giovedì 4 aprile 2019

Venghino signori, c'è il circo!

Da Ticino7 del 5 aprile 2019
-->
Mentre le più temerarie si prenotavano per accarezzare le tigri, le meno coraggiose giuravano di non scendere dalla macchina alla presenza di un qualunque animale feroce. È bastato parcheggiare nelle vicinanze del tendone per far capire alle bambine che in vista non c’erano brividi né pericoli. Al circo, almeno in quello in uno sperduto paesino della provincia italiana in cui siamo finiti noi per caso, la specie più a rischio è quella umana. Non immaginate un grande circo di quelli a cui siamo abituati noi. Immaginate un tendone sfinito, che ad ogni angolo racconta la gloria dei tempi che furono, quelli in cui intorno alla pista si assiepavano migliaia di posti e dietro le quinte vivevano decine di animali esotici. Poi il tempo è passato, la gente ha iniziato a cambiare abitudini e il successo si è perso per strada.
Il direttore del circo indossa un simil frac bordato di lustrini, la voce impostata e l’occhio di vetro corredano un portamento fiero che nessuno può apprezzare a dovere. “Se il nostro spettacolo vi è piaciuto ditelo a tutti i vostri amici e fateci tantissima pubblicità!”, ripete ad ogni pausa, mentre la trapezista si cambia d’abito per tornare in pista ad ammaestrare i pappagalli.
Mangiando le patatine nel nostro posto in prima fila (il bello di un circo in decadenza è che esistono solo posti in prima fila) abbiamo osservato uno spettacolo intriso di fierezza e malinconia. Le cosce tornite della ballerina, lo sguardo spento della domatrice e quello fiero dei cavalli, l’ironia del pappagallo deciso a boicottare il numero rifiutandosi di pedalare sulla bicicletta. Artisti e animali si esibiscono come se avessero di fronte centinaia di spettatori, galvanizzati dai riflettori e indifferenti all’odore persistente del letame.
C’è qualcosa di tremendamente malinconico e fiero in questo spettacolo portato avanti non solo dal mestiere o dall’abitudine ma dalle fede incrollabile nell’arte di cavarsela, domare, riuscire. Con grazia e sprezzo del pericolo. Pensi che, anche se in un paesino di poche anime e con un incasso di pochi soldi, l’equilibrista mette la sua vita in mano a quel giovane muscoloso che fissa le corde prima che inizi il numero. Pensi a quanto coraggio ci voglia per farlo. Come nella vita, sotto i riflettori nonostante l’odore di letame.

Nessun commento: