì 12 dicembre 2008
Dalla Barbie al bricolage
Quando vedi che le veline sono nate nell'anno in cui tu avevi già imparato a far baciare appassionatamente Barbie e Ken allora capisci che l'età avanza. E che certe cose è il caso di cominciare a farle, ché l'alibi della giovinezza scapestrata è triste e inutile quanto l'ombretto azzurro. Allora ti metti a pulire i vetri, attacchi le tende, compri il divano, compri piante invece di fiori recisi (ché costano troppo e muoiono, dice la sorella eco friendly). Solo che i ciclamini, dopo una manciata di giorni di colorito florido hanno ricominciato ad ingiallirsi. Così tanto per non sbagliare ho comprato impunemente un mazzo di ranuncoli. I propositi servono a questo, mi son detta, a durare il tempo di vita sana di un ciclamino sul mio davanzale e a scaldarti il cuore come una nuova playlist mentre fuori nevica. La playlist "zompettando sulla neve" fornitami dalla mia consulente musicale (il futuro è delegare e circondarsi di consulenti competenti, diteglielo al vostro capo accentratore) mi ha effettivamente accompagnato in questi giorni di clima rigido e di impraticabilità delle strade a qualunque mezzo condotto da una donna che non fossero gli stivali di gomma. Me la sono girata tutta a piedi la città e ogni tanto ho persino fatto ciò che da sempre aborro: ascoltare l'iPod mentre cammino. Col rischio, prevedibile e devastante, di imbattermi nella classica canzone "apri vaso di pandora dei ricordi di primavere lontane" che rischia di infilarti sotto una macchina al primo attraversamento pedonale. L'ho superata indenne con le spalle dritte e il passo svelto. Fino a quel volantino nel bar. Iscrizione a un corso di teatro. Ora, considero un bel passo avanti aver scartato subito il corso "autostima e concezione di sè" ma mi resta una domanda: il corso di teatro alla mia età è un ritorno all'adolescenza o lo zompetto definitivo verso il mondo delle desperate housewife? Il bricolage è dietro l'angolo?
giovedì 11 dicembre 2008
venerdì 5 dicembre 2008
Aritmetica da guardaroba
Fashion consultant
Io di amiche che hanno fatto carriera ne ho un sacco. Gente che per non andare in palestra ha dei motivi veri. Non ha tempo perché lavora in società che obbligano al tailleur nero e al tacco permanente, oppure perché deve scarrozzare i figli dal pediatra appena un attimo prima di portarli in piscina e di infilarsi col neonato al corso di baby massaggio. Ho anche parenti e zie che lavorano dal martedì al sabato e sono libere solo nei giorni di chiusura dei negozi. Tutte costoro non farebbero un regalo senza di me. In generale comincia mia zia di questi tempi, pochi minuti per affibbiarmi il compito tradizionale del regalo ai minori della famiglia che hanno una stanza dei giochi fornita come il mio armadio delle scarpe e ogni anno si apre la caccia al dono educativo e, soprattutto, diverso dagli altri duecento. Ma siccome sono un punto di riferimento non solo per i parenti, vanto anche le amiche che mi consultano per il regalo alla futura cognata e prendono la scusa per infilarsi in qualche boutique del centro (da me consigliata) da cui escono con il regalo per la parente e un vestito non incartato per sé. Negli anni posso dire di aver messo lo zampino in svariati regali per sconosciuti colleghi di amici, doni di compleanno, laurea, natale, onomastico. C'è persino una persona che da anni mi chiama ogni vigilia di Natale per chiedermi lumi sul libro da regalare alla sorella. È l'unico che mi chiede consigli sui libri dopo mia cugina la quale al momento ce l'ha con me perché l'ultima volta le ho consigliato una storia d'amore che finisce male. Possibile che non ci sia un giro un'altra consulente al mio livello che mi eviti di trovare sotto l'albero i classici calzettoni a righe?
