venerdì 31 ottobre 2008

Citazione a scoppio ritardato

La ragazza (single) si lamenta di aver ritrovato su Facebook ammiratori bellamente rimbalzati tanto tempo fa e oggi felicemente accasati.
La morale? Mai scartare grasso finché sei magra.

C'è crisi

C'è la crisi ed è un problema serio. Più di Halloween, disdicevole surrogato laico della festa dei morti e di Ognissanti (a me la mamma mi portava in giro per i cimiteri del circondario, questi fanno in giro con dolcetto scherzetto, poi uno dice dell'obesità dei bambini...). È un problema più serio del personal trainer che sentenzia che si dimagrisce solo mangiando meno, mentre i dietologi hanno sempre osannato l'attività fisica come la panacea di tutti i lipidi. Più grave del fatto che il raduno di Facebook sbarchi pure in Ticino e se fosse inutile pazienza, ma è dannoso, esattamente come il videofonino. (Perché il bello di telefonarsi è che nel frattempo tu puoi pure farti la ceretta mentre quell'altro discorre, e il bello di essere su Facebook è che in tutte le foto sei bellissima e puoi farcire i messaggi coi puntini di sospensione, ma nella realtà le inquadrature non nascondono le rughe e i puntini di sospensione si traducono in espressioni per lo più ebeti e per nulla intriganti). C'è la crisi ed è un problema serio, perché quando sento me stessa dire che non compro il cappotto più bello del mondo perché costa come il divano nuovo non mi riconosco più. C'è la crisi ed è un problema serio perché ho iniziato a fare i regali di Natale e già prego di riceverne in anticipo per riciclarne qualcuno. C'è la crisi ed è un problema serio, perché proprio adesso ho iniziato a leggere Tolstoj e non ho nessuna voglia di applicarmi allo studio dell'estratto conto invece che al mio riscatto intellettuale. Ma che questa benedetta crisi è un problema serio l'ho capito ieri l'altro. Quando rimasta a corto di vestiti per colpa degli imbianchini (un incidente che sarebbe troppo lungo da spiegare) sono stata costretta allo shopping riparatore. E più oltre della Benetton non ho avuto il coraggio di andare.

venerdì 24 ottobre 2008

Vota il tuo baby vip

Dal Giornale del Popolo del 24 ottobre 2008
Se la gente lavorasse, mentre sta in ufficio, il mondo sarebbe molto meno vario, la rete meno frequentata, la casella di posta meno piena di schiocchezze, i blog meno commentati. Insomma, se la gente in ufficio lavorasse il mondo sarebbe molto meno divertente e le dispute molto meno agguerrite. Le dispute sui più bei figli delle star, per esempio. Sì perché da queste parti la battaglia che si combatte da ormai qualche anno, una delle più agguerrite, è quella tra Shiloh Nouvel Pitt e Suri Cruise. Detto in soldoni: è più bella la prima figlia naturale di Brad e Angelina o quella di Tom Cruiste e Katie Holmes? C'è chi adora la figlia dei coniugi Cruise per la sua perfezione di bambola. La piccolina, spesso agghindata più e meglio della madre (ex eroina di Dawson's Creek, ricordiamolo per i posteri) colpisce per la sua tenerezza e poi perché, dice la collega sempre online, «avere una frangetta del genere a tre anni di età non può che essere motivo di ammirazione incondizionata». Troppo perfetta secondo la Ficcanaso, che parteggia invece spudoratamente per Shiloh, la biondina che ha le labbra a canotto della madre e i capelli biondi e ribelli del padre. Nelle ultime foto, quelle che ho potuto spulciare oggi, la figlia di Angelina e Brad è addirittura immortalata con delle meravigliose Croc's verde acido ai piedi. La scelta, dico con malcelata partigianeria, è tra la imperfezione nobile di Shiloh e la bellezza quasi di bambola di Suri. Ma perché proprio oggi tutti i miei compagni di chat sono in ferie e solo a me tocca lavorare? Andrò a letto ancora prigioniera del dilemma?

giovedì 23 ottobre 2008

Mestieri

«La verifica dei fatti è la morte del giornalismo». Grazie al mio amico schienadritta per questa frase memorabile

venerdì 17 ottobre 2008

Proprio quest'anno che va il tartan

Lei se n'è andata in Inghilterra, un passaggio documentato e suggellato da un servizio fotografico su Vogue che era tutto un pullulare di tartan e stivali da cavallo e umida campagna inglese. Poi hanno adottato un bambino (che oggi se non adotti un bambino, possibilmente di colore diverso da quello che hai già) non sei una star che si rispetti. Lei ha imparato a fare una capatina al pub, ché se hai un marito inglese ti tocca, come ti tocca la parmigiana in spiaggia se hai un marito nato in Calabria. Si sono presi un maniero, sempre nella campagna inglese, perché non si dicesse che lei deportava un ganzo scozzese sotto l'insopportabile sole di Los Angeles. Poco dopo il matrimonio lei s'è fatta fotografare con una maglietta che sulla schiena portava scritto "Signora Ritchie". Perché lei lo sapeva che che il suo nome era ingombrante. E oggi vi diranno tutti che è per questo che si sono lasciati. Che Madonna e Guy Ritchie si sono mollati perché lui non ne poteva più di essere "il marito di" una che non ha nemmeno bisogno del cognome per essere famosa. Che lei è viziata, maniaca. E poi ricca, spaventosamente ricca e brava e vi diranno che oggi siamo moderni ma non così tanto da accettare che lei sia più brava e/o famosa di lui. Che insomma, poveretto, è lui che ci rimane male. Lui rimarrà l'ex marito di Madonna a vita, lei resterà Madonna. Forse. Intanto elaborano il lutto. Lei al concerto dell'altra sera a Boston ha gridato a migliaia di persone che la canzone che era sempre stata dedicata a lui era dedicata all'«emotionally retarded». Cuore spezzato e avvocati ai ranghi di partenza la nostra eroina ha quello che ogni donna mollata vorrebbe avere: un pubblico di migliaia di persone a cui gridare la sua rabbia. Lui se la sarà cavata con un paio di pinte. Allora, chi ha vinto?

