venerdì 12 luglio 2013

Domani si sposa il mio ex

Dal Giornale del Popolo del 12 luglio

La parte migliore la giocano sempre le madri, insuperabili nel descrivere i preparativi del sontuoso matrimonio di un ex, soffermarsi con dovizia di particolari sui regali alla futura moglie e buttare lì a bruciapelo: «Certo che hai perso un buon partito». Importa poco che, come in questo caso, il buon partito avesse sei anni, tu tre e il vostro gioco preferito fosse sposarvi in interminabili pomeriggi di vacanza in riva al mare e aspettare la settimana bianca per il divorzio. Sessioni di Beautiful precoce ci avevano insegnato la disinvoltura sentimentale e applicarla ci sembrava senza indubbio un gesto di maturità. Credo che i matrimoni siano scomparsi intorno ai 10 anni di lui, perché come sempre sono gli uomini che si tirano indietro. Poi succede che ci si distrae, si ripongono in soffitta le Barbie e le macchinine e nel frattempo qualcuno diventa grande, colleziona fidanzatine e fidanzate vere fino al giorno in cui arriva la partecipazione per posta e ti domandi se ci sia un galateo per il matrimonio degli ex sotto i cinque anni d'età. Se il vestito rosso a indicare un cuore spezzato e mai vinto, se un vestito bianco da prima comunione a cantare l'innocenza del fidanzamento, se un abito nero perché non c'è ex che non meriti un lutto sentimentale, per quanto simbolico. Perché in fondo non c'è ex più rappresentativo della categoria di un ex infantile.
Come eravamo:

Prima del consueto divorzio invernale

venerdì 5 luglio 2013

Coppie e motori

Dal Giornale del Popolo del 5 luglio

Non è neanche la comunione dei beni. Non è l'indizio di una vita nuova in cui si condivide tutto. Le coppie moderne hanno una macchina sola in ossequio a princìpi di risparmio, di sobrietà. La macchina fa parte di quei beni cui si sceglie di rinunciare a cuor leggero per ridurre le spese e fregiarsi di targhette “no oil” da attaccare alle biciclette. I veri radical chic a cui ci sforziamo di assomigliare prendono un taxi se necessario, scroccano agli amici quando possibile. In coppia, generalmente, ne hanno controvoglia una sola, comprata magari dopo l'arrivo di un figlio, perché prima affitti e car sharing risolvevano ogni esigenza di mobilità. «E comunque adesso non la usiamo mai», dicono quasi aspettandosi i complimenti di qualcuno. Il dramma di una sola macchina è il motivo per cui davvero il matrimonio gay risulta una soluzione: solo due persone dello stesso sesso possono infatti condividere l'uso, la percezione e la cura di un mezzo del genere. Perché il giorno in cui un maschio prende la tua bicicletta che cigola a ogni pedalata, ti prende in giro bonariamente. Il giorno in cui usa il tuo motorino mentre il suo scooter è dal meccanico lo trova divertente, esotico, un tuffo nell'adolescenza in cui si truccavano le marmitte e si importunavano le ragazzine. Ma se prende l'auto dopo che l'hai usata tu ogni graffio o segno di disordine nell'abitacolo è il detonatore di un disastro, di una cascata di “tu non sei attenta, tu non ci tieni, tu non me lo avevi detto, tu hai mentito”. Allora c'è solo da ignorarli e prendere un taxi. Perché non c'è momento come la virile difesa dell'automezzo in cui un maschio assomiglia di più a una femmina isterica.