p.s. mi correggo on line: a me i calzettoni a righe mi piacciono da matti. Ma ieri sera quando dovevo trovare un finale ero annebbiata dalla fame... E vorrei scrivere qui il finale diverso che m'è venuto in mente stanotte, ma ormai non sarebbe giusto
venerdì 28 novembre 2008
Mia zia Marisella lo dice sempre che con la messa in piega, una bella borsa e delle belle scarpe tutto il resto vien di conseguenza. E non c'entra nulla che mia zia faccia la parrucchiera, perché anche l'esimia protagonista di Sex and the city in una delle prime e più autentiche puntate narrava di aver girato il Village per trovare un vestito da venti dollari da abbinare alle sue scarpe da 400 dollari. Quindi l'altra mattina alle 8:30, con una Fendi al braccio e delle ottime scarpe ai piedi sono andata da Luciana. Quando il buon umore non puoi chiederlo ai Pan di stelle niente può dare un indirizzo positivo alla tua giornata più di una parrucchiera anni Settanta nel bel mezzo di un quartiere fighetto. Da Luciana ho sfogliato Chi del mese scorso e in mezz'ora sono uscita con la testa più anni Novanta della mia vita. Ma soddisfatta. Ci sono soddisfazioni che è giusto prendersi ogni tanto. Alcune fanno bene, altre non troppo (come googlare il nome di certa gente), altre sono sacrosante, come duellare col collega intellettuale di turno che pontifica sulla vittoria di Luxuria. Poco importa che il suo delirio sia infarcito di citazioni di Freud da autogrill e che verrebbe giù il diluvio universale quando tu ti provassi un giorno a pontificare su temi a lui cari (di solito roba di due, tre lettere tipo On. e Pil). Sugli argomenti che il mondo definisce frivoli, tutti si sentono in diritto di dire la loro, come se alla frivolezza non occorresse applicarsi. Come se chi si è preso un master in vita dei naufraghi a forza di serate buttate via davanti alla tv non fosse l'unico e il solo legittimato a dire che peggio della vittoria del naufrago Luxuria c'è solo un calendario di Costantino.
martedì 25 novembre 2008
morality show
lunedì 24 novembre 2008
Bello freddo
venerdì 21 novembre 2008
Il calendario
Novembre, tempo di calendari. Qualche squinzia appositamente denudata, penserete voi. O il calendario Pirelli, con modelle (sempre denudate ma lo scatto artistico ci impedisce di catalogarle come "squinzie") in compagnia degli elefanti. Anche i 2008's sexiest men alive di People potrebbero dare luogo a un calendario, ci ho pensato analizzando per bene tutte le foto oggi. Io in realtà nella mia nuova versione casalinga temo di dovermi piegare a un calendario utile. Mi dicono le amiche massaie che il calendario deve avere lo spazio necessario a segnare scadenze e cose de ricordare. E ormai le cose da ricordare sono tante. Per questo ne cerco uno in cui ci sia abbastanza spazio per scrivere "ricordati di annaffiare le piante", ché da quando ho ammesso degli esseri viventi in casa mia sento l'inevitabile dovere di occuparmene. Anche "paga le bollette" e "ritira i vestiti in lavanderia" saranno voci ricorrenti. Senza contare "nascondi i vestiti nuovi quando tuo padre viene a trovarti". Poi occorrerebbe lo spazio anche per qualche raccomandazione, del tipo evita i carboidrati a cena e ricordati che i gelati che hai in frigo li hai presi per gli ospiti non per ingrassare mentre vegeti sul divano in attesa che chissachì bussi alla porta. Poi dovrei segnarci tutti gli appuntamenti dall'osteopata, ché ieri mattina mi ha detto che ormai sembro quasi una giovincella della mia età e qualche altra seduta e sarò in grado di toccarmi la punta delle dita con la punta delle mani. Insomma stavo pensando al calendario giusto per me quando ho realizzato che mi serve una colf. O una badante.
lunedì 17 novembre 2008
C'è crisi/2
Un grazie di cuore a C, allora, perché in questi tempi grigi mai avremmo pensato di poter tornare alla morale con cui siamo solite giustificare gli estratti conto della carta di credito: «Chi più spende meno spende». Anche in tempi di crisi.
C'è crisi
venerdì 14 novembre 2008
Sentimenti scontati
Dove sono nata io il pollo si compra dall'Ivana, il latte dalla Franca, le scarpe da Tony, il giornale dall'Ornella. Macelleria, supermercato, negozio di scarpe e edicola sono termini che lasciamo volentieri a chi vive in luoghi più grigi dei nostri. Quando per un motivo o per l'altro in quei luoghi più grigi ti ci trasferisci, lo sforzo è trovare nuovi nomi che assicurino il calore domestico che langue dimenticato tra gli scaffali. Avere il proprio macellaio di fiducia, insomma, è estremamente importante ed è senza dubbio il passo che dimostra l'integrazione in ambienti nuovi. Lui mostrerà con gioia di riconoscerti ogni volta che varchi la soglia e tu sarai convinta che davvero quel pezzo di arrosto è il migliore in circolazione e che lui non l'avrebbe venduto a nessun altro se non fossi entrata tu. È il migliore e lo teneva da parte proprio per te. Forse si chiama fidelizzazione del cliente, forse solo circonvenzione di essere incapace di distinguere tra vitello e vitellone. Ma ragazze come noi ci sono abituate. Perché ogni donna, anche se s'accompagna al peggio don Giovanni del quartiere, sarà sempre fermamente convinta che lei è la più amata tra le sedotte e abbandonate. Che lui, alla fin fine, il vero debole lo prova per lei. La convinzione non può essere scalfita da ore di attesa al freddo, né da decine di appuntamenti saltati, né da telefonate sporadiche, neppure da cene rimasta sullo stomaco o da bugie raccontate con credibilità massima. Almeno fino a che non compaia un pezzo di arrosto migliore.
giovedì 13 novembre 2008
mercoledì 12 novembre 2008
Il cruccio dell'aspetto
Lui (Berlusconi, ndf) passa per sex symbol. E anche lei...
