venerdì 4 febbraio 2011

Un maschio a tutti gli effetti

Dal Giornale del Popolo del 4 febbraio
Compie cinquant'anni ed è un po' come i fidanzati di Kate Moss, per essere credibile deve cambiare in qualche dettaglio irrilevante, ma non nella sostanza, che deve rimanere plasticosa come i ragazzi della modella inglese devono essere maledetti e musicisti. Immaginare un Ken diverso da com'è sempre stato, coi capelli scompigliati e la pancetta per dire, sarebbe come immaginare Kate accompagnarsi a un assicuratore anziché a un cantante rock. È rimanendo sempre sostanzialmente uguale a se stesso che Ken è arrivato sereno a compiere 50 anni. Contraddicendo il mito del cambiamento tanto caro a questa epoca e tanto inviso a noi progressisti reazionari. È l'uomo di plastica, quello con cui tutte le nostre Barbie hanno conosciuto tanto l'amore quanto le scappatelle. Ogni bambina mediamente viziata possedeva forse tre o quattro Barbie, ma mai più di un Ken. Per ogni Barbie bionda e popputa (la sbornia di quella di colore è durata un annetto, poi s'è capito che l'integrazione culturale non funzionava coi giocattoli) c'era un solo Ken. Dovevano spartirselo. Come quei padri attorniati da sole figlie femmine e come quegli uomini assediati da un pollame femminile, egli sviluppava allo stesso tempo un'impagabile capacità di sopportazione e l'aria tronfia da gallo nel pollaio. In fondo fu il primo esemplare di metrosexual: mai un pelo superfluo né un sopracciglio fuori posto. Era unico perché la vanità e il consumismo delle bambine si esercitavano nei vestiti di Barbie, nelle scarpe e nelle acconciature dei suoi capelli. A lui bastava il solito vestito e i capelli li aveva disegnati in testa come quelli di Berlusconi. Era il solo maschio perché aveva uno scopo puramente decorativo. Lui credeva di esserlo perché unico e principe azzurro. In questo era un maschio a tutti gli effetti. In grado di sopportare decine di Barbie da 50 anni.

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