domenica 19 giugno 2016

L'immagine della donna

Dal Giornale del Popolo dell'11 giugno

Tutta la nostra smania educativa nei confronti dei bambini è riconducibile ai giocattoli di legno. Spendiamo soldi e fatica e rischiamo incidenti domestici perché Dio solo sa quanto siano pesanti da tirarsi dietro quei bellissimi ritrovati in legno da foreste protette. Però sono sacrifici che affrontiamo volentieri per avere la coscienza plasticamente pulita. In fondo è quello che facciamo coi nostri maschi, quando ogni anno a Natale proviamo a rifilargli magliette insolite o quelle cravatte in maglia che ci piacciono tanto. “Eh, sa lui non la indossa, ma sono sicura che possa piacergli”, ho detto una volta a un commesso di Hermés che con la
risposta alla mia provincialissima affermazione mi ha insegnato più di cinque anni di greco e latino: “Se non ce l’ha, c’è un motivo. Noi uomini abbiamo le idee molto chiare”. E voi donne, era il sottotitolo non detto, continuate a regalarci quello che piace a voi invece di impacchettare quel che piace a noi. Uomini e bambini, in questo, hanno un’identica, benedetta, dittatoriale e a tratti invidiabile conformazione mentale. L’altra sera una bambina di quattro anni mi ha chiesto di disegnarle delle bamboline da colorare. Ne ho disegnate venti e in mezzo ce n’erano una con gli occhiali, una coi pantaloni e la salopette, una con un taglio anni Ottanta da Lory del Santo ai tempi d’oro. Le ha bocciate tutte. Ha colorato solo le ultime cinque che, su sua espressa richiesta, erano sorridenti, felici, con vestito e capelli lunghi. Ho guardato sconsolata le costruzioni di legno e i giochi intelligenti con cui l’ho tirata su. E ho continuato a disegnare bamboline figlie di una visione sessista della donna, abbandonando tutti i miei nobilissimi propositi. 

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