«Se è vero, lo è mio malgrado e mi imbarazza. Basta guardarmi: peso 62 chili quando ho i capelli bagnati».
Non solletica un po' il suo ego?
Preferisco si parli di quel che dico».
Preferisce che a essere oggetto delle attenzioni altrui, sia quel che dice, anziché il suo aspetto fisico. Chi è? Mara Carfagna? No, Marco Travaglio. Intervistato da Novella2000.
Tiriamoli su bene
martedì 11 novembre 2008
Jennifer
venerdì 7 novembre 2008
Pensavo fosse amore e invece era propaganda
Save the lipstick
Il problema di avere molte amiche massaie è che poi danno il tuo numero per la dimostrazione degli elettrodomestici. E tu ti trovi al telefono a dover spiegare a una perfetta sconosciuta che ti promette l'apparecchio in grado di pulire a secco il divano che tu il divano non ce l'hai. Le tende? Nemmeno. E quella già pensa che sei una pervertita che ama farsi spiare dai vicini e quindi figurati se puoi farle capire di non chiamarti più perché stai seriamente pensando di usare i soldi destinati al divano, al tavolo e alle tende per il Fondo borsa di Hermés. Alcune persone (ci piace pensare che siano le più intelligenti, perché il club include sempre noi stesse) sono destinate a non essere capite dal prossimo. Prendete Sarah Palin, per esempio. Noi ci credevamo. Una vicepresidente che agita un rossetto come una bandiera è un'innovazione culturale pari almeno a quella di un presidente nero. Nel mondo delle nostre fantasie in cui gli uomini cattivi diventeranno buoni c'era spazio anche per un dream-ticket Obama-Palin. Il sogno si è avverato solo al cinquanta per cento e potremmo ritenerci comunque in parte soddisfatte se non fosse che la nostra eroina adesso è caduta in disgrazia. In queste ore infatti gli avvocati del partito repubblicano stanno correndo in Alaska a contare i vestiti di Sarah. La candidata repubblicana era finita nell'occhio del ciclone poche settimane fa per aver speso 150 mila dollari per rifarsi il guardaroba. Una vergogna per una paese in piena crisi finanziaria, si diceva. Allora i repubblicani hanno fatto finta di niente perché non si contano i vestiti in pubblico, ma con la sconfitta è arrivata implacabile anche la vendetta, terribile come in ogni famiglia che si rispetti. Terribile come i regali restituiti alla fine di una storia. Resta solo una speranza, che intervenga quello là. L'onnipotente del Yes we can. Ma sì, dai, quello abbronzato.
mercoledì 5 novembre 2008
venerdì 31 ottobre 2008
Citazione a scoppio ritardato
La morale? Mai scartare grasso finché sei magra.
C'è crisi
venerdì 24 ottobre 2008
Vota il tuo baby vip
Se la gente lavorasse, mentre sta in ufficio, il mondo sarebbe molto meno vario, la rete meno frequentata, la casella di posta meno piena di schiocchezze, i blog meno commentati. Insomma, se la gente in ufficio lavorasse il mondo sarebbe molto meno divertente e le dispute molto meno agguerrite. Le dispute sui più bei figli delle star, per esempio. Sì perché da queste parti la battaglia che si combatte da ormai qualche anno, una delle più agguerrite, è quella tra Shiloh Nouvel Pitt e Suri Cruise. Detto in soldoni: è più bella la prima figlia naturale di Brad e Angelina o quella di Tom Cruiste e Katie Holmes? C'è chi adora la figlia dei coniugi Cruise per la sua perfezione di bambola. La piccolina, spesso agghindata più e meglio della madre (ex eroina di Dawson's Creek, ricordiamolo per i posteri) colpisce per la sua tenerezza e poi perché, dice la collega sempre online, «avere una frangetta del genere a tre anni di età non può che essere motivo di ammirazione incondizionata». Troppo perfetta secondo la Ficcanaso, che parteggia invece spudoratamente per Shiloh, la biondina che ha le labbra a canotto della madre e i capelli biondi e ribelli del padre. Nelle ultime foto, quelle che ho potuto spulciare oggi, la figlia di Angelina e Brad è addirittura immortalata con delle meravigliose Croc's verde acido ai piedi. La scelta, dico con malcelata partigianeria, è tra la imperfezione nobile di Shiloh e la bellezza quasi di bambola di Suri. Ma perché proprio oggi tutti i miei compagni di chat sono in ferie e solo a me tocca lavorare? Andrò a letto ancora prigioniera del dilemma?
