venerdì 26 aprile 2013

Belen, il parto e i jeans delle altre

Dal Giornale del Popolo del 26 aprile

Si va dai postumi dell'allattamento al fatto che bisogna pazientare per almeno un anno. Le motivazioni per le maniglie dell'amore che ci appesantiscono la vita conoscono molteplici ed esotiche evoluzioni dopo un evento come il parto. E, come accade per ogni necessaria scusa, ognuno ha la sua teoria. Perché se quando ci sono i mondiali siamo tutti allenatori della Nazionale, quando una donna è incinta o ha partorito siamo tutti medici e ostetriche. Per questo la pancia di Kate Middleton è stata oggetto di un'intervista a un esperto sul Daily Mail. Il dottore ha rassicurato l'opinione pubblica e anche noi cittadini onorari del Regno: la pancia della duchessa è piccola, ma non c'è da preoccuparsi per la salute del pupo. Intanto nelle nostre case si sprecano gli aneddoti di amiche che, incinta di sei mesi come la nuora di Diana, non riuscivano neppure ad allacciarsi le scarpe. Peggio va alle neo mamme come Belen Rodriguez. L'abbiamo vista in palestra dopo una settimana dal parto, in giro a fare shopping, ad allattare nel parco mentre, nei suoi panni, la metà di noi stava in casa ad asciugare le lacrime e cercare su internet espressioni scabrose come ingorgo mammario. Abbiamo cercato tutte le motivazioni possibili, dai soldi che permettono tutto (fonti bene informate ci dicono che prima dell'uscita dalla clinica un parrucchiere di Coppola abbia fatto visita alla puerpera), fino ai trucchetti (l'amica esperta sostiene che sicuramente si è fatta indurre il parto prima del tempo per evitare l'ultimo mese, quello del disfacimento). Le abbiamo inventate tutte per spiegarci perché noi siamo qui a fare una malattia di quei cinque maledetti chili e lei sembra vivere in un altro pianeta. Lei, e come lei, le amiche (esistono!) che sono uscite dall'ospedale con i jeans che indossavano nove mesi prima. No, non capita solo alle donne belle e famose. Capita, semplicemente, alle altre.

lunedì 22 aprile 2013

Son tutti liberali, coi figli degli altri

Dal Giornale del Popolo del 19 aprile

Da quando abbiamo realizzato che le attuali veline sono nate negli anni Novanta, noi ragazze di un'altra era televisiva abbiamo iniziato a concentrarci su quel che ci compete: la maturità dei divi che erano giovani e rampanti al tempo della nostra adolescenza. E quei volti ancora appesi nelle nostre camerette ormai abbandonate oggi sono alle prese con tematiche nuove, travolgenti e divisive come lo furono, un tempo, le loro vite sentimentali. Perché una volta Madonna ci dava in pasto schiere di ex mariti rottamati in fretta, da Sean Penn a Guy Ritchie. Oggi, che pure continuiamo ad arrovellarci sullo spreco di tanto ben di Dio coniugale, la cantante ci interroga anche per l'educazione sentimentale impartita alla figlia, Maria Lourdes. Pare infatti che la popstar sia contraria al fidanzatino della figlia 16enne, dimostrandosi possessiva e rigida come solo le ragazze che ne hanno fatte di tutte i colori possono essere una volta adulte. Quel che Beautiful insegna egregiamente col passare delle generazioni, il mondo dello spettacolo conferma e le nostre esperienze di vita rendono granitica certezza. Non c'è niente da fare: l'idea di preservare gli eredi dai nostri errori è più forte di qualunque afflato liberal. Così per una Madonna in cerca del fidanzato giusto per la figlia (o più probabilmente intenta a recitare il mantra di ogni madre: «Non c'è niente di male, ma è troppo giovane»), c'è una Gwyneth Paltrow che dichiara di tirare su le creature senza carboidrati e a suon di cibi sani. Non c'è niente di meglio per riempire il mondo di ragazzine con grilli per la testa e amanti smodati del cibo spazzatura.

