venerdì 3 luglio 2009

Summer spleen

Dal Giornale del Popolo del 3 luglio
Un giorno intero senza internet né telefoni, con l'ufficio completamente isolato e una batteria di affetti troppo lontani dal luogo di residenza può costringerti persino a dire, a bassissima voce,
di avere del tempo libero. Roba che brutta gente moderna e nevrotica come noi non sa come utilizzare se lo stipendio non è ancora arrivato, i saldi sono dietro l'angolo e il conto è stato prosciugato da bollette già scadute e prestiti improvvidi. Detto in altre parole: mi sono trovata con due ore libere e faceva troppo caldo per andare in palestra, troppo dispendiosi sia lo shopping che la manicure, troppo faticoso anche solo pensare di andare a fare visita a qualche amica provvista di famiglia. Leggere? I neuroni erano troppo impegnati a risolvere problemi inesistenti e crearne di nuovi anche solo per sfogliare una rivista. L'ultimo libro sciacquacervello l'avevo già finito (divorato, certo) e così con il commissario Montalbano ho messo nello scaffale anche la forza di sfogliare delle pagine. Credo si chiami spleen di inizio estate, inizia con un piccolo fastidio che diventa voragine quando al supermercato le signore bene si lamentano
di aver un sacco di cose da fare «perché, sa, poi partiamo». Eh già partono, loro. Noi restiamo qui con i loro mariti che le raggiungeranno nel weekend, trovandole in caftano bianco su qualche
spiaggia mentre i bambini disturbano i vicini di ombrellone. Le signore in partenza hanno un sacco di cose da fare e riusciranno a farle tutte, noi ne abbiamo tre in croce (lavatrici, qualche vestito da stirare, lavastoviglie da svuotare, maglioni da riporre) e non ne faremo nemmeno una. Senza il pressing delle scadenze non riusciamo a fare un bel niente ed è così dai tempi delle elementari. Con questa logica ad agosto avremo ancora maglioni di lana da lavare. Ma siamo tranquille. Il giorno che saremo costrette a farlo dalle foglie che cadono dagli alberi, il mondo starà ancora discutendo di com'è morto Michael Jackson.

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