giovedì 23 ottobre 2008
Mestieri
venerdì 17 ottobre 2008
Proprio quest'anno che va il tartan
lunedì 13 ottobre 2008
Mittttica Mara
venerdì 10 ottobre 2008
Vorrei essere Concita
giovedì 9 ottobre 2008
Cuore di papà
Così Sergio Cofferati spiega la sua decisione di non ricandidarsi a Sindaco di Bologna. Lo facciamo ministro delle Pari opportunità?
lunedì 6 ottobre 2008
Palinsesto di lusso
venerdì 3 ottobre 2008
Colpi bassi
venerdì 26 settembre 2008
Coraggio
martedì 23 settembre 2008
Amori e calessi
venerdì 19 settembre 2008
Le frequenze della frivolezza
mercoledì 17 settembre 2008
altezza mezza bellezza
lunedì 15 settembre 2008
Dieta di mantenimento
La frase è: «Sono una donna, ho il diritto di farmi mantenere»
giovedì 11 settembre 2008
Tra calciatori e lato B
La notizia, se dopo tutta quella carne in mostra vi fosse rimasta qualche curiosità, è che il Real Madrid medita di impedire ai calciatori di tatuarsi, quanto meno in determinati periodi. E allora non si capisce a che diavolo serva un calciatore. Sì, ci sono quei tre mesi o due anni in cui fa gol ed è l'idolo della curva, ma dopo? Quando gli sportivi li avranno dimenticati, noialtri li ricorderemo, loro indelebili nella memoria come i tatuaggi sulla pelle. Ma d'altronde, cosa aspettarsi da un mondo che in un concorso di bellezza (miss Italia) si rifiuta di inquadrare il "lato B" delle miss? (Ma a questo proposito: culo, si chiama culo, o sedere, o anche fondoschiena, o chiappe, non c'è nulla di offensivo in un bel culo a mandolino e lunga vita a chi ce l'ha)
lunedì 8 settembre 2008
Votare, votare, votare
venerdì 5 settembre 2008
Depistaggi
A tutti piace farsi i fatti degli altri. Il modo migliore, è sbirciare nella loro libreria. Metti piede per la prima volta in una casa, saluti i padroni, fai mettere il vino in fresco o i fiori in un vaso (sempre che tu non sia stata tanto insensibile da presentarti con una pianta), dispensi apprezzamenti sulla casa e poi infili il naso nella libreria mentre di là un delizioso risotto finisce di mantecare e i marmocchi ti si arrampicano sui jeans di marca. Quanti momenti a studiare con cura quegli scaffali. Le collane di libri in regalo con i giornali, quelle in cui tutti hanno il medesimo colore anonimo che fa tanto "libri in serie" sono inaccettabili. Simpatia estrema e la giusta dose di soggezione davanti a una teoria di nobili Adelphi color pastello. Sospetto alla vista di Ken Follet e Giorgio Faletti, ma lì di solito il padrone gioca subito in difesa: «Ma sai che, giuro, non lo avrei mai pensato, ma non è affatto male?». Di solito continuano dicendo che era l'unico libro che si trovava nella libreria del mare, segue a breve distanza alzata di sopracciglio che rivela tutto il disprezzo per libri da supermercato et similia. Siccome per anni ho ficcanasato in quelle degli altri, per la mia libreria all'ingresso ho studiato parecchio, avendo cura di selezionare l'importante. E allora pronti via; molti Adelphi (sto meditando di disporli in gradazione cromatica), qualche Jane Austen, un saggio sulla fine del comunismo con ancora il segnalibro in mezzo, la trilogia di Sofia Coppola, una bella sfilza di Lonely Planet, riviste di moda e design, libri religiosi. Poi arriva "La mia prigione" di Fabrizio Corona. È il colpo trash in cui la gente sorride diverita, ti guarda certa che sia solo un vezzo. Bisognerà pure dargli qualcosa di cui parlare mentre io cerco di tirare fuori i cibi precotti dal congelatore, no?
venerdì 29 agosto 2008
Ditelo con un fiore
Il fiorista filosofo mi mancava. Aperto sette giorni su sette, dalle 8 alle 20:30, lui, a differenza dei commessi dei negozi fighetti che vengono oggetti di design, non ti sbatte fuori in malo modo se arrivi trafelata cinque minuti prima dell'orario di chiusura. Una ragazza perennemente sull'orlo di una crisi di nervi ha bisogno di questo. L'ho scoperto l'altra sera, quando non disponendo di un'enoteca in cui comprare una bottiglia di vino mi sono precipitata da lui per non arrivare a cena a mani vuote. Scegli i fiori, fissi la cifra, e poi «ti fidi del fiorista?». «Certo», gli ho detto. Mi sono lasciata fregare sul più bello da gente che conoscevo da anni, vuoi che neghi la mia fiducia a un fiorista conosciuto cinque minuti fa? Dalla fiducia agli argomenti scabrosi il passo è breve. «Si è capito perché gli uomini hanno smesso di regalare fiori alle donne?». Sogghigna, con l'occhio socchiuso di chi conosce il segreto. Non ci sono di mezzo i suoi affari, spiega, lui può campare benissimo col business immortale dei fiori al cimitero; semmai il problema è culturale, con il cimitero del romanticismo che apre per forza di cose le porte a quello dell'eros, sempre che decidiamo di non scomodare quello dell'amore. Io stavo ancora aspettando il resto mentre lui frugava nei ricordi di un'adolescenza in cui ragazze bellissime ci cascavano come pere cotte vedendo la graziosa casa di quel giovanotto che pur vivendo solo non si faceva mai mancare i fiori in casa. Solo a pera ormai cotta a puntino, quando gli insulti scolorano in bonarie prese in giro, lui svelava di essere un fiorista. E allora mi sono chiesta: ma oggi, vedendo la casa di un aitante single piena di fiori noialtre scapperemmo a gambe levate attanagliate dai dubbi sulla sua eterosessualità?
