venerdì 8 agosto 2008

Il mio regno per una lavatrice

Questa Ficcanaso non mi piace, ma la pubblico lo stesso. Tiè. È comparsa sul GdP di oggi, 8 agosto.

Diciamo che l'equivoco comincia in tenera età, quando i parenti elargiscono sorrisi alle notizie dei successi scolastici dei più piccoli. Eh che bello, ma questo bambino scrive benissimo, uh ma sa pure far di conto, diverrà grande matematico. E quell'altro. Oh quell'altro sarà di certo un ottimo giornalista. E che prestigio eh? Vedere il nome del proprio pargolo in calce a una manciata di righe. Eh sì sono soddisfazioni. È in quei momenti, credo, che si inizia a sopravvalutare l'attitivtà intellettuale. Poi succede che si cresce. La parola "rogito", in particolare, segna l'inesorabile passaggio all'età adulta, vale a dire quella dei debiti, delle macchie sulla pelle, delle responsabilità, delle raccolte punti al supermercato, dei fidanzati di ritorno. È in quell'età adulta che ciascuno si illude di non raggiungere mai (no giuro che le raccolte punte quelle mai) che si capisce l'inifinita vanità dell'attività intellettuale. Quando l'impellente necessità di una lampadina ti costringe a mettere a rischio la manicure, quando la gente ti parla come se tu conoscessi il significato della parola contatore, quando a distanza di tre ore l'uno dall'altro si rompono la televisione, la lavastoviglie, lo scaldabagno. È lì quando capisci che ciascuno di quegli arnesi costa come tre paia di scarpe che capisci tutto. Che al giorno d'oggi se non sai cambiare una lampadina non sei nessuno, che cento uomini romantici e parolai non valgono un maschio bricolage e che l'attività intellettuale è un lusso per qualche ricca signora. O per quel genio della mia amica che si è sposata un elettricista.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good