venerdì 26 febbraio 2010

L'età dei carboidrati

Dal Giornale del Popolo del 26 febbraio
Bere almeno due litri di acqua al giorno, non mangiare la frutta subito dopo i pasti, evitare dolci e alcolici, ricordarsi che il parmigiano è un formaggio, dunque se lo metti sulla pasta ti sei giocata già il secondo e infine fare almeno un po' di movimento fisico. Ogni post adolescente che abbia avuto un'adolescenza sovrappeso conosce i princìpi base di ogni dieta. Il che non significa che li applichi: crescendo li contravverrà intenzionalmente ma mai incoscientemente. Noi che le diete le abbiamo fatte tutte generalmente conosciamo anche quelle che non abbiamo fatto e diffidiamo (perché ci illudiamo di essere persone con la testa sulle spalle) di tutti quei regimi alimentari dissociati che ti sconvolgono la vita prima che la bilancia. La prima dietologa (quella che veramente ci fece dimagrire e ci fece entrare in un paio di rispettabili Levi's taglia 28) diceva che digiunare non serve e che l'equilibrio è l'unica cosa utile e eliminare la pasta o il pane è sciocco. Ma allora eravamo giovani, metabolicamente pigre, certo, ma di certo non anziane. Allora, insomma, non ci avvicinavamo a grandi passi a quell'età fatidica, dopo la quale, come saggiamente dice la mia amica Isabella, il fisico non si cambia più. Un anno che ci pensi e progetti di prendere provvedimenti per tempo, poi un giorno ti guardi allo specchio e mancano poche settimane e non c'è neanche un jeans adolescenziale in cui infilarsi senza morire soffocata. È una marcia di avvicinamento importante e allora si può pure prendere in considerazione la dieta proteica che ha fatto dimagrire la tua amica, quella che ha avuto due figli e non va in palestra e a forza di rimpinzarsi di carne a pranzo e cena è tornata come quando eravate al liceo. Lo farai, stringendo i denti. E arriverai ai **** anni senza neanche un carboidrato su cui piangere. (Il disegno, come altri splendidi che ho già pubblicato viene da qui e da una delle poche newsletter utili che ricevo)

giovedì 25 febbraio 2010

Pubblicità e progresso



















Queste sono alcune immagini della nuova campagna pubblicitaria di Dolce e Gabbana per la primavera estate che hanno per protagonista Madonna. Posto che Madonna è sempre spettacolare e lasciando perdere la mia critica fotgrafica da quattro soldi, mi domando. Ci libereremo mai dello stereotipo di spaghetti-donna sguattera-vestita di nero? (La foto che preferisco è quella in cui mangia gli spaghetti. In questa ultima in basso pare la Barale)

mercoledì 24 febbraio 2010

Bella in carne

Il ritorno della bellezza in carne è un po' come Sanremo in fondo. Uno spettacolo falso e indispensabile che non possiamo negarci ogni anno. Ecco, Vogue nel suo nuovo sito addirittura ci propone una sezione Vogue curvy. Più che l'ossimoro ci colpisce la perfidia: la più "curvy" di queste ragazze pesa quanto una nostra coscia. (p.s. non mi sono dovuta sforzare molto per proporvi il riferimento iconico più scontato che esista e non è un caso)