Foto: Sister's
giovedì 28 agosto 2008
martedì 26 agosto 2008
Abbronzatura e voodoo
Un'altra domanda (suggeritami): Ci sono prove certe della effettiva utilità dei riti voodoo?
venerdì 22 agosto 2008
L'esame di coscienza
nuovi dei
Inserito originariamente da lyonora
L'estate tecnologica (degli altri) è cominciata prima dei caldi. Tutto un rincorrersi di "non sai chi ho trovato su facebook". Si va dai fidanzatini delle elementari, ai flirt estivi (per chi ne conosce ancora il nome), ai compagni di università. L'entusiasmo dilaga al vedere le foto truffaldine (sono tutti fighissimi, su facebook e in chat) di quei reperti dissepelliti dalle magnifiche novità della tecnologia. Email, cellulare (pure con gli mms da qualche mese), blog, chat. Io credevo di essere al passo coi tempi e invece oggi se non hai un facebook (non chiedetemi cosa sia) non sei nessuno. Cioè. Non sei nessuno per i fidanzatini delle elementari. Si potrebbe argomentare che se una persona la si è dimenticata e persa di vista evidentemente non era così fondamentale nella nostra vita. Ma la cosa non finisce qui. Pure con il vicino di scrivania ci si può e ci si deve incontrare su Facebook e parlare in chat. E io lo so che non dovevo infilarmi in questo argomento, che sono bastate una manciata di righe per farmi sentire l'anziana retrograda che ero prima delle vacanze. Adesso che l'abbronzatura se n'è andata, adesso che mi sono persino dovuta piegare all'onta dello scrub casalingo per evitare di perdere pezzi di pelle in giro per il mondo, adesso che le giornate si accorciano di nuovo, adesso che la lavatrice non funziona ancora e le birre in frigo stanno per finire. Proprio adesso mi dovevo fare questo esame di coscienza tecnologico. Mi sentivo come un ombrellone chiuso nella spiaggia di fine agosto quando è risuonato il trillo. Un messaggio in chat. Dall'altra parte del mondo c'era un amico (non un reperto delle scuole elementari) che mi prendeva in giro bonariamente e mi consolava come solo lui sa fare. Tutto è bene quel che finisce bene.
martedì 19 agosto 2008
venerdì 8 agosto 2008
La storia dell'estate
La badante tecnologica
Il mio regno per una lavatrice
Diciamo che l'equivoco comincia in tenera età, quando i parenti elargiscono sorrisi alle notizie dei successi scolastici dei più piccoli. Eh che bello, ma questo bambino scrive benissimo, uh ma sa pure far di conto, diverrà grande matematico. E quell'altro. Oh quell'altro sarà di certo un ottimo giornalista. E che prestigio eh? Vedere il nome del proprio pargolo in calce a una manciata di righe. Eh sì sono soddisfazioni. È in quei momenti, credo, che si inizia a sopravvalutare l'attitivtà intellettuale. Poi succede che si cresce. La parola "rogito", in particolare, segna l'inesorabile passaggio all'età adulta, vale a dire quella dei debiti, delle macchie sulla pelle, delle responsabilità, delle raccolte punti al supermercato, dei fidanzati di ritorno. È in quell'età adulta che ciascuno si illude di non raggiungere mai (no giuro che le raccolte punte quelle mai) che si capisce l'inifinita vanità dell'attività intellettuale. Quando l'impellente necessità di una lampadina ti costringe a mettere a rischio la manicure, quando la gente ti parla come se tu conoscessi il significato della parola contatore, quando a distanza di tre ore l'uno dall'altro si rompono la televisione, la lavastoviglie, lo scaldabagno. È lì quando capisci che ciascuno di quegli arnesi costa come tre paia di scarpe che capisci tutto. Che al giorno d'oggi se non sai cambiare una lampadina non sei nessuno, che cento uomini romantici e parolai non valgono un maschio bricolage e che l'attività intellettuale è un lusso per qualche ricca signora. O per quel genio della mia amica che si è sposata un elettricista.
mercoledì 6 agosto 2008
martedì 5 agosto 2008
Corteggiamento
«Il corteggiamento, lungo e fantasioso, è l’unico antidoto finora conosciuto al sospetto che gli uomini scopino per default. “Basta che respirino”, dice la saggezza popolare italofona. “Toutes qui bougent, sauf les pendules”, conferma la saggezza popolare francofona. Nel linguaggio di Hollywood, è lo scambio di “Harry, ti presento Sally…”. Spiega Harry: “Un uomo non può essere amico di una donna perché di solito se la vuole scopare”. Chiede Sally: “Ma allora un uomo può essere amico solo di una donna brutta?” “No, di solito vuole farsi anche quella”, risponde lui, in un attacco di sincerità. Per questo bisognerebbe salvare il corteggiamento dall’estinzione. Lasciando stare i panda, che non interessano a nessuno».
venerdì 18 luglio 2008
Istantanee
Partenze e regali in scadenza
Quando scadono i regali? Me lo sono chiesta riordinando un cassetto. Tra briciole, barrette ipocalirche, cioccolatini ipercalorici, buste paga, medicinali assortiti e bottigliette d'acqua è saltato fuori un sacchetto newyorkese. Dentro c'era un regalo incautamente acquistato ormai diversi mesi fa. Per qualcuno che non se l'è meritato? Cioè per qualcuno che nel tempo intercorso tra l'acquisto del regalo e la possibile consegna ha fatto qualcosa per farsi negare il regalo? No, per qualcuno che non se l'è meritato mai. Eppure io l'ho comprato lo stesso. Riferimenti culturali, credo. Ci sono persone che la consuetudine ti fa associare a certi oggetti e quando quegli oggetti li vedi in giro, se disponi di una considerevole predisposizione al consumismo, non puoi fare altro che comprarli. Non c'è cosa più bella che fare un regalo non per un'occasione ma per un'associazione di pensiero, credo. E però. I pensieri corrono, la raltà arranca, dunque a volte certi regali restano nel cassetto. Il riciclo, che pure può essere ammesso per reali in stock come quelli di Natale, diventa pratica davvero orrenda nel caso si tratti di regali innescati dalle suddette associazioni di pensiero. E allora, che fare? Un'amica l'altro giorno ha detto che avrebbe dato alla sua ex fiamma il regalo comprato quando la fiamma era accesa. Ho nicchiato, perché so cosa significa cercare una giustificazione a temperatura ambiente a un gesto che segretamente mira ad appiccare un incendio. Quindi. Quindi la mia amica consegnerà il suo regalo con finta aria disinteressata e cuore in gola. Ma io ho sul groppone una meravigliosa custodia per l'Iphone. Qualcuno se la sente di acquistarla per un paio di dollari?
(Foto: Simon)
venerdì 11 luglio 2008
Dress code
È come la tizia che guarda la tua borsa feticcio e ti domanda: «Bella, è di pelle vera?». Sorridi pensi "tesoro, questa borsa vale più di me e di te messe insieme e io la pelle finta non la indosserei neppure per una plastica " e passi oltre, segretamente beandoti dell'ignoranza del mondo che ti apre le porte di un sentimento radical chic come l'indignazione. Scuoti la testa per questo post moderno popolato di intellettualoidi che trovano inconcepibile che tu non sappia morte e miracoli del movimento zapatista, ma non si scandalizzano per ragazze che superano la maggior età senza alcun rudimento di alta moda. Questo mondo dimentico del Saper vivere di Donna Letizia in cui il buon senso va sollecitato a colpi di circolari aziendali. Esempio planato sulle scrivanie di amiche e parenti all'inizio dei primi caldi: «Vi ricordo l'importanza, vista la costante presenza di Clienti e Fornitori presso la Nostra Azienda, nel rispetto dell'immagine e del decoro della Stessa, di indossare abiti consoni ad una realtà Aziendale, evitando indumenti come pantaloncini corti, mini gonne e magliette senza maniche. Buona Giornata». Firmato: il direttore delle risorse umane. Sorvoliamo pure sul fatto che un paio di belle gambe da che mondo è mondo non dovrebbe turbare alcun Cliente (maiuscolo) o Fornitore (maiuscolo), questo benedetto "dress code" non è altro che la versione moderna di quel che da sempre ci impongono mamme e nonne. Solo che a noi il collo alto anche d'estate ce lo facevano mettere per andare alla Messa. Sospira, la reazionaria che è in me: non c'è più religione.