venerdì 12 aprile 2013

La verità è che non ti piace abbastanza

Dal Giornale del Popolo del 12 aprile

Pensavate che le pensose settimane a interrogarvi sulla digeribilità delle lenticchie rosse vi avrebbero messo alle spalle tutto e invece. Gli anni passano, le stagioni si surriscaldano, i carboidrati tornano irresistibili, alcuni jeans entrano di nuovo e altri sono ancora lontani. I bambini arrivano, i nipoti mettono i denti, amiche insospettabili si fanno cogliere in flagrante consultazione di volumi come “La gioia del parto”. I passeggini diventano più leggeri, Prada propone i calzini con le infradito, Dolce e Gabbana ricicciano la solita Monica Bellucci in paesaggio siculo (ma stavolta dotata di foto a colori). A Lugano ci si prepara al voto e a Milano torna il Salone del Mobile con la città infarcita di gente con occhiali più grandi del proprio cervello. Twitter diventa un luogo affollatissimo e ai limite della frequentabilità. I libri sul comodino si ammucchiano e prima o poi vi cadranno addosso in piena notte. I colleghi si alternano, la manicure diventa più cara. Tutto cambia e tutto torna, diverso e fondamentalmente uguale. Così per ogni maschio che teme delle relazioni stabili si crea una donna che si inventa relazioni con gradi di stabilità modulare (impegno massimo, medio, minimo), autoinfliggendosi sessioni di training autogeno per crederci davvero. Ci si lascia via sms o email con il buon proposito, prima o poi, di chiarirsi faccia a faccia. E per ogni maschio che promette di chiarire c'è una ragazza che crede davvero che delle parole ordinate possano farle accettare l'inaccettabile: la verità è che non gli piaci abbastanza. E che non ti piace abbastanza. Abbastanza da dimenticare l'ex ingombrante (come se esistessero ex non ingombranti), guarire l'allergia ai legami o trovare il modo di digerire i legumi.

venerdì 5 aprile 2013

Verità inconfessabili e saldi irrinunciabili

Dal Giornale del Popolo del 5 aprile

Per molti sono le epifanie della domenica sera dopo una giornata in famiglia, verità di cui ci si vergogna profondamente, pronunciate a mezza bocca al termine di una giornata trascorsa in un'atmosfera domestica molto lontana dalle atmosfere del Mulino Bianco. «Per fortuna che domani si va a lavorare!». E ancora: «Ma come fanno a resistere le babysitter che ci stanno tutto il giorno?». Il giorno in cui le considerazioni imbarazzanti diventano confidenza, si scopre che di genitori snaturati, in giro, ce ne sono parecchi. Ed è un enorme sollievo. Il mondo è pieno di gente che ha seriamente combattuto con gli istinti violenti suscitati da un pianto incomprensibile e inconsolabile, persone felicissime della propria vita ma anche in grado di spegnere le candeline esprimendo il desiderio di un'ora per giocare col cellulare senza essere oggetto dei tentativi di scalata dalle caviglie da parte di un esserino partito a razzo in fondo alla sala, maniaci dell'iPad che sbuffano ogni volta che lo trovano pieno di briciole e impronte di dita minuscole. Il maggior sollievo è scoprire che si può anche essere donne e avere tutti questi istinti non materni, che l'avere un utero non ti obbliga ad amare l'insonnia né ad accettarla col sorriso. Che in fondo avere a che fare con un affarino è come costruirsi un buon guardaroba: ognuno deve trovare la propria via, senza imporsi modelli insensati. Farlo a dispetto dei guru e dei blog, che siano quelli per mamme perfette o quelli per madri snaturate e fiere di esserlo. Farlo nell'unico modo possibile, ossia con una rubrica giusta, con numeri da chiamare in piena notte per chiedere come si diluisce il latte artificiale e poi passare alle cose serie: «Quindi il negozio di riferimento ha iniziato gli sconti al 50 per cento?».