venerdì 19 febbraio 2010

Certezze preventive

Dal Giornale del Popolo del 19 febbraio
Su poche cose abbiamo granitiche certezze come sulle più improbabili: l'impiego dei miliardi vinti alla lotteria, il vestito da comprare quando entreremo in una taglia 38, i nomi dei figli, l'educazione dei suddetti. Ovviamente si possono aggiungere le cose più disparate: la mia amica Augusta, per esempio, dall'età di undici anni e ben lungi dall'avvistare un fidanzato all'orizzonte, aveva pronta la lista dei testimoni di nozze. Se litigavi con lei ti depennava dalla preziosa lista. Manie diverse, ma il fatto di averle accomuna i più insospettabili. Per esempio la sottoscritta, universalmente riconosciuta come priva del benché minimo istinto materno, ha pronti nomi bellissimi per almeno un paio di figli (sempre riciclabili per qualche animale domestico o oggetto inanimato). L'educazione dei figli è un altro esercizio molto praticato. Più sono liberal e progressiste le persone che frequenti più rivelano un'attitudine simil nazista all'educazione della prole. I loro figli, ti dicono quelli che fino a pochi anni fa scorazzavano con te in giro per il mondo, di certo non usciranno la sera prima dei 18 anni, non avranno il permesso di truccarsi se non alla comparsa delle prime rughe, non vedranno la televisione se non accompagnati da un adulto censore e, ovviamente, non si avvicineranno mai neppure per sbaglio ai videogiochi. Certezze che si sciolgono di fronte alla prima richiesta del pupo? Io pensavo di sì e invece la tendenza all'educazione rigida pare essere ostentata anche dalla coppia più glamour e presentabile e dunque liberal dell'impero, al secolo Obama e Michelle. Dagli articoli sui giornali apprendiamo infatti che le due figlie della coppia sono sottoposte a una disciplina ferrea: niente tv dopo cena, compiti tutto il pomeriggio, stretta sorveglianza della nonna in ogni attività. Sono tutti liberal con i figli degli altri.

mercoledì 17 febbraio 2010

Design power

Che abbiano trovato il modo di trascinarci da McDonald's? Impariamo qui (grazie a Betta, badante tecnologica e culturale) che sono invenzioni di McFancy, temporary store di McDonald's durante le varie settimane della moda: Londra, New York, Parigi, Milano, Sydney, Hong Kong.

lunedì 15 febbraio 2010

Amore al neon

«Da sociologo constato che, di fatti, il matrimonio e la convivenza durano finché i due partner stanno bene insieme». Altra chicca: «L'amore infatti è molto fragile, basta una differenza nel modo di pensare, una diversa sensibilità erotica, basta voler imporre una propria preferenza che l'altro subisce per non scontentarci, basta che fra i due si insinui la competizione».
La domanda del lunedì di oggi è: perché non riesco a non leggere Alberoni?

venerdì 12 febbraio 2010

In morte di un genio


Io queste me le ero rubacchiate dal sito e tenute nella mia cartella Vestiti dove va solo il meglio e l'irraggiungibile. Sono dalla collezione di quest'anno. E sono meravigliosi. (Per non parlare delle ballerine che mi sono strappata di mano pochi mesi fa, quelle con la lampo e i teschi).

Ruoli al chiodo

Dal Giornale del Popolo del 12 febbraio
Arrivi in ufficio tardi «perché scusate avevo in casa l'idraulico» e si sprecano risatine e fantasticherie su improbabili scenari da commedia sexy. Non serve spiegare che siamo nel 2010 e le maestranze non fanno più gli occhi dolci alle ragazze sole in casa, le quali a loro volta non si fanno trovare in accappatoio, o meglio hanno smesso di farlo quando hanno capito che non avrebbe in alcun modo ammorbidito la fattura. Ad ogni modo una settimana con gli operai in casa è più istruttiva di anni buttati all'università. Il muratore, per esempio, è d'accordo con mio padre, il quale a sua volta è d'accordo con mia madre, la quale guarda caso la pensa esattamente come l'idraulico: non c'è niente che ti impedisce di piantare un chiodo o fissare degli sportelli al muro, in questo mondo in cui persino gli uomini passano l'aspirapolvere. Il muratore dice che lui le camicie le stira in casa, «certo, ci metto mezz'ora ma lo faccio». Il che mi ricorda quello che mi disse il taxista la settimana scorsa: «Signorina, io sono un uomo d'altri tempi e se mia moglie mi tradisce l'ammazzo. Però i mestieri in casa li faccio. Però se mi tradisce l'ammazzo». Solitamente alla fine di questo manifesto di pensiero casalingo ti guardano tutti con aria di rimprovero e soddisfazione: ma non avete voluto la parità? Tu vagli a spiegare che non l'hai chiesta a nessuno, la parità; e anche fosse l'hai fatto chiedendo esplicite deroghe per tutto ciò che avesse a che fare con trapani, chiodi, macchine da spostare, motorini da far ripartire e tutto ciò che potesse rovinare la manicure. Non serve, nel loro mondo è tutto equamente diviso: se io stiro, tu pianti il chiodo e così via. Però nell'ordine mentale delle maestranze non è contemplato l'imprevisto postmoderno della donna che con un ferro da stiro in mano non sa cosa fare. A parte appenderlo al chiodo.

mercoledì 10 febbraio 2010

Baciami Ancora Jovanotti

Il mio tallone d'achille! (In realtà questo video è mooolto meglio del trailer. Magari tolgo il trailer, boh).