venerdì 4 luglio 2008
Il paradiso/aggiunta 2
Il paradiso/aggiunta
Il paradiso
C'è chi se lo immagina pieno di concerti di Bruce Springsteen. Chi tappezzato di scaffalature piene di libri russi. Chi pieno di cibi golosi che fanno dimagrire. Chi come una boutique in cui tutto è gratis e nessuno può comprare un vestito uguale a quello di qualcun altro. Ma forse il paradiso sarà allo stesso tempo tutto questo e molto di più. Brooke vivrà felice insieme a Ridge e smetterà di innamorarsi a intermittenza di tutti i parenti di lui, la gente smetterà di vivere appesa agli sms, la depilazione non sarà più necessaria, neppure il parrucchiere perché tutti tra le nuvole saremmo tricologicamente perfetti. Il lavoro cesserà di essere utile, i parquettisti saranno disponibili ogni minuto per l'eternità, imbianchini ed elettricisti non si faranno pagare come gioiellieri perché tutto sarà perfettamente candido e illuminato naturalmente. I vestiti floreali di Prada saranno a portata di tutti, i mocassini aboliti, la french manicure scomparirà persino dalla memoria. I cuori infranti saranno sanati, i libri di arte smetteranno di costare un occhio della testa. Il New York Times assumerà giovani imberbi e ignoranti per il puro gusto di renderli felici, le virgole smetteranno di tormentare gli orfani della sintassi, i libri smetteranno di essere scritti da fighetti usciti dalle scuole di scrittura, la ritenzione idrica verrà combattuta per legge, i sigari smetteranno di puzzare per la gioia delle segretarie dei direttori di giornali, Totti imparerà l'italiano, Jovanotti sposerà la sottoscritta, il lavoro sarà un intermezzo occasionale delle ferie. E quando ci annoiassimo un po' ci sarà sempre uno stinco di santo da intercettare.
venerdì 27 giugno 2008
Modelli culturali
Seconda serie, primo episodio. Carrie e Mr. Big si sono lasciati per la prima volta (ne seguiranno un'altra bella manciata) e lei da brava ragazza metropolitana affronta la fase post relazione. Andare in giro, distrarsi, divertirsi e via con una serie di imperativi che non fanno che tracciare meglio i contorni della desolazione. Finisce che per distrarla (aridaje) le sue amiche (che nel telefilm sono delle vere amiche e non quelle ochette fashion victim che il film di Sex and the city ci vuole rifilare) la portano allo stadio a vedere una partita degli Yankee. I quali sono una squadra che pratica un qualche sport, che io grazie a dio non conosco. Le ragazze si presentano allo stadio con pelliccia e tacco dodici, meravigliosamente fuori posto e assolutamente incapaci di cogliere alcunchè della partita. «Miranda era una grande fan degli Yankee – dirà poi Carrie. Io ero una grande fan di qualunque posto in cui si potesse bere e fumare alle due del pomeriggio senza essere giudicati» («Miranda was a huge fan of the Yankees. I was a huge fan of being anywhere you could smoke and drink at two in the afternoon without judgment»). Credo sia questo importante riferimento culturale che mi ha spinto, l'altra sera, ad andare al concerto di Bruce Springsteen, anche se non avevo nessun lutto sentimentale da elaborare. Ho imparato che cantare a squarciagola senza sapere una parola delle canzoni, saltare come disperati addosso a illustri sconosciuti, trangugiare birre senza ritegno e cospargersi di Autan fa molto bene alla mente e rischia perfino di farti perdere un paio di etti. Lo consiglierei a tutti. E quei Mr. Big dietro l'angolo lo sappiano. Che adesso che sappiamo come elaborare il lutto possono anche tornare.
giovedì 26 giugno 2008
mamma e figlia
mercoledì 25 giugno 2008
venerdì 20 giugno 2008
Profumo d'estate
Mio padre ha regalato a mia madre lo stesso profumo per una bella manciata d'anni. Aromatic Elisir. Mi ricordo ancora come si chiamava, perché ogni anno il ventiquattro dicembre venivo trascinata innocente nella solita profumeria per l'acquisto di rito. C'è voluto che la poveretta cambiasse profumo o si dichiarasse allergica per farlo smettere. Ora, direte, perché proprio adesso che è tornato il caldo questa si mette a discettare di acquisti invernali? È che la memoria corre ai bei tempi quando il presente va a rotoli. Infatti il profumo è al giorno d'oggi un regalo che nessuno fa più. Considerato troppo personale, perché ognuno ha i suoi gusti e non si può regalare una fragranza a caso che poi ogni pelle reagisce in modo diverso; viceversa regalare un profumo che si è certi essere gradito passa inevitabilmente per un gesto poco fantasioso (forse che anche mio padre abbia smesso per quello?). Il risultato è che noialtre siamo costrette a comprarceli da sole, i profumi. Sì, perché ovviamente continuiamo a comprarli e quelle che dicono al maschio inebetito "ma no, è il profumo della mia pelle quello che senti" sono come quelle che "mi sono messsa la prima cosa che ho trovato nell'armadio". False come la moneta e ingiuste come il metabolismo di una modella. Nel frattempo sale vertiginosamente il prezzo di queste fragranze che restano indispensabili (non dovrò citare il verso già cult "Le mie teorie sull'amore fatte a pezzi da un profumo buono" di Jovanotti, no?). E così finisce che una povera ragazza che sta ricominciando ad arredare casa e ha trovato un profumo che costa come dieci metri quadri di parquet non ha neppure un'arma per contrastare i miasmi della quotidianità.
