venerdì 23 maggio 2008

Gone with the closet

Mia madre lo fa ogni volta che andiamo in giro a fare shopping. Guarda l'ultimo capo uscito dalle collezioni di geni del calibro di Chloè e Marc Jacobs e attacca: "Oh, ma una cosa praticamente identica ce l'abbiamo in soffitta, tra i bauli di vestiti delle zie, della nonna". Non c'è stilista o moda che tenga. Un prototipo più bello (e di certo meno dispendioso) di quello che la commessa finirà per appiopparci si trova nei nostri bauli, archivio della storia della moda degli ultimi vent'anni. E certo da qui potrei partire con una bella riflessione sul fatto che sì tutto torna e non bisognerebbe buttare via niente. E poi ripetere il parallelo azzardato più volte in passato, secondo cui vestiti, amicizie e amori sono sempre sulla stessa lunghezza d'onda: tutto scorre, tutto passa ma niente sparisce. Quanto meno per noialtri contorti, incapaci di pensare che questo tempo pazzo e terribile era lo stesso che ci vedeva spensierate, felici e incoscienti appena un anno fa. Per noi meteoropatici il tempo instabile è una maledizione. Col sole siamo felici, con la pioggia tristi. Di solito è tutto molto semplice, ma se nel giro di un pomeriggio si passa dal sole alla pioggia e viceversa per due o tre volte, allora le cose si complicano. Come la dovremo concludere questa giornata? Malinconiche e pensose a fissare l'orizzonte pensando al passato; o spavalde eroine che costruiscono il guardaroba di oggi alla faccia di quello che fu? È stretta in questo dilemma che ho pensato che la chiave è la moda. Alla fine i vestiti si comprano sempre nuovi, (il vintage è una moda buona per i parvenus). Sempre nuovi. Si guarda avanti, sempre. Che con il tempo si mettono su chili e il corpo cambia e certi capi non ti entrano più. Domani è un altro vestito.

1 commento:

Yuri Zivago ha detto...

Ê più parvenu il respiro libero e romantico del vento oppure l'atmosfera stantia del guardaroba? (già il nome, "guarda roba", sa di cose ingessate e poco vive...). Cambia aria! Un caro saluto