martedì 30 novembre 2010


Oggi Jovanotti si lascia intervistare da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. La foto che hanno scelto non rende giustizia, i titoli neanche (anche se sono riusciti ad evitare la retorica del ragazzaccio che ormai è cresciuto). Comunque voi leggete, leggete per intero e per ora dovete comprare il Corriere, perché su internet non trovo il pezzo e ora non ho tempo di riscriverlo.
Io segnalo modestamente che
-Lorenzo da del lei a Cazzullo e io l'ho trovato così educato, così carino, così strepitosamente lui.
-Lorenzo ci informa che Teresa sua figlia che ha undici anni ascolta De Andrè e poi dice una cosa che andrebbe incorniciata: «Nella beatificazione laica che stanno facendo di Fabrizio si tende a dire che oggi manca un De André. Ma un cantautore che oggi emulasse De André non sarebbe attuale, non funzionerebbe. Gli darebbero il premio Tenco, che è un premio all'anzianità, a qualcosa che c'è già stato. La realtà è da un'altra parte. Gli strumenti della nostalgia e del rimpianto sono i più sbagliati per capire l'oggi, perché lo fanno sembrare brutto, triste, limitato: un culturista con poco cervello. La mia forma di resistenza è valorizzare l'oggi, vederne i segni vitali, fecondi». Vi dirò che più avanti cita pure Le luci della centrale elettrica, direttamente da quello snobbissimo e adorabile mondo indie.
-Infine dice che lui incontra tanti ragazzi interessanti e per provarlo usa questa espressione: «... gente che si iscrive a fisica, non a scienze della comunicazione, che è un'assurdità fin dal nome». Ah ah ah ah ah! Pure Lorenzo contro i comunicazionisti patentati.

venerdì 26 novembre 2010

Baci e vendite speciali


Dal Giornale del Popolo del 26 novembre
Quando dici che hai fatto il liceo classico e che ti diletti a scrivere i parenti la prendono subito dal lato che gli fa comodo: «Allora puoi scrivermi questo biglietto d'auguri». Non si capisce perché un curriculum vagamente letterario ti guadagni questa incombenza da parte di amici e congiunti. Nemmeno si capisce come mai la gente pensi che siccome ti diletti a scrivere su qualche giornale di sicuro avrai uno di quegli inviti stampa per le vendite speciali delle collezioni di grandi marchi. Quei pochi inviti arrivano per caso o per meriti acquisiti. Per esempio se un paio di anni fa hai comprato le scarpe più costose della tua storia vestiaria, è molto probabile che il grande marchio si degni, un giorno, di invitarti a una vendita speciale. Se quel giorno sei impossibilitata a recarti nel luogo di perdizione non puoi che affidarti ai racconti di un'amica, ottima inviata speciale. «Ci sono tutti i modelli», esulta appena entrata in quella specie di outlet improvvisato in cui ricche signore si recano in pellegrinaggio per ottenere scarpe che possono permettersi a prezzo pieno, ma che acquistano tutto un altro valore se ottenute con l'illecito mezzo di una svendita. Forse le signore non si strappano di mano tacchi preziosi come adolescenti al lancio della collezione limitata di Lanvin per H&M, ma sanno essere ugualmente spietate. L'amica è una professionista mica da ridere, arpiona il commesso torna vincitrice. In borsa ha due paia di scarpe che sommate non fanno il costo delle tue comprate anni addietro. Ti illudi che va bene così, che se non le avessi comprate svenandoti allora non le avresti potute indossare per la sera più importante della tua vita. Se non le avessi comprate allora non potresti ricordare quel primo bacio, dato con le prime Roger Vivier ai piedi. Non ha prezzo. Per tutto il resto, c'è il conto in rosso.

mercoledì 24 novembre 2010

FORMA e sostanza/sequel

Il fotografo Settimio Benedusi spiega il perché dell'esperimento delle foto di Martina Colombari allo Spazio FORMA. Qui.