venerdì 13 giugno 2008
Il matrimonio dell'anno
Nessuno ci ha mai veramente creduto. Squinzia, reduce di Vallettopoli, sculettatrice di Buona Domenica. Bella, ci mancherebbe. Ma in fin di conti neppure eccezionale se paragonata ai pezzi da novanta che l'hanno preceduta, come Heidi Klum e Naomi Campbell. Certo siamo a livelli di stacco di coscia che noi umani non conosciamo neppure, epperò nessuno avrebbe scommesso che sarebbe stata lei a liberarsi dell'"attuale". Da sempre ogni pulzella che si accompagni a lui per più di tre settimane e una manciata di serate billionaire si merita il titolo di "attuale fidanzata" di Flavio Briatore. Ebbene da quell'odioso aggettivo perfidamente buttato lì a memento della scadenza di un mandato con troppe aspiranti candidate è riuscita a liberarsi niente meno che Elisabetta Gregoraci. Sarà lei domani a impalmare il geometra di Cuneo. Lei ad averci costretto a eleggerlo a filosofo di fiducia facendogli pronunciare la frase: «Niente addio al celibato è una vita che li faccio». È la saga degli amori su cui nessuno avrebbe scommesso, è il marito che lascia la moglie per l'amante di sempre, è Carlo e Camilla. E lei è il nuovo mito di queste colonne. Nostro malgrado. Perché quando le foto del matrimonio saranno vendute con esclusiva milionaria a qualche rotocalco noi sospireremo dicendo che è tutto troppo billionaire, oppure troppo chic per una coppia Billionaire. Noi storceremo il nasino mentre lei, alla facciazza della schiera di criticoni, è riuscita là dove tante prima di lei hanno fallito. E non importa che per noi Briatore non sia affatto un prelibato scapolo d'oro. Non importa che, come già insuinano i maligni, lei si trasformerà soltanto da fidanzata attuale a moglie attuale. È lo sforzo che si premia qui. La dedizione. L'ardire. Lei è il mito di questa colonna. Attuale, s'intende.
mercoledì 4 giugno 2008
Dagoflower
martedì 3 giugno 2008
Love and the country
Quattro o cinque inviti, tutti a serate per sole donne per vedere Sex and the city. Il fenomeno, bisogna ammetterlo, ha soddisfatto l’ego della Ficcanaso che così si è vista riconosciuto lo status di una delle massime esperte sul tema. Tutti declinati quegli inviti. Stasera, mentre le ragazze si vestiranno da fashion victim per andare al cinema, da queste parti si perderà la vista per infilare fiocchetti bianchi in delle minuscole piante grasse. La lunga notte delle bomboniere. Domenica il grande matrimonio. Il più importante, il primo matrimonio in cui dovrò piegarmi all’onta del mascara resistente all’acqua. La sposa è una tizia parsimoniosa e piuttosto magra, che indossa solo scarpe basse, adora la natura, fa sport per piacere e non per lavarsi la coscienza, non ha mai sentito parlare di Vivienne Westwood, riconoscerebbe a stento una borsa di Vuitton. Uno scherzo della natura, o forse un costante monito moralità nella vita dissoluta e consumista della ficcanaso. È mia sorella, anche se un giorno mi ha chiesto “cosa sono i tabloid?”. È mia sorella e che ho dei sentimenti l’ho capito quando mi sono sorpresa a valutare seriamente di non mettere un tacco dodici per il suo matrimonio bucolico. È mia sorella e mentre Natalia Aspesi continuerà a scrivere che il film di Sex and the city è “poco sex e molta city” (e sono indecisa se chiamare i pompieri per l’arrapamento dell’augusta giornalista o se per la scarsa fantasia dei titolisti di Repubblica) io piangerò come una fontana in una chiesa. Verserò lacrime amare sull’abito che pagherò per i prossimi due mesi. Sono riuscita a spendere più della sposa.
venerdì 23 maggio 2008
Gone with the closet
martedì 20 maggio 2008
Morgan, o dell'importanza
Il resto dell'intervista parla dell'amore spezzato con Asia e non lo riportiamo, perché è giusto che restino affari suoi (condivisi coi lettori del noto settimanale, è vero, ma noi qui vogliamo avere rispetto lo stesso). E comunque sono parole autentiche. Mi è venuta in mente quella frase lì: "Se d'amore è proprio vero che non si muore. Che cosa faccio nudo per strada mentre pio.ove. E c'è di più. Non dormo da una settimanaaa. Per quel cuore di puttana. Sono andato al cinema e mi han mandato vi.iia. Perché piangevo forte e mangiavo la sua fotografia"