Baciami ancora - trailer

martedì 9 febbraio 2010

Una braga è per sempre

Dicesi braga un tubo che non sai nemmeno che esista fino a che non si rompe e un tuo vicino accusa macchie sul muro e allora è un disastro. Con la tua casa violata da orde di maestranze che costano come gioiellieri, mentre tu nell'altra stanza scrivi scemenze per pagare un quarto di quel che serve per riattaccare il water. Tu gli offri un caffè, loro inveiscono contro l'idraulico che ha fatto i lavori vent'anni fa "comesifasignoramiaquestimaterialinonsiusanopiùù".
In questo gli idraulici sono come i parrucchieri: quello che ti ha fatto l'ultima tinta è sempre un cretino, perché erano meglio le meches e come si fa a fare un taglio così, è importabile ecc ecc. Peccato che l'esperienza maturata in anni di tinte e colorazioni risulti poco utile quando non si disquisisce di doppie punte. In tutto ciò mio padre se ne esce con le sue intuizioni culturalmente illuminanti dei costumi dell'umanità: «Sposati, così le spese si dividono in due». Una braga è per sempre.

sabato 6 febbraio 2010

Assoluzioni e dintorni

Quello che il mondo non gli perdonerà mai è di essere andato a Porta a porta. Morgan poteva pure condurre una vita dissoluta (mai terminologia da moralisti anni Cinquanta fu più azzeccata), sbagliare qualche concerto, contaminarsi con il talent show di X-Factor, persino andare a Sanremo. Tutto questo gli poteva essere perdonato, ma non Porta a Porta, con Livia Turco in lacrime, il ministro della gioventù Giorgia Meloni con quel bacchettonismo che solo un giovane può permettersi e l'esperto di droghe e disagio giovanile e la predica clerical-pop di Don Mazzi. Nel circo del dolore di Morgan ci siamo finiti tutti. Lui si porterà dietro la macchia indelebile di essere andato a Porta a Porta a espiare le proprie colpe. Noi la colpa di aver reso indispensabile Sanremo anche quest'anno. Chi è da assolvere?


Divertirsi in sicurezza

Dal Giornale del Popolo del 5 febbraio
«La prima a destra, dolcezza». A volte basta un barista a cui chiedi indicazioni a tirarti almeno parzialmente fuori da quell'abisso di casalinghitudine di ritorno, con serate passate a crucciarti per la polvere in casa, il bagno in disordine, la tavoletta del water alzata, i cartoni della pizza lasciati in cucina per giorni, la spazzatura da buttare. Ci stiamo abbruttendo, ho detto alle mie unghie smaltate di fresco quando quel ragazzo mi ha risposto con una battuta da Beverly Hills 90210 facendomi improvvisamente sentire una quindicenne che mastica chewingum e scrive sul diario segreto. Ci stiamo abbruttendo, ho detto alla chioma orfana di una messa in piega prima di vedere la luce leggendo le indicazioni per divertirsi in sicurezza. È il motto della Polizia svizzera in vista del carnevale alle porte e siccome un monito generico non è mai sufficiente non poteva mancare il decalogo per essere ubriachi non molesti, frequentatori di feste coscienziosi, mascherati con la testa sulle spalle e tutori dell'ordine proprio e della società. «Per evitare che la festa sia pretesto per la violenza si consiglia di non fare uso d'alcool o droghe», dice la polizia. Nel comunicato si apprende inoltre che «chi guida deve assolutamente evitare di consumare bevande alcoliche o peggio droghe». E se anche dovesse accadere, in un momento di distrazione massima, di darci un po' troppo dentro tra vino, gazosa, birra e compagnia bella «si consiglia di decidere preventivamente chi rinuncerà all'alcool per portare a casa gli amici, in alternativa di scegliere i mezzi pubblici o, ancora meglio, di evitare l'uso di alcool o droghe». Ecco. Poi però non lamentatevi se Morgan resta a casa.