FORMA e sostanza


C'è persino chi cita la ficcanaso. Già.

martedì 23 novembre 2010

Kate, Issa e noi ragazze


No perché poi se no finisce che uno pensa che qua la Ficcanaso abbia proprio preso i colpi. Due parole su Issa London, marca amata da Kate Middleton (e, pare, anche scelta per disegnare il vestito da sposa della futura moglie di William). Issa London non è affatto una marca sconosciuta, in Italia si trova eccome: a Milano da Brian&Barry e da Mariza Tassy in zona Brera. A Riccione nella snobbissima Boutique Antonia. Un tempo anche a Cattolica (chez Gaudenzi) si trovava, ora ne abbiamo perso le tracce. A Sansepolcro dal Ballerini. Kate non è Charlotte Casiraghi, cui Karl Lagerfeld regala gli straccetti che disegna, Kate si compra dei vestiti che si trovano anche nei negozi frequentati da noi ragazze che viviamo al di sopra delle nostre possibilità. È una di noi. Ah ah ah!
qui maggiori info e foto

Il giorno che abbiamo capito


Pass stampa, eterosessualità in vertiginoso calo, numerini per accedere per un tempo limitato al negozio e comprare un numero limitato di capi, bellissimi appendini e borsette, interessanti papillon da uomo. Betta ha visto questo per tutte noi, è andata all'inferno ed è tornata. «Neanche per un concerto si fa tutto questo», ha detto. Allora una saggia amica l'ha salvata, portandola verso un diluvio di carboidrati a colazione con cui brindare al giorno in cui abbiamo capito che il concetto di lusso democratico non è mai esistito.

lunedì 22 novembre 2010

He's back!


Corrado Guzzanti a Vieni via con me. Mitologgico.

venerdì 5 novembre 2010

Non ci sono più le minorenni di una volta


Dal Giornale del Popolo dell'8 novembre
E pensare che noi l'avevamo iniziato a pensare qualche tempo fa, poco dopo il dilagare dei pantaloni skinny a vita bassa, che ammazzano le gambe e liberano le maniglie dell'amore, ma migliorano l'aspetto del gluteo e rivelano impietosi l'età di chi li indossa. Dicevamo, ecco, che quando eravamo giovani noi la moda assecondava in pieno i complessi delle adolescenti e così noialtre affondavamo in enormi pantaloni da rapper, in grado di coprire grazie che sarebbero state da censurare solo molti anni dopo, quando ci saremmo decise a scoprirle. Indossavamo maglie larghe e informi e le nostre madri si sgolavano invano con quei «tira su le spalle, che sembri già gobba». Insomma, noi sì che avevamo dei complessi. I valori non ce li avevamo neanche noi e anzi già allora, come in tutte le epoche, eravamo “giovani d'oggi”, colpevoli di aver preferito la tv alle manifestazioni di piazza dei nostri genitori. Il tubo catodico ci aveva liberato molto più delle rivendicazioni delle nostre madri sulle proprietà dell'utero e sinceramente parlando crescere con Non è la Rai ci è piaciuto moltissimo. Già allora gli adulti si indignavano e la cosa ci stava benissimo. Avevamo dei complessi, noi. Avevamo un disagio esistenziale, noi. Avevamo avuto un'infanzia ovviamente problematica e un'adolescenza mediamente ribelle. Avevamo giocato a Barbie, noi. E lungo tempo l'abbiamo passato a far fare a Barbie e Ken acrobazie sessuali censurate solo da quel loro esistere unicamente in plastica. Ecco noi credevamo d'aver fatto tutto abbastanza bene in termini di rivoluzioni e di scandalizzazione degli adulti/genitori/benpensanti. Poi bastano una Ruby e un Bunga Bunga e ci ritroviamo in coda con gli adulti/genitori/benpensanti di oggi a dire che non ci sono più le minorenni di una volta. E allora, minorenni o no, come dice il mio amico saggio e arguto: «Se le poco di buono ci precederanno nel regno dei cieli, è meglio cominciare a prendere il biglietto».