lunedì 26 ottobre 2009

La piega della saggezza

«Il parrucchiere è come l'amore. Bisogna avere pazienza».
È o non è una grande verità?

venerdì 23 ottobre 2009

I paesi online

Dal Giornale del Popolo del 23 ottobre
«UBS e fisco americano, caso Polanski, paradisi fiscali. Secondo te l'immagine della Svizzera all'estero è in caduta libera? ». Certi come la messa della domenica sono solo i sondaggi di Ticino on line, che osservo periodicamente con rassicurante curiosità. Lì so che troverò sempre domande pungenti e tendenziose e risposte popolari, mi fiderò totalmente di quel campione non statistico e perciò stesso in grado di conoscere più di chiunque altro la pancia e gli umori del paese. Non c'è cosa più gustosa che rispondere al sondaggio di turno e non c'è bisogno di tirare in ballo teorie sociologiche da strapazzo sui noi giovani che siccome non sappiamo farci ascoltare nel mondo reale siamo pieni di opinioni da esternare in quello virtuale. Votare i sondaggi è una delle cose più divertenti che ci sono rimaste da quando abbiamo appreso che domenica si accorceranno le giornate per via del cambio dell'ora e che un inutile dentista si accaparrerà i soldi destinati da mesi alle ballerine di Ferragamo. Insomma alla domanda sull'immagine della Svizzera dopo quelle bazzeccole mediatiche mi aspettavo un bel rigurgito di orgoglio nazionale con una bella percentuale bulgara di “no, per niente” a cui mentalmente aggiungere chissenefrega condito da frasi di disprezzo per un resto del mondo fermo all'immaginario del cioccolato e degli orologi a cucù. Mi aspettavo un campanilismo forte e sano e invece ieri sera i “niente affatto” erano inchiodati a un misero e poco patriottico 19 per cento. Mi resta almeno il sito di Repubblica. Lì so che una galleria di donne indignate dal maschilismo berlusconiano non me la negherà mai nessuno.

venerdì 16 ottobre 2009

D'amore, di stagioni e di altre incertezze

Dal Giornale del Popolo del 16 ottobre
Di George ed Elisabetta non credevamo che ci saremmo occupate indossando già le calze e il berretto di lana. Onestà intellettuale impone di dire che non è un problema di freddolosità, né di temperature scese a precipizio in un paio di giorni. Credevamo che le immagini di loro due abbarbicati su una moto per le strade del lago di Como sarebbero state archiviate ben prima delle infradito di quest'anno. Per questo ci ha fatto trasecolare la galleria di foto di una prima cinematografica londinese in cui prima di Cindy Crawford (e dico Cindy Crawford, mica Lorena Bianchetti) c'erano George Clooney ed Elisabetta Canalis. L'uomo seduto a fianco a voi parlerà di invidia femminile, offrendovi un saggio di quella semplificazione intellettuale che il non possedere un utero gli consente e gli impone. A voi intanto resta un fastidio non ben identificato, incuneato lì tra i ricordi di infanzia e le categorie di un pensiero sinceramente moderno e democratico. Percepite in Elisabetta un'ascesa sociale e al contempo vi scandalizzate di pensare che lo sia il passare dal bancone di Striscia la notizia a un red carpet vero (passi Venezia, che è un po' un cortile di casa, ma qui siamo a Londra). Assistete impotenti a una sorta di mutazione genetica della velina che invece che dedicarsi a una linea di costumi da bagno e autopaparazzarsi con un tronista ci addobba il dottor Ross di E.R. con una pertinenza ammirevole. Perché ci avete provato in tutti i modi a compulsare le foto e i giornali stranieri per trovare la gaffe, le battute, le definizioni “ragazza di Clooney” non meritevole di generalità. Ci avete provato con la spietatezza con cui ogni provinciale cerca l'accento campagnolo nascosto nelle acrobazie fonetiche del prossimo. Ci avete provato e non ci siete riuscite. Perché Ely è perfetta lì dov'è.

venerdì 9 ottobre 2009

Lo scherzo di Dave

Dal Giornale del Popolo del 9 ottobre
David Letterman è uno dei più simpatici comici d'America. La sua ironia fulminante (che sapientemente mescola moralismo e scanzonatezza) ha messo al tappeto decine di vip. Poco tempo fa nel suo Late Night Show è andato persino Barack Obama. Qualche giorno fa David ha confessato in trasmissione di aver tradito la moglie, compagna di svariati decenni e sposata poco tempo fa dopo la nascita del primo bambino. Ha raccontato di averla tradita con una sua collaboratrice, la quale chiedeva fior di quattrini per non far scoppiare lo scandalo. Così David ha deciso di fare tutto da solo e ha detto la verità pur di sfuggire la ricatto. Il più classico dei cliché (ieri era la segretaria, oggi è la stagista o la collaboratrice, ma siamo lì) accoppiato alla più audace rottura degli schemi. Perché se c'è un principio che ogni fedifrago sa di dover rispettare è l'atavico: negare, negare sempre. David invece racconta, dice, si autoimmola nella convinzione che la trasparenza e la sincerità cicatrizzino la ferita. David ci costringe a farci la domanda più difficile, quella cui è facile rispondere quando si parla degli altri, ma che se si rivolge a se stessi le mani cominciano a formicolare: è meglio sapere o non sapere? David ci costringe a porci un interrogativo straziante, inserisce la filosofia e i principi e le idee laddove dovrebbero esserci soltanto scenate, urla e graffi e lacrime di rabbia. David ci fa disconoscere noi stesse, perché rivela quella parte impresentabile del nostro inconscio in cui rimpiangiamo i maldestri bugiardi di una volta. Quelli che «non è un capello ma un crine di cavallo» e «non è rossetto è marmellata». Quelli che non si scaricavano la coscienza intasando la nostra.

venerdì 2 ottobre 2009

La politica che ci piace

Dal Giornale del Popolo del 2 ottobre
Il ministro dell'Ambiente italiano Stefania Prestigiacomo è indagata per peculato. Avrebbe acquistato articoli di moda e di pelletteria femminile con la carta di credito del ministero. Articoli di pelletteria femminile. A occhio e croce, Sherlock, potrebbe addirittura trattarsi di una borsa o, chi ci dice che non abbia tentato il colpaccio, di un paio di scarpe. Una notizia che avvicinerebbe Roma a Washington molto più di quanto non avesse ancora fatto il papi-gate, con Stefania Prestigiacomo che ci ricorda Sarah Palin, la governatrice dell'Alaska che al termine della corsa presidenziale come vice di John McCain si vide accusata dal partito repubblicano di aver speso cifre irripetibili in vestiti. Restando in attesa che qualche giornalista d'inchiesta ci interpelli come consulenti per decifrare il termine Birkin Bag (per favore, Stefania, dicci almeno che ti sei comprata l'unica e sola borsa accollando allo Stato quel che nessun marito normale ha gli attributi per regalare alla propria donna), ci interroghiamo sui possibili risvolti di uno scandalo ancora tutto da verificare. (Gli inquirenti sono molto cauti: «È una storia tutta da verificare. L'iscrizione è un atto dovuto», dicono). Se fosse vero Stefania diverrebbe una Giovanna D'Arco a metà tra politica e fashion system, paladina di quel diritto all'acquisto che ancora in troppi ambienti della società è considerato un vizio da estirpare. Se fosse vero avremmo per la prima volta un politico da ammirare. Se fosse vero approveremmo per la prima volta il modo in cui è speso il denaro pubblico. Soprattutto, se fosse vero, l'Italia avrebbe molte più donne in politica.