lunedì 13 ottobre 2008

Mittttica Mara

«Basta formulare giudizi sulle donne desumendole [n.d.f.chi le donne o i giudizi?!] dal decollté e stop ai commenti da bar sport. La storia deve cambiare» (Mara Carfagna, da Repubblica del 13 ottobre)

venerdì 10 ottobre 2008

Vorrei essere Concita

Vorrei essere Concita de Gregorio. E io non lo so, mentre scrivo queste righe, se il GdP mi censurerà per l'ostentata ammirazione per l'ex inviata di punta di Repubblica che oggi dirige con successo L'Unità. Non lo so, ma lo scrivo lo stesso perché l'altra sera, sprovvista di divano e appollaiata su una poltrona di fortuna, mentre affondavo nella Nutella e mi rosicchiavo le unghie pensando già ai rimbrotti dell'estetista, tra i pixel impazziti del mio televisore provvisorio, ho intravisto un essere di infinita grazia e presentabilità che rispondeva appunto al nome di Concita. Perché ogni età, capite, ha i suoi punti di riferimento culturali. Se l'infanzia si può superare con Georgie che corre felice sul prato (lasciva ragazzina bionda, povera ma bellissima come tutte le pezzenti dei cartoni animati), l'adolescenza doveva passare a forza di fotogrammi di Julia Roberts in Pretty Woman; la giovinezza è stata invece il tempo dell'eterna lotta tra Bridget Jones e Sex and the City. Sono infatti solo gli echi delle battaglie ormonali ormai (quasi) concluse che possono spingere una giovane donna a rimbalzare tra il clichet della ragazza goffa e quello della libertina emancipata. Ma a una certa età qualcosa deve cambiare. Serve un idolo di una bellezza fiera di essersi liberata dai complessi, perché i complessi scadono, come dicevamo io e la mia compagna di shopping definitiva mentre ci provavamo jeans da adolescenti nell'H&M sudatissimo di una Lugano in piena festa della vendemmia. I complessi scadono e questa è l'età della maturità, dell'equilibrismo ostentato tra carriera e famiglia, della bellezza sicura di sé. I complessi scadono, le maniglie dell'amore aumentano. E bisogna accettarsi e smettere di pensare che la palestra sia la grotta di Lourdes. Infatti a me mica me ne frega niente che quell'aggeggio che misura l'età del tuo corpo mi abbia dato 46 anni.

giovedì 9 ottobre 2008

Cuore di papà

«E la prima persona a cui l'ho comunicato è stato il segretario del Pd Walter Veltroni. È stata una scelta esclusivamente familiare. Nel fine settimana - ha spiegato Cofferati - mio figlio e la mia compagna erano a Bologna. E 600 km in due giorni per un bambino di pochi mesi non si possono replicare in continuazione. Non si può pensare che un bambino cresca passando gran parte del suo tempo su un'autostrada».
Così Sergio Cofferati spiega la sua decisione di non ricandidarsi a Sindaco di Bologna. Lo facciamo ministro delle Pari opportunità?

lunedì 6 ottobre 2008

Palinsesto di lusso

Ieri sera la prima puntata della fiction su Coco Chanel. Si segnala la frase: «Come può un cervello funzionare con addosso quella roba?». Per il resto ovvietà diffuse e a buon mercato.

venerdì 3 ottobre 2008

Colpi bassi

Margherita Granbassi di mestiere faceva il carabiniere e spadaccino, poi siccome ha vinto delle medaglie alle Olimpiadi di Pechino è diventata famosa e Michele Santoro l'ha invitata ad Annozero. A fare l'opinionista? No. A fare la valletta? Giammai. A fare che? A fare la Borromea. La Borromea, per definizione, borromizza, ossia si esibisce in un commento sul tema della puntata e formula qualche domanda che intende rappresentare categorie solitamente assenti dai talk show: donne, bionde, giovani, emarginati in genere. Definirla velina di sinistra è una tentazione comprensibile. Ma di fatto le due entità sono estremamente differenti. La velina mira ad attirare il pubblico maschile, la Borromea (che al massimo è una velina presentabile) è lì per mortificarlo mostrandogli che si può andare in tv anche col collo alto. Va da sé infatti che la Borromea deve essere coperta. La coscia è un lusso che ella non può né vuole permettersi di mostrare, perché il maschio che non sa fare due cose insieme potrebbe guardarla senza ascoltarla. L'ascolta dunque anche la donna che incautamente ha acceso la tv invece di uscire a guadagnarsi una vita sociale e l'affetto o la stima o i soldi di qualche broker in svendita nella Milano della borsa che crolla. Ebbene, la ficcanaso ha ascoltato e cos'ha capito? Niente. Cioè mi hanno strappato allo studio del catalogo Ikea ("rinnova la fodera del tuo divano Ektorp") per farmi ascoltare una poveretta che poteva starsene a pattugliare le strade o a toccare col firetto e invece vuole fare la giornalista. Un sogno legittimo, per carità. Che per un certo periodo ho pure condiviso. Solo che qualcuno poteva dirmelo che per finire in tv a fare la velina presentabile dovevo passare dall'Arma e dallo sport. Avrei desistito prima.